Le Fonticelle di Frosolone: le fondatrici della residenza molisana si raccontano in questa intervista

di - 5 Agosto 2025

Tra i progetti nati per valorizzare i piccoli centri urbani spicca Le Fonticelle di Frosolone, la residenza che unisce il territorio a nuove forme dell’abitare. Nata a Frosolone, un borgo di tremila abitanti in provincia di Isernia, dal 2020 chiama i creativi ad animare e vivere l’atmosfera magica del territorio rurale. Abbiamo chiesto alle fondatrici, le sorelle Alicya e Maria Elena Ricciuto, di raccontarci la genesi, il rapporto con il territorio e i futuri sviluppi della residenza.

Com’è nata la residenza e com’è collegata al vostro background?

«La residenza nasce da un gesto semplice, casuale e inconsapevole che compiamo ogni giorno: abitare. Le Fonticelle sono legate alla memoria collettiva del paese e a quella personale, un luogo vicino alla nostra casa d’infanzia in cui eravamo solite rifugiarci da piccole per fuggire alla realtà. Con il Covid abbiamo iniziato a riflettere sugli spazi di condivisione e di quotidianità. Da quel momento siamo tornate a vivere, con consapevolezza e desiderio, un posto che ci chiamava da tempo e che era lì per aspettarci. Ci siamo interrogate molto sull’importanza di questo gesto e sulla connessione che sentivamo. Anche la tematica dell’abitare è al centro della nostra ricerca artistica personale ed è per questo motivo che abbiamo voluto accogliere visioni differenti, creare uno spazio di condivisione, ricerca e crescita».

Quali sono le specificità delle Fonticelle?

«Le Fonticelle sono un sentiero mulattiero di circa centocinquanta metri immerso nella natura, che si conclude in una radura dove sgorga una piccola fonte che sfocia in un fiumiciattolo e abbraccia tutto lo spazio. È da lì che prende il nome. Le Fonticelle hanno la possibilità di presentarsi sia come spazio incontaminato che espositivo. In questo modo, le opere non solo dialogano perfettamente con il contesto, ma se ne servono per offrire una lettura completa di ciò che vogliono esprimere».

Francesco Pacelli, Bagliore, dettaglio, 2024

Chi può iscriversi alla residenza e cosa cercate negli artisti che applicano?

«Quest’anno abbiamo lanciato per la prima volta un’open call che incontrerà alcuni artisti scelti personalmente. Alla call possono partecipare tutti coloro che sentono di essere vicini al nostro pensiero e che possano offrire nuovi punti di vista. Quello che chiediamo non è unicamente la realizzazione di un’opera che porti beneficio al luogo che la ospita, ma anche una predisposizione verso ambienti di totale apertura e confronto con l’altro, dove si possa instaurare un rapporto di scambio reciproco».

Cosa significa per voi introdurre altre persone nel contesto in cui siete cresciute?

«Per noi la residenza è uno spazio in divenire in cui tutto può accadere, quindi è importante che ogni artista si immagini proiettato in una dimensione non solo lavorativa ma anche e soprattutto di condivisione. Trovarsi con un numero significativo di artisti e volontari, per quasi dieci giorni consecutivi negli ambienti che viviamo, significa scoprirsi e mostrarsi nella propria interezza. Probabilmente è proprio questa la cosa che ci piace di più: offrire tutto ciò che un cuore aperto è in grado di accogliere per poterne creare un punto di vista personale che si trasforma in arte».

Che tipo di legame si crea tra artisti e ambiente circostante?

«Negli ultimi anni abbiamo fatto in modo che gli artisti potessero dialogare il più possibile con la comunità e ci siamo impegnate affinché anche la comunità si accorgesse degli artisti. Conosciamo la difficoltà d’accesso all’arte contemporanea in un contesto marginale come il nostro e siamo convinte che la residenza artistica abbia qualcosa nel suo modo di intendere e praticare l’arte che può arrivare a raggiungere anche un pubblico più lontano. Tentiamo di creare scambi diretti con la comunità. Infatti, per ogni progetto individuiamo un pubblico preciso che possa avere a cuore il tema e sia entusiasta di affiancare l’artista.

Non parliamo solo di arte ma anche del territorio e di saperi che aiutino a creare delle basi solide per un progetto artistico. Le persone coinvolte, infatti, si incuriosiscono, perché si sentono parte di qualcosa. Ci meravigliamo della loro disponibilità e gentilezza, dello stupore nei loro occhi quando sentono di potersi raccontare. È bello vedere quando si rendono conto che una cosa per loro “normale” può essere oggetto di studio e processo fondamentale per creare un’opera d’arte. Quindi ogni persona in più che riusciamo a coinvolgere, per noi è un successo».

Come si fondono il territorio e l’abitare nei progetti degli artisti, che cosa è emerso durante la residenza a Frosolone?

«Il focus di ogni residenza è sempre stato il luogo delle Fonticelle ma dall’anno scorso siamo usciti dal confine fisico per osservare il territorio nella sua interezza. Frosolone è un paese di montagna e ha le sue peculiarità. Ad esempio con Francesco Pacelli siamo riusciti ad abitare con assoluta poesia anche le alture del nostro paese. Da un paio di anni abbiamo coinvolto alcune guide ambientali per preparare il pubblico ad un percorso di conoscenza del territorio. Queste nozioni si uniscono allo studio dell’artista su quel luogo specifico, che dà forma ad una concezione rivisitata attraverso l’arte contemporanea».

Francesco Pacelli, Bagliore, 2024, dettaglio. Ph. Eleonora Cutini

Con quali realtà, sia limitrofe che non, vi rapportate?

«Come dicevamo, ci piace creare connessioni per fare in modo che l’arte contemporanea possa arrivare ai più. Lavoriamo con realtà locali come guide escursionistiche, per mettere in dialogo arte, territorio e paesaggio, temi a noi cari. Ma ci rapportiamo anche con comunità come il centro di salute mentale, che cerchiamo sempre di coinvolgere attraverso attività dedicate.

Quest’anno ci siamo avvicinate per la prima volta agli artigiani locali, che nella nostra zona sono specializzati in forbici e coltelli, e li abbiamo coinvolti per una residenza artistica incentrata sull’artigianato locale. A livello artistico cerchiamo di fare rete, è importante creare dinamismi continui e stringere collaborazioni. A settembre ci sarà una restituzione e un prolungamento della residenza 2024 presso lo Spazio Torrso di Pesaro con una collettiva degli artisti della scorsa edizione. Inoltre da qualche mese la residenza artistica delle Fonticelle è ufficialmente entrata a far parte dell’associazione STARE».

In bottega con l’artigiano Rocco Petrunti. Ph. Eleonora Cutini

Pensate che il progetto possa ampliarsi, portando in Molise una presenza più significativa dell’arte contemporanea, magari facendo rete con altre realtà del territorio?

«Pensiamo che fare rete permetterà al progetto di crescere. In Molise non c’è molto movimento rispetto all’arte contemporanea ma amiamo anche definirci “alcune delle poche”. Facciamo tutto con molta determinazione e con molta cura. Sappiamo che, con l’appoggio giusto, riusciremo a far diventare anche Frosolone una piccola tappa dell’arte contemporanea. Inoltre, da quest’anno abbiamo iniziato a lavorare con opere permanenti e speriamo che questo possa creare un itinerario interessante e dinamico. Frosolone non è sicuramente un luogo facile da raggiungere o in cui si capita per caso, ma abbiamo notato una presenza sempre maggiore di un pubblico interessato al settore, e questo per noi è già sinonimo che il progetto si stia ampliando».

Qual è stata la programmazione del 2025?

«La programmazione del 2025 è stata più ricca del solito. Le Fonticelle sono nate come un progetto di residenza artistica sviluppato durante l’estate, intorno a luglio e agosto. Il programma di quest’anno prevede due residenze artistiche, una collaborazione di residenza fuori regione e due mostre. La prima residenza, L’artigianato nell’arte contemporanea, si è conclusa il 15 giugno e ha posto il focus sull’artigianato locale. In questa occasione, Martina Cioffi e Davide Mancini Zanchi hanno realizzato due opere che sono state fissate in modo permanente nel centro storico di Frosolone. Il lavoro si è svolto in due fasi: la prima di conoscenza e visita di tutte le fabbriche locali e la seconda di produzione in bottega con l’artigiano Rocco Petrunti».

Qualche anticipazione sui prossimi eventi?

«La prossima residenza si terrà dal 27 luglio al 4 agosto, con incontri ed eventi. Nel primo giorno, una mostra curata da Chiara Pagano darà il benvenuto agli artisti in residenza. Tra gli ospiti ci sarà anche Roberto Ghezzi, che attiverà un talk con gli artisti sul paesaggio in rapporto alle residenze artistiche, e il CISAV (un progetto culturale dell’alto Molise) che con un gruppo di antropologi, letterati e sociologi affronterà temi sul fare casa attraverso una passeggiata contemplativa. Per ultimo avremo un simposio gestito da Fabrizio Discenza, in uno dei momenti più conviviali possibili: il pranzo.

Gli artisti coinvolti quest’anno sono otto, ognuno dei quali lavorerà ad un progetto personale: Mary Baldassarre, Ado Brandimarte, Simone Doria, Marco Mandorlini, Arianna Pace, Giulia Pellegrini, Paolo Saputo e Stefano Ventilii. Ad ottobre, con una mostra rifletteremo sul rapporto tra uomo e montagna e infine a dicembre un gruppo di artisti abiterà uno degli appartamenti rimasti vuoti a causa dello spopolamento delle aree interne, riempiendole di ricordi, prospettive future e affetti».

Davide Mancini Zanchi, Dove si baciano i Venti, 2025. Ph. Eleonora Cutini

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