Petrit Halilaj, 2025. Photo by Bastien Thiery, courtesy of the artist
È l’artista kosovaro Petrit Halilaj ad aggiudicarsi il Nasher Prize 2025, prestigioso riconoscimento internazionale assegnato ogni anno a un artista che ha dato un contributo significativo alla scultura contemporanea. Halilaj è il più giovane vincitore di sempre.
Fondato nel 2015 con sede al Nasher Sculpture Center di Dallas, in Texas, il Nasher Prize assegna ogni anno un premio di 100mila dollari a un artista che ha ampliato i confini della disciplina scultorea. Tra i vincitori delle edizioni precedenti figurano nomi quali Doris Salcedo (2016), Pierre Huyghe (2017), Theaster Gates (2018), Isa Genzken (2019), Michael Rakowitz (2020) e Otobong Nkanga (2024). Oltre al premio in denaro, Halilaj si aggiudica anche la possibilità di curare la programmazione del Nasher Sculpture Center di Dallas per l’anno 2027.
Nato nel 1986 a Kostërrc, in Kosovo, Halilaj si dà all’arte ancora bambino, dietro suggerimento dello psicologo Giacomo Angelo Poli, che gli consiglia di raccontare i traumi della guerra attraverso il disegno. È questa pratica catartica che avvia la sua carriera artistica, consolidata dagli studi all’Accademia di Brera di Milano e culminata in numerosi riconoscimenti internazionali.
Le sue opere, spesso monumentali, nascono ancora, a distanza di anni, come atti di ricostruzione simbolica dopo la guerra e come tentativi di reinventare lo spazio dell’infanzia e della casa. Esempio di ciò è il suo intervento del 2024 sulla terrazza del Met di New York: in quell’occasione, Halilaj trasportava i sogni balcanici del suo passato nel centro della metropoli per eccellenza.
Come ha spiegato il direttore del Nasher Sculpture Center, Carlos Basualdo, nelle motivazioni ufficiali: «Nelle sue installazioni e performance, dove il disegno acquisisce una presenza scultorea e lo spazio dell’immaginazione viene letteralmente liberato, Petrit Halilaj rivela come le esperienze del dolore siano indissolubilmente legate ai momenti di gioia, tenerezza e connessione. Il suo lavoro risuona in modo particolare oggi, sia per il profondo investimento nell’umanità dell’esperienza vissuta, sia per la capacità di creare spazi di incontro che trascendono confini artistici, culturali e geografici. Scegliendo Halilaj, la giuria del Nasher Prize riconosce un lavoro al tempo stesso formalmente innovativo e profondamente rilevante per il presente».
Halilaj, che negli ultimi anni ha esposto al Centre Pompidou, alla Tate St. Ives, al New Museum di New York e alla Biennale di Venezia, rappresentando il Kosovo nel 2013, ha deciso di donare l’intero premio in denaro alla Hajde! Foundation, organizzazione da lui fondata insieme alla sorella, per la ricostruzione della Casa della Cultura di Pristina, distrutta 30 anni fa durante la guerra.
«Sono profondamente onorato per il riconoscimento e per il dono generoso del Nasher Prize, che sono fiero di dedicare interamente alla Hajde! Foundation», ha raccontato Halilaj. «Mentre la mia pratica continua a essere plasmata dalla mia storia personale, radicata in Kosovo, la missione di Hajde! è creare possibilità affinché l’arte possa risuonare sia a livello locale sia oltre. Questo dono contribuirà a garantire che gli spazi per immaginare, creare e sognare al di là dei limiti del proprio luogo possano fiorire».
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