ARTEPARCO 2025, Stasis di Velasco Vitali, ph Luca Parisse
Animale emblematico dell’area protetta, il lupo torna nel suo habitat naturale, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con un’installazione incantevole. Aperta su una radura a cui si arriva dopo aver percorso i sentieri C1 e C2, l’installazione di Velasco Vitali (Bellano, 1960) si eleva maestosa tra le fronde degli alberi. Stasis è la nuova opera site specific realizzata nell’ambito della ottava edizione di ARTEPARCO, evento culturale che consiste in interventi di arte contemporanea nei luoghi del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ideato da Paride Vitale.
La scultura di Velasco Vitali, raffigurante un lupo appenninico, restituita nel duro dell’alluminio, è issata su una colonna naturale in quercia, conclusa da una lavorazione a capitello. Il lupo, animale simbolo di questi luoghi, mantiene per Vitali una posizione di anelito e contemplazione e si inserisce in un contesto montano che celebra le Foreste Vetuste, riconosciute Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 2017.
Oltre a esaltare il Canis lupus italicus, l’opera rievoca le figure leggendarie degli stiliti, anacoreti che vivevano per lunghi periodi, immobili, sulle colonne, dediti alla pratica dell’ascesi e della meditazione.
Ma le popolazioni abruzzesi non hanno sempre avuto cura de lupo. Al momento della fondazione del Parco, negli anni ‘20, l’animale non era considerato come specie da preservare, a differenza di orsi e camosci. Il suo carattere combattivo e minaccioso poneva questioni e problematiche alle comunità locali. Fu solo dagli anni ‘70 che il canide entrò a far parte dei vari programmi di protezione e numerosi furono, da allora, gli sforzi per garantire al lupo una tutela assoluta. Una vera e propria “Operazione San Francesco”, come venne chiamata, che metteva al centro di una politica di salvaguardia.
Il lupo può essere considerato un animale simbolo d’Italia, se si prendono ad esempio le cronache duecentesche riguardanti le prediche di San Francesco ad animali e uccelli. Andando ancora più indietro, nel 753 a.C., fu proprio una lupa leggendaria ad accudire i gemelli Romolo e Remo. Il lupo, quindi, ancor prima di essere simbolo d’Abruzzo, è emblema d’Italia, mascotte di trascorsi millenari che sottolineano i rapporti tra uomo e natura. Alfred de Vigny, scrittore dell’Ottocento francese, nella poesia La mort du loup ci lascia un ritratto fiero, autentico, schietto, del lupo – come le popolazioni dell’Abruzzo forte e gentile – tema che prendiamo, per esempio, per tracciare il carattere introverso e silenzioso dell’animale, incline alla riservatezza e alla solitudine.
La solitudine, tuttavia, è un altro aspetto delle montagne abruzzesi che Vitali intende celebrare. Queste vette, infatti, sono apprezzate per essere luoghi del silenzio in cui asceti ed eremiti si sono ritirati in preghiera. L’installazione di Velasco Vitali è congeniale al luogo e interpreta al tempo stesso anche il significato delle montagne appenniniche. Numerose sono le grotte, non distanti da Pescasseroli, che offrirono riparo a Papa Celestino V – al secolo Pietro dal Morrone – che legò per sempre il suo nome all’ascetismo e alla contemplazione.
ArteParco è giunta alla sua ottava edizione. Durante il percorso montano è possibile osservare le opere realizzate negli anni precedenti dagli artisti Marcantonio, Matteo Fato, Alessandro Pavone, Sissi, Valerio Berruti, Accademia di Aracne e megx, da quest’anno anche grazie a una app con mappa interattiva e audioguide, realizzata da Audentes Consulting.
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