SMACH 2025, ph. Gustav Willeit
In un’epoca in cui la fruizione dell’arte è spesso ridotta a una manciata di secondi, compressi tra i riflessi degli smartphone e le sale affollate da attraversare con il cronometro al polso, SMACH – Biennale di Arte Pubblica delle Dolomiti riattiva un tempo diverso: quello dell’osservazione lenta, del passo misurato, dell’ascolto del paesaggio.
Le 11 opere selezionate per questa settima edizione di SMACH, dal 12 luglio al 14 settembre 2025, si inseriscono in un circuito di oltre 60 chilometri, compresi tra i 1.300 e i 2.400 metri d’altitudine, tra le cime e i boschi della Val Badia. L’arte, qui, si incontra. Le opere non sono incorniciate da pareti bianche ma adagiate tra rocce, valli, radure, crinali, sentieri e altopiani dolomitici, in un ambiente che invita a rallentare. Un’esperienza che ci ricorda che la percezione può ancora essere un atto di presenza. E che anche il camminare, se vissuto consapevolmente e con curiosità, può trasformarsi in una forma di lettura del mondo.
Il cuore tematico dell’edizione 2025 è la cu, termine ladino che indica la pietra usata per affilare la falce, simbolo antico di cura e trasmissione di saperi. A partire da questo oggetto, tanto umile quanto universale, SMACH ha invitato gli artisti a riflettere sulla relazione tra eredità culturale, tecnica e immaginazione. Ne è emersa una costellazione di progetti che affrontano la cu come interfaccia tra passato e futuro, come strumento di taglio e al tempo stesso di continuità, come memoria geologica e metafora mentale. La giuria artistica di questa edizione è composta da Zasha Colah, curatrice della Berlin Biennale 2025, Jasmine Deporta, artista visiva, Emanuele Masi, direttore artistico di Equilibrio Festival, Peter Senoner, artista, e Stefan Sagmeister, designer newyorkese.
Tra le opere selezionate per l’edizione 2025 di SMACH figurano arexport, installazione di Carmine Auricchio, Jonathan Coen e Moritz Knopp (Italia/Germania) a Medalghes; CU X Mission di Luca Rossi (Italia) a La Lunch; Entanglement di Alex Xiaotan Yang e Wentao Guo (Cina) a Fanes; iCÙ di Matteo Simondi con Associazione Prometheus e Officina Fabre (Italia) a Pares; Langsam Slow di Theresa Hattinger (Austria) a Pra de Putia; Moprh Module di Elias Jocher (Italia) sul Monte Muro; Stone Age di Hama Lohrmann (Germania) a Sant Antone; Sway di Lola Giuffré (Australia) ad Armentara; Trace of Land del duo ELSE, formato da Fei Xu e Zimo Zhang (Cina/Francia), a La Crusc; With Every Step di Hans De Backer, aka Drukdoenerij (Belgio), a Tamersc; infine, il progetto satellite Hortus Pictus di Riccardo Buonafede (Italia) sarà allestito a Plan de Corones.
In apertura alla biennale, l’11 luglio, verrà inaugurata a Colfosco l’opera Il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. A cura di Sandro Orlandi Stagl e Phil Mer, con il supporto del Cultural Hub di SMACH, l’installazione, realizzata con il legno degli abeti abbattuti dalla tempesta Vaia, si colloca in un prato a Plans, ai piedi del Passo Gardena, e sarà visibile anche dalla rete sciistica e dagli itinerari pedonali della zona.
Dopo essere stato esposto al Louvre, all’ONU, ai Fori Imperiali e in luoghi emblematici in varie aree del mondo, Il Terzo Paradiso trova qui una nuova casa alpina, divenendo parte integrante del paesaggio dolomitico e rilanciando un messaggio urgente di rigenerazione etica.
Oltre alla mostra temporanea, SMACH prosegue la sua attività permanente con Val dl’Ert, il parco di sculture all’aperto che raccoglie le opere delle edizioni precedenti e che si configura come uno dei più rilevanti esempi di Land Art in Italia. Anche nel 2025, SMACH conferma il suo approccio curatoriale: le opere sono selezionate esclusivamente in base alla qualità progettuale e alla loro capacità di entrare in risonanza con il territorio e con i suoi ritmi. La mostra si può fruire in autonomia o partecipando ai trekking organizzati, andando al passo della luce mutevole della montagna.
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