Visioni oblique – Museo delle Trame Mediterranee Fondazione Orestaidi

di - 1 Giugno 2022

Cristina Costanzo cura una serie di iniziative a favore di Gibellina e del Belice tutto.
Si passa da “Images Gibellina” (estate 2021) a “Visioni Oblique”, progetto ideato durante il primo lockdown: “un progetto collettivo e corale che accoglie le letture complementari di un nucleo di artisti invitati a confrontarsi con la Valle del Belìce”.
Questa, collocata nella Sicilia occidentale tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento, fu colpita da un fortissimo terremoto nel 1968 che devastò la maggior parte dei paesi della valle.
Gli artisti e le artiste chiamat* a far parte di questo progetto “sono accomunati da un’attenzione speciale riservata per ragioni storiche, paesaggistiche e culturali a quest’area geografica della Sicilia”, scrive la curatrice.
Gibellina, nel tempo ricostruita a 30 km più a valle, si fa topos di una risemantizzazione delle ferite, laddove per topos si intende come “l’idea di Gibellina si sia imposta nell’immaginario collettivo non solo come città distrutta e per certi versi fallimentare, ma anche come motore della ricostruzione attraverso le arti”.

Davide Bramante, ph. Iole Carollo

Tema di fondo delle opere in mostra, tutti libri di artista, è il tema della natura, dell’urbano, della riurbanizzazione, dello sradicamento e della ricollocazione della comunità, in un omaggio non convenzionale a questa realtà. Questo progetto si pone in un raggio più ampio di discorso antropologico e urbanistico come spinta al ripensamento delle persone che si occupano del reinserimento di intere comunità entro un nuovo status. Costanzo osserva come “pur non essendo il tema principale di Visioni oblique, le questioni connesse allo sradicamento della comunità causato dal terremoto risultano centrali grazie a diverse opere, tra cui ‘S/Paesaggi’ di Carla Sutera Sardo, ‘No place like home’ di Rossana Rizza, ‘Greetings from Gibellina’ di Danilo Maniscalco e ‘Gibellina’ di Maurizio Galimberti. Credo anche che questa tematica sia diventata particolarmente urgente in seguito alla pandemia di Covid-19 e per una duplice ragione; da un lato perché l’idea di comunità è stata messa a rischio dalla crisi globale e dall’altro perché si è rivelato imprescindibile l’inserimento di questa stessa comunità nel contesto ambientale anche grazie agli interventi artistici nella sfera urbana”.
Ciò che invece è assolutamente centrale è proprio la forma oggetto libro d’artista, il modus d’espressione degli artisti e delle artiste invitat* ad agire. Il libro, per dirla alla Barilli, è luogo di ricerca. Il libro si legge. Il libro si sfoglia. Il libro si vede. Per un attimo dimentichiamo, durante la mostra, che mascherine e guanti non sono indossati per la pandemia in corso, ma li reputiamo fondamentali per la cura che bisogna necessariamente avere per queste opere, per la delicatezza del tatto, l’accortezza del girare pagina, star vicini ma non troppo. La “forma libro [è] espressione fra le più duttili e interessanti nello scenario internazionale”.
Molti libri sono accompagnati da manufatti. Penso alla pietra che il libro di Ellie Ivanova e agli oggetti ritrovati di Iole Carollo. Costanzo ci dice che “sono opere che testimoniano per certi versi una vocazione maggiormente oggettuale (analogamente, per esempio, ai lavori di Anna Capolupo, Davide Bramante, Paolo Assenza) ma che rispondono alla forma-libro proprio per la loro duttilità. Inoltre, sia ‘Archeologia del futuro’ di Iole Carolo sia ‘Amabili pietre’ di Ellie Ivanova immaginano che l’opera sia l’esito di un viaggio di ritorno da quei luoghi e il frutto di una ricognizione.

Ellie Ivanova, ph. Iole Carollo

Le opere che maggiormente, a mio avviso, colpiscono sono quelle di Iole Carollo, per la compostezza e per gli oggetti recuperati e disposti come imprescindibili dalla visione del libro di artista; Davide Bramante, che pone come libro una struttura a lastre.
Ma soprattutto “Frammenti” di Marilina Marchica: “L’opera […] si configura quale trasposizione in forma di libro d’artista della serie copiosa di schizzi, disegni, collages e frottages, […] e stampati su carte diverse come consuetudine dell’artista. A queste opere scelte e realizzate ad hoc si aggiungono i frammenti di carta da parati e un multiplo, presente in ogni copia del libro, risultato di un percorso condotto dall’artista per il proprio lavoro e derivante dal suo personale modo di sentire i luoghi sottoposti a una continua metamorfosi”.
E l’opera di Ivanova, un libro in tessuto stampato e ricamato con manufatti trovati in terra del Belice: l’artista “presenta […] una riflessione circa le possibilità delle immagini fotografiche come occasione di ripristino della memoria. Sulla base di una ricerca volta al recupero di fotografie quali testimonianze della vita quotidiana e delle architetture di Gibellina vecchia, l’artista seleziona un nucleo di scatti che immortalano spazi aperti (strade, piazze) e momenti di aggregazione in occasione di eventi speciali (matrimoni, processioni) oppure privati ma esposti allo sguardo pubblico”.

Aperto in autunno 2021 alla sede di église (Palermo) come prima visione, la mostra approda al Museo delle Trame Mediterranee – Fondazione Orestaidi di Gibellina dal 21 maggio (ore 18 opening) e sarà visitabile fino al 20 giugno 2022, dal martedì alla domenica dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00.

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