Screen Talk è il nome del videogioco ideato dall’artista Neïl Beloufa e ambientato in un mondo affetto da una pandemia respiratoria. L’artista ideò il progetto per la prima volta nel 2014, intitolandolo Home Is Whenever I’m With You. Da allora ne ha proposte molteplici versioni, l’ultima delle quali realizzata durante il lockdown e presentata con il nome di Screen Talk. Sebbene fin dall’inizio il gioco online assicuri che ogni scenario proposto sia slegato dalla realtà, sono molti i riferimenti con la situazione attuale. Caratteristica del progetto è però quella di essere al contempo parodistico e paradossale, offrendoci un mondo post-apocalittico che sembra a noi estraneo. Elementi pop e fluorescenti compongono infatti la schermata principale del gioco, ove il proprio avatar può muoversi attraverso un percorso a tappe, fino all’ultimo capitolo, con l’opportunità di vincere un’edizione di un multiplo d’arte.
Quando si accede al sito si ha l’impressione di essere catapultati in un universo grafico e d’evasione, ricco però di riferimenti alla cultura contemporanea. Attraverso l’uso della tastiera il giocatore è libero di muoversi nel percorso e accedere a dei video realizzati dall’artista. Per sbloccare tali “livelli”, apparentemente disposti senza alcun ordine, è necessario superare varie prove – o quest, per chi ha dimestichezza con il linguaggio videoludico -, che si presentano sotto forma di quiz di cultura generale oppure di codici da inserire, richiamando le schermate d’accesso Netflix o dei siti bancari.
Questa grafica pop e anni 90′ più che vagamente vaporvawe, è però in contrapposizione con i temi trattati nei video. In essi assistiamo infatti ai tentativi di scienziati di arginare la pandemia e il diffondersi di informazioni. Ciò che però si evince è che il fine del gioco non è quello di trovare una cura ma di comprendere come i medici tentino di costruire un falso senso di sicurezza e consapevolezza della situazione. Il tema delle fake news e della loro divulgazione viene quindi affrontato dall’artista in maniera indiretta e interattiva.
Lo scenario che il videogioco rappresenta, dunque, è quello di un’umanità poco consapevole e intenta a procedere verso una lenta autodistruzione all’interno di un mondo allucinato. Qui i personaggi sembrano incapaci di sviluppare conversazioni coerenti e sono costretti a subire glitch e interruzioni delle capacità di movimento, in caso di contagio.
Screen Talk di Neïl Beloufa ci offre un viaggio in prima persona una sorta di allucinazione collettiva in cui viene da chiedersi quanti livelli sia necessario superare per arrivare a credere o a smascherare una verità artefatta.
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