Loredana Galante, partiture cromatiche e storie di filo, a Palazzo Tagliaferro di Andora

di - 22 Aprile 2024

Non si pongono allo spettatore con l’intenzione di evocare le dinamiche e le mosse strategiche di un gioco tra due rivali, che al termine della partita ne usciranno sempre da vinto e vincitore. Semmai le Scacchiere dell’immaginario – questo il titolo della personale di Loredana Galante, allestita nelle sale affrescate del settecentesco Palazzo Tagliaferro di Andora, in provincia di Savona, sede del Contemporary Culture Center – rappresentano la poetica simulazione di un incontro con quell’altro da sé che l’artista mira ad astrarre trasfigurando oggetti d’affezione e di uso domestico, memorie e ricordi intrisi di un vissuto quotidiano. Un procedimento non di trasformazione né stravolgimento dell’originaria natura degli elementi, ma che modifica le tazzine da caffè, i collant, gli scampoli di stoffe, teli e tessuti, sublimati dalla Galante in strati e stadi emotivi intensificati dal valore emozionale dei colori. Nelle serie, sia storiche che di recente produzione, di acrilici, acquerelli, ricami e oggetti cuciti, la cifra cromatica si carica di un pathos da cui la resa finale delle opere non può certamente prescindere.

Loredana Galante, Blue (2013), acrilico su tela e stoffa

Sono i toni del blu, dall’oltremare all’egiziano, dal cobalto al blu di Prussia, del ciclo Come Acque Versate ad aprire il percorso espositivo della mostra, curata da Christine Enrile con Viana Conti. Nei nove Tableaux – realizzati durante una residenza artistica presso la Fondazione Dino Zoli Textile a Forlì – dalla parvenza di un arazzo composto da azulejos, il serrato ritmo delle nuances viene di tanto in tanto interrotto da guizzi di rosso che spiccano tra le quadrettature dei singoli moduli. Un trapasso dal micro al macro che conduce lo sguardo del visitatore ad elevarsi travalicando ogni singolo tassello, parallelamente a una percezione del tempo esteso in larghezza anziché in lunghezza. Un senso di dilatazione e di profondità rintracciabili anche nei piani delle campiture, stese dalla Galante con una pittura mai pastosa seppur a volte densa, ma spesso opportunamente diluita; forse per emulare le trasparenze di veli che appunto non intendono nascondere o magari flussi marini da cui affiorano in superficie, con discrezione ed eleganza, intriganti disegni di mani stilizzate, adornate da un decorativismo floreale ben lontano dall’orpello o da un esercizio di stile.

Loredana Galante, Borli (2011) e Luna (2013), acrilici su tela

È proprio in questi passaggi determinanti che emerge la volontà dell’artista di affrontare il tratto con la stessa modalità adoperata per maneggiare il filo, apportando al segno una sinuosità fisica e una proprietà materica capaci di tenere insieme e far coesistere i diversi campi cromatici, secondo contrasti di tinte talvolta complementari. Le varie sequenze, o interruzioni tonali, sono quindi flashback che mettono a fuoco attimi dove sovente ci si imbatte in creature animali o fantastiche, tra flora e fauna, un’ibridazione colma di mistero e suggestione, ad esempio nelle atmosfere dominanti in Blue, Borli e Luna.

Nella poetica di Galante, il dipinto diventa uno spazio immaginario per accogliere e metabolizzare le varie esperienze: merletti o sfridi di lavorazione tessile vengono assimilati e inglobati attraverso un processo di mimesi che vede le consistenze e le fogge dei colori imitare i velluti o i damascati. Un espediente estetico-formale adottato per trasferire l’idea di ricomporre, recuperare e ricucire frammenti, risanando ipotetiche fratture con l’inserimento di elementi apposti e interposti per armonizzare l’intera composizione senza mai interferire.

Loredana Galante, serie Tiles Tales (2018 – 2023)

Multidisciplinare fin dagli esordi, con un percorso arricchito da una fase attoriale legata al teatro e alla danza, il lavoro di Loredana Galante (nata a Genova nel 1970 ma milanese d’adozione) si caratterizza per la pratica relazionale e partecipata, con un approccio inclusivo in grado di mettere in discussione il canonico concetto di autorialità dell’opera. In Tiles Tales ciò che più le interessa è sollecitare e riabilitare la capacità di ascolto ripristinando un tempo lento e amplificato, innegabilmente desueto ma non intaccato dal fagocitante sovraffollamento quotidiano. Per riuscirci ricama su piastrelle di tessuto, distribuite sul pavimento, storie di persone comuni che raccontano con le loro stesse voci fuori campo aneddoti di sofferenza e dolore – anche fisico se procurato dalla fatica del lavoro – ingentiliti dalla morbidezza delle stoffe e dalla leggerezza del filo con cui sono scritte, come se l’artista volesse prendersi cura di ciascuna di queste vicende, recuperarle e salvarle dal dimenticatoio, immedesimandosi al punto da intravedere nelle piastrelle delle superfici specchianti piuttosto che calpestabili.

Loredana Galante, stanza della Tela del Ragno (2023) e Sottana Madre (2017)

Nella sala dei Teli Iraniani è la dimensione immersiva a coinvolgere fisicamente lo spettatore: attraversarli significa trovarsi faccia a faccia con le bruciature, le evidenti imperfezioni e gli strappi, testimonianze di catarsi e crescita associate al valore simbolico del nodo nella cultura iraniana, che dopo l’intreccio nei santuari sa sciogliersi da sé solo quando bisogni e desideri si avverano. Nei drappi fluttuanti dell’installazione – concepita per una mostra a Teheran con l’artista Saba Zahhra Najafi – non mancano le tracce di una pittura fluida, che sgorga e si insinua sottotraccia nei tessuti. Momento conclusivo e tassello decisivo delle Scacchiere dell’immaginario organizzate da Loredana Galante è la stanza della Tela del Ragno: nell’installazione site – specific, allestita come un set, i nodi e i fili sono gli attori principali: i primi fissano le coordinate, mentre i fili sembrano sbrogliarsi, si tendono e dipanano nello spazio con un effetto grafico; imbastiscono una trama di relazioni e incontri, focus centrale nella riflessione dell’artista. Nel tessere una struttura che è delicata e labirintica insieme, costruita con creazioni all’uncinetto e centrini donati anche in questo caso da svariate persone, l’artista è al tempo stesso regista e interprete del ruolo di Grande Madre, ma soprattutto ci ricorda che il filo di Arianna per essere realmente risolutivo deve seguire traiettorie irregolari, quasi mai rettilinee, indicando direzioni inaspettate e imprevedibili.

Loredana Galante. Sala dei Teli Iraniani

La mostra di Loredana Galante a Palazzo Tagliaferro di Andora è visitabile fino al 28 aprile 2024.

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