Categorie: Arte moderna

La mostra dedicata ai Farnese racconta una pagina grandiosa della storia di Roma

di - 20 Aprile 2025

La mostra I FARNESE NELLA ROMA DEL CINQUECENTO. Origini e fortuna di una Collezione è un’apprezzabile, sintetica panoramica su una tra le più importanti famiglie nobiliari, i Farnese per l’appunto, presente nella Roma rinascimentale. Famiglia che tanto ha operato nella città, tracciando un indelebile segno nell’impianto architettonico cittadino ma, soprattutto, nella cultura di quegli anni.

I Farnese nella Roma del Cinquecent, installation view. Ph.Monkeys Video Lab

Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard, curatori della mostra, hanno voluto, infatti, ricostruire, attraverso centoquaranta opere, il racconto della Collezione Farnese, nell’arco degli anni del suo massimo splendore, che corrisponde proprio al periodo romano, che va dai primi decenni del XVI secolo fino agli inizi del secolo successivo. Sculture antiche, dipinti, disegni, manoscritti, gemme, bronzi e monete, narrano e testimoniano il grandissimo patrimonio della famiglia nobiliare, attestata già dal XII secolo come feudataria nei territori della diocesi di Tuscania.

I Farnese nella Roma del Cinquecento, installation view. Ph.Monkeys Video Lab

Cospicua selezione di lavori, che si è potuta raggruppare per la proficua collaborazione tra diversi musei, enti e istituzioni, che conservano i preziosi esemplari di questo incalcolabile patrimonio. Patrimonio, purtroppo, smembrato nonostante le lucide volontà del Gran Cardinale Alessandro Farnese (nipote di Alessandro Farnese/Papa Paolo III iniziatore del grande patrimonio artistico). Nel suo testamento del 22 giugno 1587, conservato nell’Archivio Storico Capitolino, il Gran Cardinale dispone, a chiare lettere, che le opere e gli oggetti della collezione rimanessero uniti e non lasciassero mai Roma. Ma già all’indomani della sua morte, le sue volontà furono immediatamente disattese. Ranuccio, erede diretto del Gran Cardinale, diventato Duca di Parma e Piacenza, dopo il 1600, portò con sé alcune delle opere più significative della collezione.

I Farnese nella Roma del Cinquecento, installation view. Ph.Monkeys Video Lab

Comunque, il grande interesse per Roma e, quindi, quanto lasciato dalla famiglia, immediatamente è segnalato nella mostra, in una sala completamente dedicata all’operato dei Farnese nella città. Interventi compiuti col principale scopo di cancellare le devastazioni dell’Urbe, causate dal Sacco di Roma del 1527 da parte dei Lanzichenecchi. Per elevarla allo stesso livello delle altre grandi città dell’epoca, capace, così, di ospitare l’arrivo dell’imperatore Carlo V e di accogliere il Giubileo del 1550. Lavori che prendono avvio proprio dalla costruzione del rutilante palazzo di famiglia, nell’omonima piazza del rione Regola, nel cuore della Capitale. Giuseppe Antonio Guattani lo indica come uno delle quattro meraviglie di Roma, vale a dire: il dado di Farnese (palazzo Farnese), il cembalo di Borghese (palazzo Borghese), la scala di Caetani (palazzo Ruspoli) e il portone di Carbognani (palazzo Sciarra Colonna), Giuseppe Antonio Guattani, Roma descritta ed illustrata, 1805. Al quale lavorarono, non nuoce ricordarlo: Antonio da Sangallo il Giovane, Michelangelo, Vignola e Giacomo della Porta.

I Farnese nella Roma del Cinquecento, installation view. Ph.Monkeys Video Lab

Come è bene sottolineare che i Farnese hanno favorito l’edificazione della splendida Chiesa del Gesù; dato prosecuzione ai lavori della Basilica di San Pietro; la costruzione del Passetto (andato distrutto per l’erezione del Vittoriano) tra Torre Paolo III e Palazzo San Marco; la fortificazione delle mura aureliane con l’imponente Bastione di Sangallo; la riapertura della vecchia via Lata (attuale via del Corso); la monumentalizzazione di piazza del Campidoglio su progetto di Michelangelo, con la sistemazione della statua equestre di Marco Aurelio; l’ampliamento di piazza Santi Apostoli; la decorazione del Palazzo della Cancelleria, da parte di Giorgio Vasari. Un parziale elenco che ben illustra la fervente attività della famiglia. Che annovera tra i suoi membri un papa (Paolo III, pontificato 1534-1549), un gran cardinale (Alessandro Farnese), un duca (Alessandro Farnese duca di Parma e Piacenza) e una regina (regina consorte Elisabetta Farnese, moglie di Filippo V).

Intenso interesse che altrettanto si può cogliere nelle diverse sezioni in cui è stato suddiviso il percorso espositivo lungo dodici sale, attraverso le quali si sono volute evidenziare le varie sfumature dell’attività culturale e collezionistica della famiglia. Sezioni, alcune delle quali raggruppano talune opere di quelle sale che tanto impressionarono i loro contemporanei. Dalla Galleria Carracci, alla Sala dei Filosofi (dedicata al tema delle Veneri, tra cui Venere Callipigia), al Camerino del Gran Cardinale. Tra esse, anche una dedicata a Fulvio Orsini, determinante per l’acquisizione e la valorizzazione di molti reperti della collezione. A sua volta collezionista, perciò qui esposti una selezione di gemme, la tavola del Salvator Mundi e il Codice Capponiano.

I Farnese nella Roma del Cinquecento, installation view. Ph.Monkeys Video Lab

La passione per l’arte si coglie anche nella sala con i ritratti di coloro che maggiormente furono gli artefici della collezione. Oltre a papa Paolo III – ritratto da Raffaello e da Tiziano – e al Gran Cardinale, i di lui fratelli Ranuccio e Ottavio (che tra l’altro sposò in seconde nozze proprio la figlia di Carlo V), per concludere con Odoardo, ritratto dal Domenichino, che chiuse il periodo romano e a cui si deve la prestigiosa commissione ad Annibale Carracci degli affreschi del Palazzo Farnese, con soggetti mitologici ispirati alle Metamorfosi di Ovidio. Inoltre, come costume dell’epoca, gli interessi della famiglia erano particolarmente attenti all’arte antica, come attestano ben due sale in cui sono riunite alcune antiche sculture, tra cui il noto Ercole Farnese, rinvenuto negli scavi delle Terme di Caracalla, o i gruppi Pan e Daphni e Ganimede con l’Aquila.

I Farnese nella Roma del Cinquecento, installation view. Ph.Monkeys Video Lab

A bilanciare il profano, erano presenti diverse opere sacre, tra cui: Madonna del Divino Amore di Raffaello, Guarigione del cieco nato di El Greco e Cristo e la Cananea di Annibale Carracci. La fine del percorso viene fatta coincidere, per l’appunto, con la morte di Fulvio Orsini nel 1600, che segna anche la fine del periodo romano, nonché quello più prestigioso della Collezione Farnese. E, per questo, si sono voluti rendere visibili dei sottili rimandi, riunendo nell’ultima sala il Ritratto di Giulio Clovio di El Greco, appartenuto a Fulvio Orsini con l‘Officiolo. Giulio Clovio, il più significativo rappresentante della miniatura nel manierismo, che Giorgio Vasari, ne Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, et architettori, descrive «Non è mai stato, né sarà per aventura in molti secoli, né il più raro, né il più eccellente miniatore, o vogliamo dire dipintore di cose piccole, di don Giulio Clovio, poiché ha di gran lunga superato quanti altri mai si sono in questa maniera di pitture esercitati», è rappresentato con in mano l’Officiolo (Libro d’Ore) che ha miniato proprio per il Gran Cardinale Alessandro Farnese.

I Farnese nella Roma del Cinquecento, installation view. Ph.Monkeys Video Lab

Lavori che insieme vogliono attestare il legame fra i Farnese e gli Orsini. Un percorso, dunque, che, pur sviluppandosi con quella cupa illuminazione teatrale, è esaltato da un raffinato allestimento. E che rimane chiuso in sé stesso, non suggerendo quanto è, invece, tuttora ammirabile nella città. Non aprendosi, cioè, a quelle tracce ancora fortemente presenti nella Capitale che avrebbero offerto una panoramica molto più ampia della famiglia che ha fortemente segnato tutto il Cinquecento.

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