La sicilitudine errante di Alessio Barchitta da Amy-d, a Milano

di - 25 Ottobre 2019

Varcata la soglia della luminosa galleria Amy-d Arte Spazio, nel cuore di Brera, incuriosisce il rumore fastidioso di una casetta di legno nero-pece, realizzata con materiali di scarto, senza porta e finestre, più simile a una cuccia. Questa capanna si muove autonomamente nello spazio, è capace di repentini giri su se stessa e, azionata dal motorino di una lavatrice trovata in una discarica, intraprende convulsive esplorazioni dello spazio. Il monolite è una replica, in scala minore rispetto a quella grande oltre tre metri presentata in Sicilia, a Barcellona di Gotto, nell’Auditorium San Vito, dove Alessio Barchitta (1991) è nato. Il titolo dell’opera è Errante entropico ma occhio anche alle cornici volutamente massicce e brutaliste, d’impatto scultoreo, in legno recuperato sul posto, che incorniciano le fotografie della casa, riprodotta in due contesti diversi, a Milano e in Sicilia. È struggente la versione della casa ricoperta in telo isotermico sorretta da murali in abete, maestosa nella semioscurità, meditativa, metafisica, di pathos sacrale l’altra, ambientata nell’abside di una chiesa sconsacrata.

Fluid like concrete tough like sand

Alessio Barchitta, promettente artista pendolare tra Milano e Barcellona di Gotto, affetto dalla sindrome di Ulisse, pluripremiato, selezionato dal Premio Cairo quest’anno, con questa prima mostra personale nella galleria milanese Amy-d, raccoglie sotto il titolo di “Fluid like concrete tough like sand”, a cura di Arianna Baldoni, le investigazioni semiserie su cause ed effetti della società fluida nell’epoca della globalizzazione, in cui è profondamente mutato il concetto di abitare, nel vortice di migrazioni epocali e nomadismi personali. Per il siciliano Barchitta, con barba nera folta, volto autorevole, scultoreo, come i saggi dell’antica Grecia, il tema della casa, concettualmente risolto in una capanna primitiva, quale archetipo del concetto dell’abitare, diventa per estensione metafora dello sradicamento, del nomadismo perenne nella società liquida dei flussi migratori di individui, alla ricerca di una comunità di appartenenza, naufragando nel Mediterraneo è filologico pensarlo.

Una sicilitudine errante

Data la sua latente sicilitudine, vivendo la condizione di nomade dall’Isola, meta di genti da millenni, solcata dagli Dei e circondata dal mare, da sempre aperta a erranti dell’Africa, del mondo. Il suo codice distintivo dal 2010 è la ricerca e l’uso dei materiali di scarto, trovati nelle discariche, nei luoghi abbandonati, assemblati, modificati, trasfigurati in sempre nuove soluzioni formali inedite e contemporanee.

Di Barchitta sono note la serie di Coordinate, di diverso formato, nella seconda sala della galleria spiccano 4 tondi, strappi in silicone realizzati asportando la superficie stratificata dell’intonaco di costruzioni in stato di abbandono. Sono sculture che sembrano materializzare mappe di navigazioni improbabili per argonauti di ieri e di oggi, dalle nuance cromatiche diafane, gradazioni dl rosa, verde, azzurro e oro che evocano erranze metaforiche.

L’opera site specific di Alessio Barchitta per Army-d

Kick me, l’opera site-specific realizzata appositamente per questa mostra, è una summa rappresentativa della sua poetica post-poverista, in cui ricerca ossessiva di materiali di scarto, residuali, ironia e leggerezza, lavoro e gioco s’intrecciano in soluzioni formali sorprendenti. Entrerete in un ambiente (2x6metri) di forma ellittica, perimetrato da un tessuto nautico sul quale trovate impresse le immagini notturne di cinque bunker risalenti alla seconda Guerra mondiale. Camminerete su un prato sintetico di un verde brillante, addomesticato con tracce di fieno dall’odore penetrante ed evocativo, sul quale Barchitta ha adagiato otto palloni da calcio creati con piastrelle e materiale edilizio trovati nel letto di un torrente di Messina, oggi diventato discarica abusiva.

Queste sculture, dalle diverse tonalità e sfumature e dai ricercati grafismi pittorici, valorizzano il suo potenziale poetico, ironico di ciò che è giocoso ed effimero, trasudano di un’energia che evade i confini dell’ambiente in cui sono state inserite. E sono incantevolmente belle.

La mostra di Alessio Barchitta da Amy-d Arte Spazio sarà visitabile fino all’1 novembre.

Jacqueline Ceresoli (1965) storica e critica dell’arte con specializzazione in Archeologia Industriale. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente.

Visualizza commenti

Articoli recenti

  • Mostre

Le mostre da non perdere a dicembre in tutta Italia

L’appuntamento mensile dedicato alle mostre e ai progetti espositivi più interessanti di prossima apertura, in tutta Italia: ecco la nostra…

6 Dicembre 2025 21:00
  • Mostre

Milano riscopre Bice Lazzari con una grande mostra a Palazzo Citterio

Tra arti applicate e astrazione: in mostra a Palazzo Citterio fino al 7 gennaio 2026, il percorso anticonvenzionale di una…

6 Dicembre 2025 15:00
  • Progetti e iniziative

Spazi di Transizione a Bari: il waterfront diventa laboratorio urbano

A Bari, la prima edizione del festival Spazi di Transizione: promossa dall’Accademia di Belle Arti, la manifestazione ripensa il litorale come spazio…

6 Dicembre 2025 13:30
  • Musica

Il tempo secondo Barenboim: due concerti, un Maestro e l’arte di unire il mondo

Il mitico direttore Daniel Barenboim torna sul podio alla Berliner Philharmoniker e alla Scala di Milano, a 83 anni: due…

6 Dicembre 2025 12:30
  • Fotografia

Le fotografie di Alessandro Trapezio sovvertono i ruoli dello sguardo

In mostra da Mondoromulo, dinamica galleria d’arte in provincia di Benevento, due progetti fotografici di Alessandro Trapezio che ribaltano lo…

6 Dicembre 2025 11:30
  • Musei

Riapre la Pinacoteca di Ancona: nuova vita per il museo Francesco Podesti

La Pinacoteca Civica Francesco Podesti di Ancona riapre al pubblico dopo due anni di chiusura, con un nuovo allestimento delle…

6 Dicembre 2025 10:30