KRAFTWERK 12345678 ZUKUNFT Kunstpalast Dusseldorf, 2021. © Peter Boettcher. Courtesy Kraftwerk and Spruth Magers
In Via dei Mille 6, a Roma, tra gli stucchi Belle Époque di un appartamento trasformato in una galleria d’arte contemporanea, le stanze di Indipendenza, sotto la direzione di Marco Zevi, ospitano la mostra Kraftwerk – The Man Machine. Un progetto multimediale e site specific ideato da Ralf Hütter, co-fondatore del celebre gruppo musicale tedesco insieme a Florian Schneider, e con la curatela di Michael Bracewell. Tra suono e immagini in movimento, le opere in mostra danno corpo all’immaginario della musica elettronica firmata Kraftwerk.
L’uomo-macchina di Ralf Hütter è un prototipo, il disegno stilizzato di una figura che sintetizza la componente umana e quella tecnologica in poche linee essenziali. Die Mensch-Maschine, come s’intitola il settimo album in studio dei Kraftwerk del 1978, è la simbiosi tra uomo e tecnologia, in cui la seconda è un’estensione del primo. Un legame grazie al quale si accede a nuove forme di espressione e di interazione, si declina il linguaggio visivo in molteplici soluzioni. Nella mostra a Indipendenza ritroviamo i Kraftwerk robots, i pixel, l’operatore del mini-calcolatore e il lettering futuristico: un mix di estetica tecnologica e design d’avanguardia direttamente dagli anni Settanta.
Con Kraftwerk – The Man Machine Ralf Hütter ridisegna le forme della band e delle sue espressioni artistiche tra musica e arte visiva. Da un lato l’apparato visivo in cui i setup dei concerti, gli strumenti musicali e l’abbigliamento dei musicisti sono coordinati, dall’altro l’utilizzo di vocoder e sintetizzatori esprimono la relazione tra uomo e macchina. Così è andato definendosi il linguaggio artistico che oggi tutti associamo a un nome: Kraftwerk.
Le abbiamo viste ai loro concerti, nelle copertine dei loro album, nei visuals: le immagini che ritroviamo a Indipendenza e che Ralf Hütter ha messo insieme per Kraftwerk – The Man Machine ci immergono totalmente nel mondo futuristico del gruppo musicale tedesco che ha segnato la storia della musica elettronica. Kraftwerk come progetto nacque sul finire degli anni Sessanta nella scena artistica di Düsseldorf, all’epoca in fermento e punto nevralgico per l’intera scena tedesca. Erano diversi gli artisti con approcci radicali e innovativi che in quegli anni in città contribuivano a definire i confini di un nuovo modo di esprimersi: Heinz Mack, Otto Piene e Günther Uecker con il loro Gruppo ZERO, Joseph Beuys, Gerhard Richter.
All’inizio degli anni Settanta i Kraftwerk fondarono lo studio Kling Klang: un laboratorio di sperimentazione dove si chiudevano per ore al giorno suonando, come dei “lavoratori musicali”, registrando la loro musica con i magnetofoni e creando i loro album più iconici. In un susseguirsi di ritmi ipnotici, ripetuti e meccanici, i Kraftwerk hanno condensato la loro idea di musica romanticizzando il rapporto uomo-macchina in una chiave di lettura unica che ha definito uno stile inconfondibile.
Autobahn nel 1974, The Man-Machine con il celebre brano The Robots nel 1978, Computer World del 1981: album dopo album, i Kraftwerk hanno riscosso un successo internazionale mentre il loro progetto si trasformava in un’opera d’arte totale, guardando alla Gesamtkunstwerk di cui Richard Wagner scriveva nel suo L’arte e la rivoluzione (1849).
Ralf Hütter con Kraftwerk – The Man Machine a Indipendenza ci restituisce l’idea di quest’opera audio-visiva multimediale che dal secolo scorso si proiettava già nel futuro.
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