Johan Creten il peccatore, a Villa Medici

di - 7 Dicembre 2020

Quali sono “I Peccati” di Johan Creten in mostra all’Accademia di Francia a Roma, nella magnifica Villa Medici (che potremmo vedere dopo il 3 dicembre, DPCM permettendo, fino al 31 gennaio 2021)? Per l’artista fiammingo, di base a Parigi, sono ben più dei sette vizi capitali della tradizione: “infiniti e illimitati, inesauribili”, specifica lo storico dell’arte Colin Lemoine, che firma un saggio nel catalogo dell’esposizione. Ma le sculture di questo artista fuori dagli schemi parlano soprattutto della vita, “che infonde desiderio e dolore, speranza e pena, lussuria e collera, amore e morte”. Un insieme di 55 opere in bronzo, ceramica e resina, che raccontano il suo percorso artistico, in parte realizzate appositamente per l’esposizione. Per Creten, classe 1963, la mostra ha un doppio significato. La realizzazione di un sogno, come ammette lui stesso, e un ritorno. Nel 1996 aveva trascorso qui un anno da “pensionnaire”, che tradurre con “borsista” è diminutivo. Piuttosto già quasi un artista consacrato, essendo i “pensionnaire” scelti tra quelli migliori e più interessanti del panorama contemporaneo francofono.

Johan Creten ph. Clair Dorn – 2018

Secondo la curatrice e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Accademia di Francia Noëlle Tissier, Creten – che la considera sua mentore sin dai tempi delle residenze d’artista da lei organizzate a Villa Saint-Clair a Sète – occupa un posto molto particolare nell’arte, di difficile classificazione: “Il suo è uno sguardo sulla storia dell’arte e della scultura, sul passato e sulla sua continuità”. I lavori in mostra sono posti in dialogo con opere storiche di Lucas Van Leyden (1494-1533), Hans Baldung (1484-1545), Jacques Callot (1592-1635), Barthel Beham (1502-1540) e Paul van Vianen (1570-1614), provenienti dalla collezione personale dell’artista e riferimenti importanti per il suo processo creativo. Creten è stato tra i primi a utilizzare la ceramica in modo innovativo nell’arte contemporanea sin dagli anni Ottanta, quando era ancora relegata all’ambito delle arti applicate (ricordiamo anche Lucio Fontana o i contemporanei Thomas Schütte e Andrea de Carvalho).

Johan Creten, I Peccati, Villa Medici © Creten Studio & Gerrit Schreurs

Uno dei suoi mezzi espressivi preferiti, tanto da essere definito – visti i suoi continui viaggi e spostamenti – “zingaro della ceramica”. Per lo meno fin quando non diventa anche un virtuoso del bronzo, dedito a sculture monumentali. Il percorso espositivo permette di seguire l’evoluzione del suo pensiero artistico, contrassegnato da alcune opere particolarmente significative. Come il “Présentoir d’Orange” (un’arancia vera su una mensola lignea) nella prima sala, dedicata all’introspezione e al concetto di paradiso perduto e tentazione. O “Odore di Femmina” torso composto da rose lavorate in bronzo, che fa parte di una delle serie più iconiche dell’artista, nella seconda sala insieme all’opera gigante in resina “Muses et Meduses” e qui siamo nel campo della seduzione, dell’ambiguità dei sentimenti e delle relazioni umane.

Johan Creten, I Peccati, Villa Medici Creten Studio & Gerrit Schreurs

Lungo la scalinata scenografica spicca il gruppo di bronzi – che sollevano una riflessione sulla nostra società – dominato dai 5 metri di The Herring, in resina. Ma ancora di più ci si sofferma davanti alla piccola scultura realizzata con i laboratori della Porzellanmanufaktur Augarten, presentata qui per la prima volta e che rivisita una porcellana della manifattura di Doccia (Ginori), scoperta casualmente da Creten. Una serie di opere in gres smaltato – i Bolders – pensate per sedersi e contemplare con un approccio meditativo cui Creten tiene molto. Da non perdere il video che precede l’entrata allo spazio espositivo e, davanti ai giardini medicei all’italiana, il bronzo monumentale De Vleermuis – il pipistrello. Siamo sul punto più alto di Roma e da qui il panorama della città eterna regala un’ulteriore emozione. “Che l’arte sia qualcosa che ci possa dare la forza e lo spirito di vivere in questo momento storico”. Parole di Johan Creten.

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