PANORAMA: la prima mostra di Italics attraversa Procida, Capitale dell’arte contemporanea

di - 3 Settembre 2021

«Cucire relazioni, stringere legami, scommettere su arte, cultura e comunità». Sembra un manifesto politico – di alta politica – quello sintetizzato in poche parole da Lorenzo Fiaschi, direttore di Arte Continua e ideatore, insieme a Pepi Marchetti Franchi (Gagosian Gallery), di ITALICS, consorzio di 60 gallerie d’arte antica, moderna e contemporanea (ce ne parlava in questa intervista lo stesso Fiaschi), al quale hanno preso parte, tra gli altri, Alfonso Artiaco, Massimo De Carlo, Francesca Kaufmann, Massimo Minini, Franco Noero, Carlo Orsi, Lorcan O’Neill, Lia Rumma, Studio Trisorio, Vistamare. L’occasione è quella dell’inaugurazione di PANORAMA – Art and Landscape (dal 2 al 5 settembre), prima mostra in presenza di questo nuovo e innovativo soggetto associativo. Lo spazio è di quelli speciali, un’isola accogliente e in festa, Procida Capitale della Cultura 2022, che come molte realtà locali cerca di ripartire dopo i mesi terribili di lockdown, paura e senso di vuoto.

Quella stessa difficoltà, quel “chiusi in casa” che ha spinto a immaginare via d’uscite e di resilienza, come ci ricorda Pepi Marchetti Franchi. L’idea è quella di raccontare un Paese diverso e le sue energie più recondite, più vive perché da sempre nascoste, grazie all’immaginazione e alla forza narrativa dell’arte e al suo incontro con storie e luoghi meno conosciuti e meno battuti. E Procida, con i suoi quartieri, i suoi volti e i suoi scorci ha rappresentato una dimensione ottimale per rendere operative queste intenzioni.

Per Agostino Riitano, direttore del comitato Procida Capitale della Cultura 2022, l’isola è luogo di esplorazione e sperimentazione, di costruzione e decostruzione identitaria, di abbandono e lontananza ma anche di riconquista e rifondazione. «Un altrove per eccellenza» che ci chiede innanzitutto di affrontare il mare per raggiungerla e per godere dei suoi frutti, delle sue ricchezze naturali e culturali. E che ci ripaga invitandoci nelle case e nei giardini, regalandoci i sorrisi dei suoi abitanti. In uno sforzo di comunità e di intelligenza emotiva collettiva, l’isola e i suoi abitanti hanno accolto con entusiasmo il progetto PANORAMA, partecipandovi attivamente, riconoscibilissimi grazie a magliette e gadget dal tratto blu e bianco di “Autour d’une Exposition travaux in situ pour Italics” (2021), l’opera di Daniel Buren pensata, insieme allo studio Leftloft, come segno grafico per tutti i luoghi dell’esposizione.

Tra cornucopie di colori e panni stesi

Ed è così che ci si è immersi in un’atmosfera magica, fatta di gente, di belvedere al sole, di stradine della Corricella, del Porto, di Terra Murata e soprattutto delle opere degli artisti che, come ci ricorda Vincenzo de Bellis, direttore per le arti visive del Walker Art Center di Minneapolis e curatore di PANORAMA, nonché cicerone per un giorno, rappresentano il vero cuore pulsante di questa avventura.

Si parte dall’ alto, dai brividi del Concetto Spaziale, La Fonte di Dio, di Lucio Fontana (1963 – Tornabuoni Arte) nella sala della Cappella della S. Maria della Regina della Purità. E dinanzi al lavoro del maestro italo-argentino, “l’Adorazione dei pastori” di Matthias  Stomer (1640 – Real Museo di Capodimonte) in un poderoso dialogo tra epoche e visioni ascendenti. Così come il confronto tra età lontane è il nucleo concettuale dell’esposizione del Museo Civico, che pone le dure porcellane di Berenice e Democrito o Aristotele di Filippo Tagliolini (1790 – Alessandra di Castro) a fianco ai ritratti dai “tetraktys irrazionali” di Giulia Piscitelli (2021 – Galleria Fonti).

Epoche diverse e anche storie diverse che si intrecciano, come l’ingresso di un luogo magico e spettrale, nel Palazzo D’ Avalos, dalle mille anime e dai mille sospiri, che imprigiona letteralmente la figura Untitled di Mimmo Paladino (2016 – Cardi Gallery), ammirata solo attraverso le grate del grande cancello. La stessa sorte che toccherà ad altre opere. Come alla White Outdoor Sculpture di Nate Lowman, una croce di acciaio ricavata da pezzi di tow track, i carroattrezzi impiegati negli Stati Uniti per rimuovere le carcasse di auto incidentate. Un simbolo di morte ma anche di riflessione, confinato in uno spoglio giardino, come a guardia della ex casa del Direttore del Penitenziario. Così solo da uno spioncino del carcere nuovo si osservano le Pissing Figures, le figure ibride, umane e animali, di Giulia Cenci (2017 – SpazioA) e, da una vecchia porta della Corricella, si scrutano altrettanti fantasmi e ombre dei corpi clandestini dell’Untitled di Domenico Antonio Mancini (2021 – Lia Rumma).

Un gioco di alternanze tra esclusione e inclusione, di privazione spaziale e risarcimento emozionale, tipiche di un’isola, di un luogo chiuso e assoluto ma che, allo stesso tempo, sa aprire ad altre e ad alte forme di liberazione. Scendendo per Salita Castello il colore del paesaggio marino e delle opere prendono a questo punto il sopravvento. Con Consider Yourself as a Guest di Christian Holstad (2019 – Victoria Miro) e Remember the first time you saw your name di Marinella Senatore (2020 – Mazzoleni) la cornucopia di colori, di luce poetica, di magia e gioia sembrano esplodere, ma senza distogliere lo sguardo dai messaggi di riappropriazione della Natura, della propria identità e della propria unicità, perennemente minacciati dalla stupidità e dalle violenze agite e spesso gratuite.

Arrivando sul livello del mare, ad accoglierci ci aspettano tre opere poste in luoghi diversi, che assumono apparentemente forme più classiche di monumentalità pubblica ma che, in realtà, ci giocano, attraverso spostamenti semantici trasversali e dissonanti. Colpisce il lavoro di perfetta mimetizzazione dell’Artaud di Nicola Samorì (2021 – Monitor), una figura statuale in ferro, legno e lava, rivolta verso Punta dei Monaci e Punta Pizzaco, a confondersi nella atmosfere delle piazzette della zona Porto. Mentre lo Spazio Scolpito di Paolo Icaro (1967 – P420) come il Back to Fullness, Face to Emptiness (1997-2009 – Galleria Continua), con strutture metalliche ora complesse ora lineeformi pongono il focus su dinamiche e quesiti di civiltà apparentemente distanti ma che lo sguardo dell’isolano, viaggiatore intergenerazionale, sa decifrare meglio di chiunque altro.

E infine un ritorno alla cortina, al vico, alle signore sedute fuori ai portoni, a quel Casale Vascello dove si confabula e si chiacchiera mentre si fa asciugare la salsa. Lasciare l’isola con la dolcezza dei motivi marini di Curling, Arching, Breaking di Francesco Simeti (2021 – Francesca Minini), stampati su “panni” di cotone stesi al sole, è una meraviglia. Ci fa riflettere sul dono dei frutti della terra, dell’acqua, di questa Isola che, già stupenda, ci ha accolto impreziosita da opere d’arte, da anime accoglienti e dal colore del mare. Che ti rimane dentro anche quando ormai è notte fonda e ne sei distante chilometri.

PANORAMA: la fotogallery della mostra di Italics a Procida

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