Frédéric Bruly Bouabrè, La légende Zakôlô allant chercher sa soeur épouse de Guié - Guié - Guié, dalla serie Mythologie Bēte, 2008, tecnica mista su cartoncino, cm. 19x15
A Lucca, l’arte contemporanea riparte con una mostra dal respiro internazionale, ospitata al Palazzo delle Esposizioni, fino al 13 giugno. Inaugurata lo scorso 9 aprile, si tratta di “Arte Alfabeto Universale”, personale dell’indimenticato artista ivoriano Frédéric Bruly Bouabré, uno degli autori più significativi del panorama culturale del Secondo Dopoguerra, scomparso nel 2014. Per rimarcarne il valore, si ricorda la sua presenza in mostre epocali che hanno messo in luce la ricerca artistica contemporanea africana in Europa, svoltesi al Centre George Pompidou di Parigi, al Guggenheim Museum di Bilbao e alla Tate Modern di Londra, passando per le più importanti rassegne del settore quali la Biennale di Venezia e Documenta di Kassel.
Il progetto, a cura di Alessandro Romanini, sottendendo – come deducibile dalla titolazione – un proposito di dialogo interculturale per mezzo dell’arte, è il risultato della cooperazione fra numerosi enti locali come Fondazione Banca del Monte di Lucca e Fondazione Lucca Sviluppo, organi istituzionali, ovvero l’Ambasciata della Costa d’Avorio, e realtà artistiche autorevoli, quale la Fondazione Alighiero e Boetti.
La mostra si delinea al pari di un’antologica, mirata a narrare la progressione della creatività dell’artista, attraverso la presentazione di un nutrito corpus di lavori, paradigmatico del suo linguaggio visivo. Difatti, il percorso espositivo raccoglie circa 400 opere – fra cui alcune inedite – provenienti da collezioni private e dalla famiglia dell’artista stesso, ponendo in evidenza le varie fasi operative della sua pluriennale carriera e illustrandone i vari aspetti tematici, poetici e biografici, grazie a un ricco corredo di documenti e testimonianze storiche, da cui risalta il materiale concesso dalla Fondazione Alighiero e Boetti. Bouabré, in effetti, ha intrattenuto con Boetti un rapporto di amicizia e di stima professionale, approfondito in mostra da una sezione apposita, con dipinti che i due artisti si sono reciprocamente dedicati, oltre a foto e scritti. Inoltre, spicca la grande quantità di documenti autografi, come poesie, lettere e saggi, di foto storiche inedite e prestate per la prima volta dalla famiglia. Più in generale, i lavori proposti sono cartoni di piccole dimensioni contrassegnati da una cromia accesa e da un tratto sintetico, prossimo all’illustrazione, che testimoniano i diversi cicli tematici sviluppati, negli anni, da Boaubré. Egli, direttamente su quest’ultimi, appuntava anche pensieri e osservazioni su concetti portanti della sua poetica e riflessioni di altra natura, restituendo, con pertinenza, tutta l’articolazione e stratificazione del suo modo di vivere la pratica artistica.
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