Élisabeth Gomis
È in fermento e in trasformazione la scena culturale africana, in modo particolare in Nigeria. Grazie alla sua dinamica scena economica e al boom dell’industria musicale e cinematografica, la Nigeria è diventata una forza trainante della cultura pop mondiale. Il calendario degli eventi culturali a Lagos è cadenzato da appuntamenti annuali come la fiera ART X Lagos, la fashion e design week e da LagosPhoto Biennial, per ricordarne solo alcune. E non è un caso che la seconda edizione del Forum Création Africa, incontro biennale che incoraggia e sostiene i legami culturali ed economici tra Francia, Europa e Africa, sia stato organizzato proprio a Lagos, lo scorso ottobre, sotto la direzione di Élisabeth Gomis. Di formazione giornalista e produttrice musicale, nata a Parigi nel 1980 ma di origine africana, la Gomis ha una lunga storia professionale di incarichi culturali e amministrativi. Ha fatto parte del coordinamento della “Stagione Africa2020”, promossa dall’Istituto Francese, ed è ora direttrice di MansA – Maison des Mondes Africains a Parigi, giovane istituzione pubblica francese, attiva dal 2021. Gomis è una figura chiave nel rinnovamento e l’introduzione dell’espressività post-coloniale in Francia. L’abbiamo intervistata.
Può parlarci di come è nato il Forum Création Africa da lei diretto?
«Questa è la seconda edizione, la prima è stata fatta due anni fa a Parigi, ideata per permettere il networking, scambi e opportunità di collaborazione tra Industrie Culturali e Creative africane ed europee, dalla moda al cinema, dai videogiochi al sound design, dalle web series alla realtà virtuale. Per questa seconda edizione abbiamo sentito il bisogno di confrontarci con i luoghi in cui nasce la creatività africana, e Lagos è uno di questi. Ma, al di là delle città in cui viene organizzato il Forum, stiamo già lavorando alla prossima edizione, l’aspetto per noi importante è valorizzare la scena africana contemporanea e le sue diaspore, nei Caraibi, in Nord e Sud America, nell’Oceano Indiano. Siamo consapevoli che lo sviluppo economico, commerciale e economico del mondo africano riguarda il mondo intero e la Francia ha una lunga storia con il continente che vogliamo continuare a sviluppare».
A Lagos ho partecipato a diversi showcase riguardanti videogiochi, serie TV, animazione, realtà virtuale e a diversi talk di approfondimento. In tutti questi incontri, pur nei diversi ambiti espressivi, si sottolineava l’importanza di creare networking e collaborazioni tra le produzioni artistiche africane e internazionali. Ho assistito al lancio del video game Spinners, tratto dall’omonima serie televisiva. Pensa che sia un esempio paradigmatico di collaborazione produttiva per lo sviluppo di talenti africani?
«Sì, Spinners è un ottimo esempio di inclusività e di innovazione. È la prima serie televisiva, africana selezionata in concorso a Canneseries, vincitrice di tre premi al Dakar Series Festival 2023, e del Magnolia Award per la migliore serie TV straniera allo Shanghai TV Festival 2024. Narra una storia di Ethan, autista diciassettenne che lavora per una gang di Città del Capo, che individua nello “spinning”, sport motoristico estremo, una possibile via d’uscita dalla gang. È fiction ma narra di uno sport realmente praticato in Sud Africa, che grazie alla serie TV e al videogame assume una connotazione globale. È un esempio di sinergia che permette di unire competenze e professionalità francesi e Sud Africane, perché è coprodotto da Showmax e CANAL+, MansA (Parigi) e South Africa’s Job Funds, in collaborazione con gli studi Gobelins di Parigi e con la Witz University di Johannesburg».
Negli incontri del Forum è stato spesso sottolineato il desiderio e la volontà di dare voce alla ricca storia culturale africana, raccontata attraverso serie televisive, progetti di realtà virtuale o video game. Potrebbe fornirci qualche esempio a parte a tale riguardo?
«Penso che Kancícà possa essere un ottimo esempio. È un’installazione che permette un’esperienza immersiva poetica, educativa e interculturale. Racconta la storia di Dotou, un giovane cartografo che ripercorre i passi della regina Na Agontimé, deportata in Brasile nel XVIII secolo. Ambientato nel periodo della tratta degli schiavi, Kancícà invita il pubblico a un viaggio fisico, spirituale e culturale, per celebrare il patrimonio africano promuovendo nuove forme di trasmissione culturale. È stata realizzata da un team internazionale tra Francia, Benin e Brasile. L’abbiamo già esposta al MansA a Parigi, e nei mesi di novembre e dicembre sarà presentata al Museu de Arte do Rio e al MixBrasil Festival a Sao Paulo.
Può farci un altro esempio?
«Altrettanto significativo è il lavoro MoonGirls, serie di graphic novel afrofuturiste prodotte da una NGO femminista pan-africana. Leggendoli seguiamo le avventure di quattro supereroine africane che cercano di salvare il mondo dal patriarcato, dalla cultura dello stupro, dall’inquinamento e dal riscaldamento globale, per cercare di vivere in un mondo più inclusivo e rispettoso dell’ambiente. Queste opere non si limitano a raccontare: trasformano. Attraverso la forza del racconto e dell’immaginazione, artistə e attivistə africani ridefiniscono il modo in cui il continente viene rappresentato, affermando il diritto di narrare le proprie storie e di immaginare mondi più giusti, equi e sostenibili».
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