Il concetto di portare l’arte fuori dai musei, dalle gallerie e dai luoghi tradizionalmente deputati alla fruizione è ormai più che praticato, arrivando a sforare i confini della realtà per approdare ai nuovi mondi del metaverso. Ma c’è uno spazio tangibilissimo, quotidiano, solitamente vissuto per la sua essenziale funzionalità e che, in effetti, era stato lasciato un po’ da parte: l’abitacolo della automobili. E a pensare a come trasformarlo, usando i linguaggi dell’arte contemporanea, non poteva che essere BMW, la casa automobilistica famosa nel settore per le sue iconiche Art Cars. La prima fu quella di Alexander Calder, nel 1975, poi fu la volta di Andy Warhol, quindi di Roy Lichtenstein, Jenny Holzer, Robert Rauschenberg e, tra i più recenti, Jeff Koons. In quei casi, però, si trattava, in sostanza, di interventi di carrozzeria esterni, peraltro in edizioni uniche, come appunto unica è l’opera d’arte. E invece questa volta si procede diversamente, anzi si inverte la marcia, ribaltando il punto di vista, cioè guardando all’interno dell’auto e inaugurando una nuova serie da lanciare sul mercato, con la BMW iX M60 in versione Digital Art Mode. A sviluppare il progetto per BMW è stato l’artista multimediale cinese Cao Fei e, per il momento, l’unica opera disponibile sarà “Quantum Garden”, un video proiettato sugli schermi dell’auto con effetti cromatici diffusi, distensivi e vagamente psichedelici. Pericolo distrazioni? Secondo Cao Fei, la sfida interessante è stata esattamente questa: interpretare il potenziale espressivo nascosto dello spazio interno dell’auto per proporre un’esperienza estetica coinvolgente, senza interferire con l’attenzione del guidatore, anzi.
Secondo Cristoph Grote, Senior Vice President Digital Car di BMW Group, l’opera d’arte digitale è perfettamente integrata all’esperienza della guida, che promette di essere unica, esclusiva, emozionante. Che in sostanza è tutto ciò che promette la pubblicità di un’auto di alta fascia. Un portavoce di BMW ha confermato anche che le striature di “Quantum Garden” fluttuano più lentamente mentre l’auto è in movimento, per non distrarre il guidatore. Ci sarebbe poi anche la questione della luminosità, che nelle auto non può essere costante per forza di cosa ma, secondo quanto spiegato da Cao Fei, l’opera è progettata per essere visibile, ma discreta, indipendentemente dall’ora. Per ora, “Quantum Garden” è l’unica opera d’arte disponibile sui modelli BMW selezionati ma in futuro verranno sviluppate nuove opere.
«La Digital Art Mode offre al guidatore BMW la possibilità di sperimentare i paesaggi digitali in continua evoluzione di un universo sfaccettato sullo schermo, dove poesia astratta e pixel sensoriali si intersecano», ha spiegato Cao Fei, che con la casa automobilistica ha già collaborato per l’Art Car del 2017, personalizzando la sportivissima M6 GT3 (nello stesso anno e con lo stesso modello lavorò anche John Baldessari). L’artista cinese, nata nel 1978, ha anche fatto parte della giuria del concorso di design BMW M4 GT4. La sua prima grande mostra nel Regno Unito è stata commissionata e presentata dal programma artistico Muse di Rolls-Royce, che fa parte di BMW Group. Fino al 29 maggio, inoltre, sarà visitabile al MAXXI di Roma una sua personale, “Supernova“, una riflessione sulla velocità del cambiamento e sul rapporto tra tradizione e futuro.
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