Mayfair. Crediti: Igor Savelev
Dopo oltre un decennio di attività a Mayfair, uno dei quartieri londinesi più iconici per il mercato dell’arte, Almine Rech chiude la sua galleria di Londra e avvia una liquidazione volontaria della società registrata nel Regno Unito. La notizia segna un nuovo capitolo nella trasformazione e, in parte, nella contrazione, del sistema globale delle gallerie d’arte, collocandosi appena dopo il recente annuncio della chiusura di Pace a Hong Kong.
I documenti depositati alla Companies House indicano che la galleria londinese, ora registrata come LG Realizations 2025, presenta un deficit di 6,3 milioni di sterline, sebbene la stessa Rech abbia precisato che «La galleria non ha obblighi non saldati nei confronti di artisti, dipendenti o fornitori». Nella spiegazione ufficiale, la chiusura è definita «Una misura tecnica» per rivedere un contratto di locazione che non era più in linea con i piani dell’azienda.
Fondata a Parigi nel 1997 da Almine Rech, la galleria è oggi un network internazionale con due sedi a Parigi e ancora a New York, Bruxelles, Shanghai, Monaco e Gstaad. Almine Rech approda a Londra nel 2014, inaugurando un primo spazio a Savile Row e trasferendosi, solo due anni dopo, a Grosvenor Hill, proprio accanto alla sede di Gagosian. Quel trasloco, sancito da una personale di Jeff Koons, era già di per sé una dichiarazione d’intenti: anche nel Regno Unito, la galleria ambiva a competere con i giganti del settore nel cuore dell’establishment artistico londinese, divenendo uno dei pilastri del sistema Rech. In quegli spazi hanno esposto, negli anni, nomi come Javier Calleja, Chloe Wise, Esther Mahlangu e Gregor Hildebrandt, la cui personale è stata l’ultima a chiudersi, lo scorso 26 luglio.
Dal trasferimento del 2016 nello spazio di Broadbent House, la situazione del mercato dell’arte a Londra – sia per le gallerie che per le case d’asta – ha cominciato ad accusare i primi effetti della Brexit, ai quali sarebbero seguiti anni dopo quelli del Covid-19 e di una sempre maggiore pressione fiscale. Solo pochi anni fa, nel 2023, Gagosian ha chiuso dopo 19 anni una delle sue sedi londinesi.
Si tratta di un vero e proprio decentramento del ruolo chiave della capitale londinese all’interno dei meccanismi internazionali, che va a concorrere con un sempre più marcato fenomeno di riorganizzazione strutturale delle gallerie a livello globale, con una ricerca sistematica di presenza più leggera e flessibile, capace di reagire a un mercato meno prevedibile, più frammentato e soprattutto incredibilmente soggetto a meccanismi che vedono il mondo digitale assumere un ruolo sempre più preponderante.
La stessa Rech lo riconosce apertamente: «Il mondo si trova in una situazione strana», ma afferma che «noi continuiamo a essere positivi e i nostri clienti ci sostengono». E in effetti, la galleria continua a mostrare vitalità: la recente mostra di Chloe Wise nella sede di Tribeca, a New York, è già sold out, sottolineando quanto il marchio conservi imperituro una forte solidità artistica e commerciale.
Londra rimane comunque centrale nella strategia della galleria, rendendo l’operazione più un riposizionamento che un abbandono. Nessun licenziamento, ha dichiarato la fondatrice. Al contrario, si starebbero assumendo nuove figure a Londra in vista di un futuro progetto ancora non rivelato: «Londra resta importante», lasciando intendere la volontà di tornare con una formula diversa.
La galleria con le sue otto sedi, del resto, non è certamente in crisi. La chiusura londinese appare – quindi – non tanto come una débâcle ma come la razionalizzazione di un asset in difficoltà, in attesa di reimpostare la propria presenza sul territorio britannico con una formula più sostenibile.
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