Eden, Elisa Filomena a Casa Vuota. Ph. Sebastiano Luciano
Un flusso pittorico continuo e vivace scorre ininterrotto attraversando le pareti di Casa Vuota in unâapparizione idilliaca, una incantata visione che riempie fittamente lo spazio e viaggia oltre la dimensione temporale, in unâamenitĂ edenica di remote meraviglie e segreti racconti, sussurrati da unâepoca antica, rivelati e originati dalla pittura in fini gestualitĂ e delicate cromie.
La mostra âEdenâ di Elisa Filomena, a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, è dimora di un sogno che conquista ogni stanza, trasformando le mura di Casa Vuota in paesaggi arcadici in cui addentrarsi e abbandonarsi alla scoperta delle sue scene, le sue rive, la natura lirica e trasognata.
Lâartista procede in un ritmo leggero e fluido creando un paesaggio primigenio dove hanno preso sembianza semiosi mitiche, affiorate come ricordi di un territorio onirico rimasto sospeso e taciuto nel corpo dei giorni e pian piano mostrato nella sua estaticitĂ ancestrale: una vera e propria âcamera pictaâ, come definita dai curatori, che circonda lo sguardo e lo trasporta in un incontaminato e perduto luogo delle origini, terra della soavitĂ in cui lâumanitĂ si riscopre un tuttâuno con la natura.
Continuum inesauribile e al contempo raccolto negli ambienti della casa, la pittura di Elisa Filomena è una perenne propagazione di attimi di visione immaginifica, confluita in sinuosi sentieri, in quieti ruscelli dove le coordinate spaziotemporali si annullano in una immersione fiabesca.
Rotoli di tela dipinti con istintuale e libera poeticitĂ divengono geografie di un archetipo altrove che lâuomo impara a conoscere di nuovo, a percorrere come selva accogliente, sorgente di incanto, scenario armonioso e vitale.
Protagonista assoluta è lâessenza stessa della pittura che, ricordando le parole della filosofa e critica dâarte Maria Zambrano, è âistante vivo, vivente, di tempo tra due sogni: quello dal quale nasce e lâaltro, quello della tenace volontĂ di raffigurare, di raffigurarsi, in tutti i tempi, passando attraverso di essiâ (Maria Zambrano, Dire Luce. Scritti sulla pittura, BUR Rizzoli, Milano 2013).
Questo passaggio di epoche, di ricordi e rimandi ad una storia artistica soggiacente nellâimmaginario di ognuno, vibra di una linfa vigorosa, consapevole e feconda, dalla potenza e floridezza classica, equilibrata nellâammanto ininterrotto dei teleri apposti alle pareti.
Volte di cieli stellati sovrapposte al soffitto, naiadi e driadi in riposo, bagnanti, dame, drappeggi teatrali, stilemi decorativi, ampliano il respiro, lâillusione e lâaspirazione allâideale mitico di una antica dimora romana in riferimento al ciclo naturale e al ciclo pittorico, immaginato in tonalitĂ tenui, in gestualitĂ immediate e gentili.
Nellâabbraccio di un fiume cosciente che lascia correre e intonare una leggenda antica, ogni scena gioca nelle cromie della luce del giorno, scorrendo attraverso ogni tempo e narrando luoghi paradisiaci, regni dellâignoto e della meraviglia, sintesi perfetta di natura e cultura che ritrova un giardino segreto e unâarmonia originaria.
Nella mostra âEdenâ di Elisa Filomena a Casa Vuota, visitabile fino al 31 luglio, la pittura incorpora un dialogo con radici letterarie e storico-artistiche tracciando una vertigine e un percorso attraverso un alveo ancestrale che ritorna a sĂŠ stesso, allâemersione di un avvento remoto, perduto, ritrovato e realizzato nella veritĂ dellâintenzione e del gesto pittorico.
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