Tra nomi acclamati e ritorni a sorpresa (vedi il singolare caso del Padiglione Australia), continua a delinearsi il panorama della 61ma Biennale d’Arte di Venezia, in programma dal 9 maggio al 22 novembre 2026: a rappresentare la Grecia sarà Andreas Angelidakis. Il progetto, intitolato Escape Room, sarà curato da Giorgos Bekirakis e promosso dalla MOMus – Metropolitan Organization of Museums of Visual Arts of Thessaloniki, rete museale pubblica greca dedicata all’arte moderna e contemporanea, fondata nel 2018. Nel solco della ricerca ibrida di Angelidakis, l’installazione per il Padiglione della Grecia ai Giardini della Biennale, proporrà una riflessione critica sulle modalità attraverso cui interpretiamo il passato e abitiamo il presente, tra rovine classiche e architetture digitali.
Nato ad Atene nel 1968, Angelidakis si muove da decenni in un territorio fluido tra arte, architettura e tecnologia. I suoi lavori trasformano spazi espositivi in ambienti narrativi e immersivi, attraversati da riferimenti all’antichità greca, all’urbanistica, alla teoria dell’abitare e alla cultura visiva contemporanea. Celebre per le sue soft ruins – cuscini giganti che riproducono frammenti architettonici – l’artista restituisce la rovina alla sua dimensione esperienziale, facendo del frammento un corpo da decostruire.
Tra i progetti più significativi di Angelidakis si ricordano Center for the Critical Appreciation of Antiquity, commissionato da Audemars Piguet Contemporary e allestito all’Espace Niemeyer di Parigi nel 2022; POST-RUIN Bentivoglio (Palazzo Bentivoglio, 2020); la presenza alla documenta 14 nel programma Parlamento dei corpi curato da Paul B. Preciado; la Bergen Assembly (2019); la Biennale dell’Immagine in Movimento alle OGR di Torino; la 12ª Triennale del Baltico di Vilnius e la prima Biennale di Architettura di Chicago.
Parallelamente alla sua attività artistica, Angelidakis ha curato mostre che riflettono sul rapporto tra oggetto, spazio e ideologia, come The System of Objects alla Deste Foundation di Atene, Super Superstudio al PAC di Milano, OOO – Object Oriented Ontology alla Kunsthalle Basel e Fin de Siècle allo Swiss Institute di New York.
In Escape Room, il padiglione greco dallo stile neobizantino – inaugurato tra il 1933 e il 1934 su progetto dell’architetto Papandréou, con la collaborazione di Brenno Del Giudice – si trasformerà in un’architettura dinamica, tra citazioni monumentali, tecnologie digitali e materiali modulari. Il visitatore sarà chiamato a esplorare questo spazio multidimensionale, alla ricerca di un’identità da costruire nella memoria collettiva.
Il pubblico italiano ha recentemente potuto confrontarsi con la poetica di Angelidakis grazie a VR Man, installazione luminosa presentata nella 27ª edizione di Luci d’Artista a Torino. Collocata in Piazza Vittorio Veneto, l’opera rilegge la statuaria classica in chiave contemporanea, adattando il canone dell’atleta per delineare un cyborg di luce, a metà tra cariatide e avatar, emblema di un’antichità rielaborata attraverso i codici visivi della realtà virtuale.
Il curatore Antonio Grulli, che ha collaborato con l’artista sia per Luci d’Artista che per POST-RUIN Bentivoglio, ha commentato con entusiasmo la notizia: «Poter esporre alla Biennale è la consacrazione per qualsiasi artista. Per noi è un orgoglio aver ospitato una sua opera, destinata a illuminare Torino negli anni a venire».
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