Eugenio Tibaldi, Architettura dell'isolamento 01, materiali vari, suono, luce, dimensioni site specific 2021, courtesy lâartista e Associazione Culturale Dello Scompiglio, foto di Lorenzo Morandi
Ci sono mostre che costituiscono per un artista occasioni di mettere a fuoco meglio la propria ricerca, per affinare il linguaggio e precisare meglio la capacitĂ di organizzare lâopera in rapporto allo spazio espositivo che la ospita. Per Eugenio Tibaldi, classe 1977, lâinvito alla Tenuta dello Scompiglio da parte di Angel Moya Garcia è stato quanto mai provvidenziale, e lo ha portato a realizzare il progetto âArchitetture dellâisolamentoâ, aperto fino al 30 gennaio 2022 nello spazio di Vorno (Lucca). âLa mostra è nata durante il primo lockdown, quando non sapevo cosa fare in un momento di blocco totaleâ spiega lâartista. âHo pensato che avrei potuto cambiare casa, e ho avvisato il proprietario che avrei lasciato lâappartamento di Torino dove vivevo da anni con la mia famigliaâ. Il padrone di casa cerca di dissuaderlo, poi gli propone un altro appartamento, chiuso e sfitto da molto tempo. Tibaldi va a vederlo e si trova davanti un mondo di ossessioni: lâultimo inquilino era un professore di storia che aveva accumulato insieme a 7000 libri unâimpressionante quantitĂ di oggetti molto particolari, che gli avevano tenuto compagnia nel corso del suo progressivo isolamento dal mondo esterno durante gli ultimi dieci anni della sua vita.
Alberi genealogici, foto di gatti, conchiglie, videocassette di film e soprattutto migliaia di soldatini e materiali bellici in miniatura, dai carri armati ai missili di plastica, perchĂŠ âera ossessionato dalla guerra, e aveva collezionato materiali che gli ricordavano situazioni militariâ aggiunge Tibaldi. La mostra si apre con lâinstallazione Architetture dellâisolamento 01, una sorta di ambiente prefabbricato letteralmente invaso da oggetti di ogni genere, concepito come un corridoio ad elle illuminato da abatjour, dove lâartista introduce il visitatore in un ambiente perturbante e malato, da percorrere fino in fondo per entrare nella sala centrale, lâeffettivo cuore della mostra. Qui le ossessioni del professore si incrociano con quelle dellâartista, e questo mix prende forma nellâopera Symposium, un raduno di centinaia di sagome di uccelli di carta, ritagliate dallâartista intorno ad una sedia con alcuni rami secchi dâalbero dove sono fissate altri uccelli ritagliati da libri conservati nellâappartamento. La mania del bibliofilo domina anche Isolation landscape 01, una libreria proveniente dallâappartamento dove sono allineati libri e romanzi â dei quali molti di argomento bellico â dove lâartista ha posizionato una sciabola infilzata in un lato, che sorregge una camicia bianca da smoking, tappezzata di medaglie militari. Sul retro del mobile Tibaldi ha scolpito lâinterno dei libri in modo da raffigurare una montagna, elemento simbolico legato alla conoscenza.
Unâintera parete è occupata dallâopera Democratization of the human defect 01/199, che risponde ad unâossessione legata alla rappresentazione del potere tra ricchezza e sessualitĂ . Si tratta di una serie di stampe di castelli di proprietĂ dei Savoia in Piemonte, arricchite da immagini di dildo e altri strumenti di piacere, maschile e femminile, dipinte ad acquarello dallâartista. Sesso e potere, lusso e memoria in una sorta di palingenesi dellâerotismo artificiale, sempre piĂš presente nella nostra quotidianitĂ . La conclusione della mostra è affidata allâinstallazione Isolation landscape 02, una stanza semibuia occupata da una grande panca dove sono appoggiate le enciclopedie prelevate dallâappartamento, che Tibaldi ha scolpito come un paesaggio montuoso, che riproduce le Alpi viste dallâappartamento torinese, illuminate in modo tale da proiettare le loro ombre sulle pareti.
âLâunica visione del mondo esterno che il professore si concedevaâ, sottolinea lâartista, che ha dato vita ad una costruzione mentale scaturita dallâisolamento inteso come momento di allucinazione creativa, una sorta di telescopio mentale per osservare la realtĂ da una posizione eremitica e solitaria, una mise en abyme che porta lâindividuo a creare un mondo nel mondo, sottraendosi alla vita sociale ma accumulando una serie di oggetti-feticcio che sostituiscono gli esseri umani, per arrivare ad una comfort zone dalla quale è impossibile uscire. âUn progetto in cui affastellamento e privazione camminano insieme e in cui vengono formalizzati lâisolamento, la follia e la necessitĂ di privarsi di qualunque vita socialeâ spiega il curatore. Come nellâinquietante racconto dello scrittore argentino Julio CortĂ zar Casa Tomada (1946), lo spazio abitato si popola di fantasmi prodotti dalla mente, nel quale Tibaldi ci obbliga a confrontare con le ossessioni personali nella nostra condizione di visitatori, creando un cortocircuito con lo spazio espositivo di grande efficacia e maturitĂ .
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