Roma, Pantheon
Che cosa succede quando il successo culturale di una città si trasforma in pressione insostenibile per chi la abita? È da questa domanda che prende le mosse l’incontro Modelli di fruizione della cultura: il difficile rapporto tra cultura, visitatori e residenti, in programma oggi, 5 dicembre, alle ore 14 nello Spazio Forum – Sala Aurora del Centro Congressi La Nuvola, a Roma, nell’ambito della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria Più libri più liberi 2025.
Promosso dall’Associazione per l’Economia della Cultura, l’incontro è il secondo appuntamento del ciclo di conferenze Le reazioni del mondo della cultura alle innovazioni delle tecnologie nelle forme istituzionali e nei modelli di fruizione, finanziato con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese e coordinato scientificamente da Pietro Valentino, direttore della rivista Economia della Cultura. Dopo il primo momento di confronto ospitato alla Fondazione Basso, il dibattito entra ora nel cuore di una manifestazione che fa del libro il proprio motore, portando al centro del programma uno dei nodi più sensibili del presente: la ricerca di un equilibrio tra attrattività culturale, turismo e qualità della vita per i residenti.
A introdurre e moderare l’incontro sarà Alessandro Leon, presidente dell’Associazione per l’Economia della Cultura, che guiderà il dialogo tra tre figure che incarnano sguardi complementari sul tema: Giovanni Caudo, professore ordinario di Urbanistica all’Università Roma Tre; Innocenzo Cipoletta, presidente AIE – Associazione Italiana Editori; Maria Vittoria Marini Clarelli, storica dell’arte. I loro interventi sono centrati rispettivamente su come si trasformano le città d’arte, sul ruolo dei luoghi della cultura nella città e sulle responsabilità delle istituzioni nel regolare un equilibrio sempre più fragile.
L’economia della cultura in Italia si è sviluppata in parallelo al riconoscimento del ruolo strategico della cultura in molte destinazioni turistiche, soprattutto nelle grandi città d’arte. Questo processo, spesso celebrato in termini di crescita del valore aggiunto e di aumento dell’occupazione – non sempre qualificata – ha un problematico rovescio della medaglia: gentrificazione dei centri storici, inquinamento, pressione sulle risorse idriche, consumo di suolo. Il rapporto tra cultura, visitatori e residenti non è mai neutrale o univoco e genera concentrazioni, squilibri, fragilità sociali e ambientali.
L’incontro di oggi mette a fuoco questo difficile rapporto, contestando l’idea che un equilibrio possa emergere spontaneamente dalle sole dinamiche di mercato. Di fronte all’attuale configurazione del turismo italiano, con città sovraccariche, territori marginali sottoutilizzati e una crescente polarizzazione dell’offerta, la questione decisiva diventa il modello di governance territoriale: chi decide quale tipo di sviluppo culturale e turistico è sostenibile per una comunità? E con quali strumenti? Come si può evitare che i luoghi della cultura diventino scenografie per un consumo rapido, a scapito del loro ruolo civico, educativo e simbolico?
L’Associazione per l’Economia della Cultura, fondata nel 1986 su impulso di Giuseppe Galasso e Carla Bodo, nasce per creare un ponte tra riflessione economica, politiche pubbliche e mondo della cultura, con particolare attenzione ai beni culturali, allo spettacolo e alle industrie culturali. Nel corso degli anni ha riunito economisti, giuristi, amministratori, sociologi, operatori culturali, esponenti del mondo imprenditoriale, costruendo un osservatorio privilegiato sulle trasformazioni in atto e collaborando con istituzioni italiane e internazionali.
Dal 1991 l’Associazione cura e pubblica la rivista trimestrale Economia della Cultura (Il Mulino), che affronta in chiave scientifica le principali questioni legate alla dimensione economica del patrimonio, dello spettacolo dal vivo e delle industrie culturali, offrendo uno strumento di lavoro fondamentale per studiosi, policy maker e professionisti del settore.
In un momento in cui molte città europee stanno ripensando i propri modelli di sviluppo, la discussione proposta dall’Associazione per l’Economia della Cultura prova a spostare il baricentro del discorso: non più soltanto “quanti visitatori” ma “quale qualità di vita”, “quale ruolo per i residenti”, “quale responsabilità per le istituzioni culturali”. È da queste domande che passa, oggi, la possibilità di immaginare una fruizione della cultura davvero sostenibile economicamente, socialmente e democraticamente.
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