Installation view of Usagi Greeting (440) (2023–2025) by Leiko Ikemura, at Avenue Winston Churchill, Paris. Presented by Lisson Gallery Courtesy of the artist and Lisson Gallery
Art Basel Paris 2025 torna con un ricco programma pubblico che include mostre, installazioni e conversazioni gratuite in nove diverse sedi dislocate nella capitale francese. Ve le raccontiamo in questa guida, in giro per la città.
Come lo scorso anno, Miu Miu è lo sponsor di questa sezione e occupa il piano terra del Palais d’Iéna, capolavoro concepito dall’architetto Auguste Perret e simbolo parigino del modernismo, con la sua struttura in cemento e l’eleganza neoclassica. Il progetto, quest’anno, è intitolato 30 Blizzards. L’artista protagonista è Helen Marten che, con un lavoro interdisciplinare, riflette su infanzia, comunità, sessualità, interiorità e perdita, lo fa attraverso una relazione che si attiva tra media distinti (e divergenti) nel momento in cui vengono posti in stretto dialogo. Trenta personaggi, trenta performer, ognuno dotato di un proprio temperamento, della propria voce, invadono lo spazio, cantano, interagiscono, fissano il pubblico, creano legami, attraverso una performance coreografica (concepita in stretta collaborazione con il regista teatrale e d’opera Fabio Cherstich, e con musiche e suoni composti da Beatrice Dillon). Preview il 21 ottobre, apertura al pubblico dal 22 al 26 ottobre, dalle 11:00 alle 19:00. Ingresso libero.
Nell’8° arrondissement, troviamo opere su larga scala di Thomas Houseago, Leiko Ikemura, Wang Keping, Vojtěch Kovařík, Muller Van Severen, Stefan Rinck e Arlene Shechet. Tra i temi che legano queste sculture vi è il simbolismo della decadenza e rinascita, la resilienza della Usagi Greeting di Leiko Ikemura, la sensualità di Découverte (2022) di Wang Keping. L’artista ceco Vojtěch Kovařík reinterpreta figure mitologiche attraverso una lente empatica, sfidando l’estetica totalitaria. I belgi Fien Muller e Hannes Van Severen esplorano i confini tra scultura e oggetto funzionale. Stefan Rinck realizza opere monumentali, mentre Arlene Shechet abbraccia la sperimentazione tra ceramica, legno, metallo e argilla, creando forme che sembrano catturare il movimento.
La Cité de l’architecture et du patrimoine, al numero 1 di Place du Trocadéro et du 11 Novembre, ospita grandi dipinti dell’artista francese Fabienne Verdier, che fonde l’astrazione occidentale con le tecniche calligrafiche apprese in Cina negli anni ’80. Il curatore Matthieu Poirier ha suggerito il titolo della mostra, Mute, un gioco di parole tra l’inglese “mute” (silenzioso) e il verbo francese “muter” (mutare). Dominati dal blu scuro, alcuni dipinti evocano il passaggio dalla luce all’oscurità, dal giorno alla notte; altri mostrano motivi che suggeriscono onde, vortici, vibrazioni. Un’opera del 2011, Le Christ des Douleurs, è esposta accanto al montante centrale del portale nord della cattedrale di Amiens. Nella stessa sede è allestita la collettiva Chromoscope, che vede la partecipazione di Thomas Downing, Sam Francis, Helen Frankenthaler, Adolph Gottlieb, Morris Louis, Robert Motherwell, Kenneth Noland, Jules Olitski, Larry Poons e Frank Stella. Chromoscope inaugura una serie di mostre curate dallo storico dell’arte Matthieu Poirier alla Cité de l’architecture, esplorando il Color Field e l’astrazione post-pittorica dal 1955 al 1992, attraverso la lente dell’immersione e della percezione.
Sempre in Avenue Winston Churchill, al Petit Palais, l’artista tedesco Julius von Bismarck, rappresentato dalle gallerie Sies + Höke e The Ranch, ha immaginato una giraffa tassidermizzata a grandezza naturale accanto a una replica di una statua equestre di Otto von Bismarck, primo cancelliere del Reich. L’installazione, intitolata The Elephant in the Room, vede entrambe le figure programmabili per cadere e rialzarsi a turno.
L’Hôtel de la Marine, in 2 Place de la Concorde, ospita Les Herbes folles du vieux logis di Joël Andrianomearisoa, presentata da Almine Rech. L’artista sottolinea, attraverso opere tessili, l’importanza culturale delle arti della fibra in Madagascar, legate a memoria, storia e ritualità. Con colori vivaci e texture dense che evocano l’abbondanza del mondo naturale, quest’opera monumentale apre le porte a un paesaggio immaginario.
A Place Vendôme, punto focale del Public Program di Art Basel, Sadie Coles HQ presenta Kermit the Frog, Even(2018), una scultura gonfiabile dell’artista americano Alex Da Corte raffigurante il celebre protagonista del Muppet Show, qui ritratto in una posa che ricorda il “downward dog” dello yoga. Ispirata al crollo del pallone di Kermit durante la parata del Giorno del Ringraziamento a New York nel 1991, l’opera appare semi-sgonfia ma ancora sospesa, in uno stato di fragile vulnerabilità. Un tempo simbolo di gioia infantile, la figura ora richiama temi di fragilità e resilienza.
Ugo Rondinone utilizza spesso forme elementari per evocare esperienze umane universali. La pietra, elemento centrale della sua pratica, rappresenta la storia primordiale dell’umanità. The Innocent fa parte della sua serie Stone Figures, sculture realizzate impilando pietre a formare corpi imponenti con testa, busto e gambe allungate. Le figure non hanno un fronte o retro definito: viste da lontano sembrano totem antichi, da vicino la loro superficie, attraversata da venature colorate, riflette la luce come pelle. Realizzata in bluestone e alta quattro metri, l’opera si impone maestosa sul parvis dell’Institut de France.
Objets Trouvés è un’installazione interattiva composta da scatole da supermercato accuratamente disposte e piene di oggetti vari. I visitatori sono invitati a portare oggetti di cui non hanno più bisogno e a scambiarli con altri presenti. Al termine della mostra, l’intero processo verrà documentato in una pubblicazione in formato archivio. Trasformando oggetti scartati in manufatti curati, Harry Nuriev mette in discussione il concetto tradizionale di valore, invitando a riflettere su cosa conserviamo, cosa scartiamo e cosa condividiamo.
Presentata da Massimodecarlo e David Zwirner, la mostra After Delacroix di Nate Lowman mette in dialogo le opere dell’artista americano con quelle del maestro romantico, esaminando come l’influenza artistica si trasformi attraverso le generazioni e i contesti. Al centro dell’esposizione vi è un dipinto a olio in cui Lowman reinterpreta la tavolozza del pittore ottocentesco, trasformandola in un archivio materiale e in una testimonianza delle sue decisioni artistiche.
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