Intervista alla fondatrice di Tube Culture Hall, la galleria milanese che espone solo artisti nati dopo il 1985

di - 18 Marzo 2024

Un’ampia sala espositiva di 140 metri quadrati a Milano, in zona Porta Nuova, negli spazi sottostanti piazza XXV Aprile. Lo spazio è reso unico e particolare dalla presenza dei resti delle mura spagnole del XV secolo, protette da un grande cristallo e che, in questi anni di attività, hanno fatto da cornice alle opere e instaurato un dialogo vibrante e reciproco tra contemporaneo e passato. Segni particolari: esporre artisti nati dopo il 1985. Ne parliamo con la titolare, Federica Ferrari.

Federica Ferrari, ph. Carlo Casella

Mi tracci un tuo excursus professionale come gallerista?

«All’incirca dieci anni fa l’incontro con una persona che ha segnato l’inizio del mio percorso e la frequentazione costante nel mondo dell’arte. Poi tre anni fa la decisione di aprire un project space, che fosse uno spazio di incontro e di confronto».

Quali sono gli elementi distintivi della tua programmazione espositiva?

«La mission di Tube è quella di esporre e supportare giovani artisti internazionali, spesso agli esordi delle loro carriere e spesso alla loro prima esperienza in Italia, dando voce ad una varietà di punti di vista, raccontando di culture, formazioni e background diversi tra loro e prediligendo la scelta di artisti che utilizzano nuovi aspetti stilistici. Mi è servito molto il confronto con gallerie straniere con sensibilità analoghe alle mie e il dialogo sempre acceso con giovani curatori aggiornati e consapevoli. In questi anni di attività sono stati rappresentati in modo quasi esclusivo la voce e la creatività femminile».

Cosa vuol dire operare da gallerista di contemporaneo a Milano?

«Milano è indubbiamente il centro del mercato dell’arte in Italia e offre in spazi pubblici e privati mostre di livello internazionale. È quindi molto stimolante, ma di conseguenza anche molto concorrenziale, offrendo però occasioni di confronto con chi frequenta e opera nel settore».

Somewhere in Time, Dante Cannatella, Diane Chappalley, Whit Harris, Soko, curata da Sabrina Andres, ph. Carlo Casella

Quale sarà a tuo avviso, in questo momento di post-globalizzazione, il ruolo della galleria intesa come spazio fisico?

«La digitalizzazione ha sicuramente consentito di abbattere le barriere della distanza e al mercato di diventare sempre più veloce, dinamico, internazionale e inscindibile da internet, ma credo sia ancora importante confrontarsi di persona con una mostra, un’opera d’arte e un operatore del settore».

Come immagini in questo contesto l’evoluzione della professione di gallerista?

«Il gallerista deve essere una figura sempre più informata, deve muoversi, viaggiare ed essere connessa al mondo con i nuovi strumenti di informazione. Sempre più aggiornata in un mondo che si muove sempre più velocemente».

Si tornerà a una maggiore centralità della galleria rispetto all’escalation delle fiere? Ci sarà un riequilibrio tra la dimensione globale a quella local della galleria?

«Sono modalità complementari che devono coesistere. Credo sia importante avere una dimensione local per condividere progetti e come luogo di incontro per sostenitori che apprezzano e seguono il percorso della galleria. E, allo stesso tempo, avere un’attenzione per il mondo globale di un sistema allargato e internazionale, attraverso nuove strategie in modo da maturare una visione sempre più ampia. Credo che il termine “glocal” sia il più indicato per una realtà che voglia avere un legame stretto sia con il proprio territorio e i collezionisti del mercato interno, e tuttavia coltivare anche il desiderio di presentare i propri progetti in un ambito internazionale allargato».

Madame, Madame, 2023, Azadeh Elmizadeh, Laura Berger curata da Domenico de Chirico, ph. Carlo Casella

Quali sono le tue strategie digitali? Utilizzi e-commerce o piattaforme dedicate?

«Utilizzo Artsy come piattaforma dedicata».

Qual è l’identikit del collezionista a cui ti rivolgi?

«Giovane, informato, internazionale e cosmopolita».

Quali sono gli artisti che rappresenti?

«Al momento non rappresento in esclusiva nessun artista, ma cerco di proporre nel mio spazio giovani autori provenienti da ogni parte del mondo che preparano opere appositamente dedicate al tema curatoriale scelto e condiviso. Ho collaborato recentemente con artisti come Laura Berger e Azadeh Elmizadeh nella mostra “Madame, Madame” prodotta con Camilla Previ e curata da Domenico de Chirico e, precedentemente, con artisti come Anousha Payne, Whit Harris, Soko, Dante Cannatella, Olivia Sterling, Jia Yirui che fanno parte del dibattito contemporaneo e partecipano alle fiere internazionali».

The Object Stares Back, 2023, Victoria Cantons, Lydia Pettit, Olivia Sterling, Xu Yang curata da Mattia Pozzoni, ph. Carlo Casella

Qual è lo stato di salute del contemporaneo in Italia nel pubblico e nel privato? Quali ritieni siano a oggi i suoi punti di forza e i suoi punti deboli?

«Credo che in Italia ci siano pochi musei dedicati all’arte contemporanea rispetto all’importanza storico artista del Paese. E che si debba investire in spazi istituzionali per permettere sempre più ai giovani artisti di confrontarsi in un luogo pubblico, in un museo, un’istituzione, una fondazione. I privati fanno la loro parte, ma credo che si debbano promuovere degli strumenti atti a sostenere il sistema del contemporaneo, come ad esempio l’art bonus che permetta di defiscalizzare l’acquisto e il sostegno di giovani artisti italiani da parte delle aziende private. O l’introduzione di un’iva agevolata per il mercato dell’arte come hanno fatto in Francia».

Un sogno nel cassetto da gallerista?

«Una galleria itinerante, non stanziale e un progetto di residenza per artisti all’estero».

I prossimi progetti in calendario?

«A marzo una collettiva con un confronto (una novità per la galleria) tra un’artista del ‘900 in dialogo con artiste internazionali che hanno delle sensibilità comuni».

Yourself in my shoes, 2023, Naomi Boiko Stapleton, Margaux Bricler, Kora Moya Rojo, Xueqing Zhu, ph. Carlo Casella

Articoli recenti

  • Mostre

Milano riscopre Bice Lazzari con una grande mostra a Palazzo Citterio

Tra arti applicate e astrazione: in mostra a Palazzo Citterio fino al 7 gennaio 2026, il percorso anticonvenzionale di una…

6 Dicembre 2025 15:00
  • Progetti e iniziative

Spazi di Transizione a Bari: il waterfront diventa laboratorio urbano

A Bari, la prima edizione del festival Spazi di Transizione: promossa dall’Accademia di Belle Arti, la manifestazione ripensa il litorale come spazio…

6 Dicembre 2025 13:30
  • Musica

Il tempo secondo Barenboim: due concerti, un Maestro e l’arte di unire il mondo

Il mitico direttore Daniel Barenboim torna sul podio alla Berliner Philharmoniker e alla Scala di Milano, a 83 anni: due…

6 Dicembre 2025 12:30
  • Fotografia

Le fotografie di Alessandro Trapezio sovvertono i ruoli dello sguardo

In mostra da Mondoromulo, dinamica galleria d’arte in provincia di Benevento, due progetti fotografici di Alessandro Trapezio che ribaltano lo…

6 Dicembre 2025 11:30
  • Musei

Riapre la Pinacoteca di Ancona: nuova vita per il museo Francesco Podesti

La Pinacoteca Civica Francesco Podesti di Ancona riapre al pubblico dopo due anni di chiusura, con un nuovo allestimento delle…

6 Dicembre 2025 10:30
  • Mercato

Cani-robot e opere oversize: dentro le due anomalie di Art Basel Miami Beach

Tra intelligenza artificiale, installazioni monumentali e video immersivi, i settori "Zero 10" e "Meridians" mostrano come la fiera di Miami…

6 Dicembre 2025 10:18