22 ottobre 2021

Storie, case e fantasmi, secondo Eugenio Tibaldi

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Alla Tenuta dello Scompiglio Eugenio Tibaldi ci mette di fronte alle ossessioni personali nella nostra condizione di visitatori, creando un cortocircuito con lo spazio espositivo di grande efficacia e maturità

Eugenio Tibaldi, Architettura dell'isolamento 01, materiali vari, suono, luce, dimensioni site specific 2021, courtesy l’artista e Associazione Culturale Dello Scompiglio, foto di Lorenzo Morandi

Ci sono mostre che costituiscono per un artista occasioni di mettere a fuoco meglio la propria ricerca, per affinare il linguaggio e precisare meglio la capacità di organizzare l’opera in rapporto allo spazio espositivo che la ospita. Per Eugenio Tibaldi, classe 1977, l’invito alla Tenuta dello Scompiglio da parte di Angel Moya Garcia è stato quanto mai provvidenziale, e lo ha portato a realizzare il progetto “Architetture dell’isolamento”, aperto fino al 30 gennaio 2022 nello spazio di Vorno (Lucca). “La mostra è nata durante il primo lockdown, quando non sapevo cosa fare in un momento di blocco totale” spiega l’artista. “Ho pensato che avrei potuto cambiare casa, e ho avvisato il proprietario che avrei lasciato l’appartamento di Torino dove vivevo da anni con la mia famiglia”. Il padrone di casa cerca di dissuaderlo, poi gli propone un altro appartamento, chiuso e sfitto da molto tempo. Tibaldi va a vederlo e si trova davanti un mondo di ossessioni: l’ultimo inquilino era un professore di storia che aveva accumulato insieme a 7000 libri un’impressionante quantità di oggetti molto particolari, che gli avevano tenuto compagnia nel corso del suo progressivo isolamento dal mondo esterno durante gli ultimi dieci anni della sua vita.

Eugenio Tibaldi, Veduta di insieme della mostra Architetture dell’isolamento, courtesy l’artista e Associazione Culturale Dello Scompiglio, foto di Lorenzo Morandi

Alberi genealogici, foto di gatti, conchiglie, videocassette di film e soprattutto migliaia di soldatini e materiali bellici in miniatura, dai carri armati ai missili di plastica, perché “era ossessionato dalla guerra, e aveva collezionato materiali che gli ricordavano situazioni militari” aggiunge Tibaldi. La mostra si apre con l’installazione Architetture dell’isolamento 01, una sorta di ambiente prefabbricato letteralmente invaso da oggetti di ogni genere, concepito come un corridoio ad elle illuminato da abatjour, dove l’artista introduce il visitatore in un ambiente perturbante e malato, da percorrere fino in fondo per entrare nella sala centrale, l’effettivo cuore della mostra. Qui le ossessioni del professore si incrociano con quelle dell’artista, e questo mix prende forma nell’opera Symposium, un raduno di centinaia di sagome di uccelli di carta, ritagliate dall’artista intorno ad una sedia con alcuni rami secchi d’albero dove sono fissate altri uccelli ritagliati da libri conservati nell’appartamento. La mania del bibliofilo domina anche Isolation landscape 01, una libreria proveniente dall’appartamento dove sono allineati libri e romanzi – dei quali molti di argomento bellico – dove l’artista ha posizionato una sciabola infilzata in un lato, che sorregge una camicia bianca da smoking, tappezzata di medaglie militari. Sul retro del mobile Tibaldi ha scolpito l’interno dei libri in modo da raffigurare una montagna, elemento simbolico legato alla conoscenza.

Eugenio Tibaldi, Isolation landscape 01, libreria scolpita, spada, camicia medaglie militari, 320x180x40, 2021
courtesy l’artista e Associazione Culturale Dello Scompiglio, foto di Lorenzo Morandi

Un’intera parete è occupata dall’opera Democratization of the human defect 01/199, che risponde ad un’ossessione legata alla rappresentazione del potere tra ricchezza e sessualità. Si tratta di una serie di stampe di castelli di proprietà dei Savoia in Piemonte, arricchite da immagini di dildo e altri strumenti di piacere, maschile e femminile, dipinte ad acquarello dall’artista. Sesso e potere, lusso e memoria in una sorta di palingenesi dell’erotismo artificiale, sempre più presente nella nostra quotidianità. La conclusione della mostra è affidata all’installazione Isolation landscape 02, una stanza semibuia occupata da una grande panca dove sono appoggiate le enciclopedie prelevate dall’appartamento, che Tibaldi ha scolpito come un paesaggio montuoso, che riproduce le Alpi viste dall’appartamento torinese, illuminate in modo tale da proiettare le loro ombre sulle pareti.

Eugenio Tibaldi, Symposium, sedia, rami, uccellini di carta, dimensioni site specific 2021, courtesy l’artista e Associazione Culturale Dello Scompiglio, foto di Lorenzo Morandi

“L’unica visione del mondo esterno che il professore si concedeva”, sottolinea l’artista, che ha dato vita ad una costruzione mentale scaturita dall’isolamento inteso come momento di allucinazione creativa, una sorta di telescopio mentale per osservare la realtà da una posizione eremitica e solitaria, una mise en abyme che porta l’individuo a creare un mondo nel mondo, sottraendosi alla vita sociale ma accumulando una serie di oggetti-feticcio che sostituiscono gli esseri umani, per arrivare ad una comfort zone dalla quale è impossibile uscire. “Un progetto in cui affastellamento e privazione camminano insieme e in cui vengono formalizzati l’isolamento, la follia e la necessità di privarsi di qualunque vita sociale” spiega il curatore. Come nell’inquietante racconto dello scrittore argentino Julio Cortàzar Casa Tomada (1946), lo spazio abitato si popola di fantasmi prodotti dalla mente, nel quale Tibaldi ci obbliga a confrontare con le ossessioni personali nella nostra condizione di visitatori, creando un cortocircuito con lo spazio espositivo di grande efficacia e maturità .

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