Categorie: Arte moderna

Lo sgombro è d’autore: riscoperta una natura morta di Van Gogh

di - 4 Dicembre 2019

E così, quegli sgombri sarebbero di Vincent Van Gogh. Si tratta di una natura morta a lungo creduta come originale ma poi declassata come falso nel 2003. E invece, secondo Oliver Tostmann, curatore al Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford, l’opera sarebbe da attribuire definitivamente al grande artista. La nuova attribuzione è indicata nel catalogo recentemente pubblicato in occasione della mostra dedicata alla nature morte di Van Gogh, visitabile fino al 2 febbraio 2020 al Museum Barberini di Potsdam.

La natura morta per Vincent Van Gogh

Il museo è stato inaugurato nel gennaio 2017, all’interno del Palazzo Barberini della città tedesca, un edificio in stile barocco costruito dall’architetto Carl von Gontard nella seconda metà del Settecento, prendendo a modello il più famoso Palazzo Barberini di Roma. L’esposizione, a cura di Michael Philipp, racconta l’evoluzione del genere nella ricerca di Van Gogh che, nel fulminante decennio della sua carriera artistica, dal 1881 al 1890, realizzò circa 170 nature morte. «La natura morta è l’inizio di tutto», scriveva Van Gogh nell’inverno del 1884.

Vincent Van Gogh, Natura morta con piatto di cipolle, 1889, Kröller-Müller Museum, Otterlo

L’opera in questione, una natura morta con sgombri e pomodori, nella collezione di Oskar Reinhart, a Winterthur, fu declassata nel 2003 da Roland Dorn, esperto di Van Gogh, che contestava la colorazione troppo fredda degli sgombri e il rosso dei pomodori. Il dipinto è stato quindi riconosciuto ufficialmente come falso e, quindi, non esposto nella mostra a Potsdam ma nell’appendice del catalogo, nell’elenco di tutte le nature morte di Van Gogh, è stata inserita di nuovo, con una attribuzione.

Il Mediterraneo ha il colore dello sgombro

Per la sua analisi, Tostmann prende come esempio altri due casi di nature morte, un vaso con papaveri e un vaso di fiori di campo e rose, prima declassate e poi attribuite di nuovo a Van Gogh, che presentano una colorazione molto simile a quella degli sgombri. I due vasi, esposti rispettivamente al museo di Hartford e al Museo Kröller-Müller di Otterlo, sono oggi considerati come originali di Van Gogh, che li dipinse a Parigi tra il 1886 e il 1887.

Courtesy Kröller-Müller Museum, Otterlo

Un altro argomento a favore dell’autenticità degli Sgombri è la provenienza. L’opera fu infatti registrata dal Ambroise Vollard, storico mercante di Van Gogh, già nel 1899, cioè solo nove anni dopo la morte dell’artista. Quindi, troppo presto per un falso, anche considerando che le sue opere non avevano ancora raggiunto un valore così alto. L’opera fu poi acquistata nel 1919 dal collezionista Oskar Reinhart, commerciante di cotone e caffè. Alla la sua morte, nel 1965, la collezione fu lasciata in eredità allo Stato svizzero e aperta al pubblico nella sua villa.

Courtesy Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford

Quello che è certo è che Van Gogh nutriva una particolare predilezione per i colori degli sgombri. Durante la sua visita al villaggio di pescatori di Les Saintes-Maries-de-la-Mer, nel giugno 1888, scrisse a suo fratello Theo: «Il Mediterraneo ha il colore dello sgombro, in altre parole, cambia. Non sai se è verde o viola, non sai se è blu, perché un secondo dopo il suo riflesso mutevole ha assunto una tonalità rosa o grigia». Convinti? Ma la parola fine alla questione la potranno mettere solo gli specialisti del Van Gogh Museum di Amsterdam.

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