That’s Amore: Michael Landy e Gillian Wearing insieme da Thomas Dane Gallery

di - 23 Febbraio 2025

Art Lovers è il titolo che dà voce alla nuova mostra ospitata nella sede partenopea della londinesissima Thomas Dane Gallery. Qui, le opere della coppia di artisti britannici Gillian Wearing e Michael Landy si intrecciano in un viaggio visivo che esplora la stretta relazione tra l’amore coniugale e la città di Napoli.

In una fusione tra l’intimità del cuore e il caos della metropoli, la mostra ci invita a entrare nel mondo di due artisti. Attraverso le loro serie più celebri, si svela un racconto di emozioni complesse, dove la dolcezza del legame coniugale e la vivacità di una città pulsante si incontrano in un equilibrio perfetto tra tenerezza e ironia. Ogni opera sembra sussurrare una storia di resilienza e autolesionismo, dove la convivenza di mondi apparentemente opposti – quello dell’amore e quello della città – trova una sua armoniosa e caotica coesistenza. Un gioco sacro e profano, di sguardi e di maschere, che cattura l’essenza di un’esperienza umana tanto profonda quanto sorprendentemente leggera.

Michael Landy, Multi-Saint, 2013 © Michael Landy and Gillian Wearing. Courtesy the artists and Thomas Dane Gallery. Photo: M3 Studio srl

A catturare l’attenzione dei visitatori è una figura mostruosa, un’enorme rivisitazione partenopea del Multi-Saint (2013) di Michael Landy. Realizzata durante la sua residenza alla National Gallery, la scultura richiama chiaramente, agli occhi di ogni storico dell’arte, i dipinti di Carlo Crivelli, Ambrogio Bergognone e Hans Memling conservati nel museo inglese. Ma palesi sono anche per ogni napoletano, laico o credente, gli attributi dei santi che evocano luoghi familiari come la Chiesa di Sant’Angelo a Nilo, la pala d’altare di San Michele Arcangelo di Marco Pino, la Chiesa di Santa Luciella e Porta Capuana. San Michele, San Lorenzo, Santa Caterina, San Pietro e Santa Lucia si fondono nella figura di un unico santo autodistruttivo. Il Multi-Saint omaggia Jean Tinguely e la logica dell’autodistruzione e del movimento come prerequisito per nuove creazioni. Attivata da un pedale, la macchina celebra la ripetizione e la ciclicità continua di Napoli.

In aggiunta, per Art Lovers, Landy realizza una nuova scultura cinetica modellata sul santo patrono di Napoli, San Gennaro (2024). Decapitato, accasciato in una pozza del suo sangue, il santo di Landy è più aura che carne, più teatralità e performance che vita. È un riferimento ironico e diretto al miracolo più sentito dalla città di Napoli.

Michael Landy, San Gennaro, 2024 © Michael Landy and Gillian Wearing. Courtesy the artists and Thomas Dane Gallery. Photo: M3 Studio srl

Le tendenze autodistruttive sono da sempre un tratto distintivo della pratica di Michael Landy. Figure integranti del movimento degli YBA (Young British Artists), Landy e Wearing hanno contribuito in modo decisivo a rivoluzionare l’arte contemporanea britannica e internazionale negli anni ’90. Con la celebre opera Break Down (2001), Landy portò all’estremo il concetto di distruzione: per due settimane, distrusse tutti i suoi lavori in una performance catartica che segnò simbolicamente l’inizio di una “tabula rasa”. Questo gesto radicale aprì la strada a una nuova fase creativa, caratterizzata da incisioni e disegni delicati e riflessivi, opere che oggi troviamo presentate in questa preziosa mini-retrospettiva a Napoli. Nella serie Nourishment (2002 – in corso), Landy trasforma erbacce e fiori spontanei in simboli di resistenza e rinascita. I suoi disegni e incisioni, insieme agli acquerelli intimi di Wearing, raccontano la loro vita quotidiana a Napoli, dove la città si fonde con le immagini di vita di coppia, assorbendo e trasformando i frammenti che la attraversano.

Michael Landy and Gillian Wearing: Art Lovers, installation view, gennaio 2025 © Michael Landy and Gillian Wearing. Courtesy the artists and Thomas Dane Gallery. Photo: M3 Studio srl

Michael Landy e Gillian Wearing si incontrano alla Goldsmiths University di Londra negli anni ’80. Wearing, classe 1963, è un’artista che esplora l’identità, la psiche e la società, spesso tramite il medium della fotografia. Esposte a Napoli per la prima volta, le tredici foto della serie Signs that say what you want them to say and not Signs that say what someone else wants you to say sono tra le opere più significative nella mostra. Scattate nel 1994 durante una residenza in città dell’artista in occasione del G7 a Napoli, le foto catturano su pellicola la relazione tra artista e soggetto in qualità di partecipante e collaboratore necessario a raccontare una storia in bilico tra la vita privata e l’appartenenza sociale. Per Napoli, Wearing ha anche creato cinque nuovi ritratti che assumono le sembianze di icone del cinema italiano: Monica Vitti, Anna Magnani, Pier Paolo Pasolini. Queste opere utilizzano maschere di silicone magistralmente eseguite, parrucche personalizzate e un’illuminazione precisa, realizzando così ritratti al contempo inquietanti ed estremamente familiari, giocando con l’identità quale atto performativo ed esaminando la tradizione storica dell’arte dell’autoritratto come tecnica di auto-rappresentazione, espressione e promozione.

Nella mostra, infine, la coppia esplora il concetto fluido di monumento e rovina. Wearing, con le sue maquette in bronzo di famiglie esposte nella galleria esterna, rielabora il monumento in chiave contemporanea, esplorando le varie declinazioni del concetto di “famiglia”. Landy, con Future Ruins, riflette sulla decadenza dei monumenti, rappresentando luoghi iconici in stati immaginari di rovina, unendo politica ed emozione nel suo esame delle implicazioni storiche e del valore del monumento.

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