C’è un leone che da secoli guarda dall’alto Piazza San Marco, custode silenzioso della Repubblica di Venezia e simbolo della sua potenza. Tutti lo conoscono: il grande bronzo alato che svetta sulla colonna di granito, icona replicata su palazzi, monete e nel trofeo del Festival del Cinema. Ma un recente studio condotto dall’Università di Padova e pubblicato su Antiquity ha mostrato che questo antico guardiano non è soltanto veneziano. Le sue radici risalirebbero alla Cina, precisamente lungo le sponde del Fiume Azzurro.
L’analisi isotopica del piombo contenuto nel bronzo ha rivelato che il rame utilizzato per la fusione proviene dalla regione del basso Yangtze. Non solo: la morfologia della scultura, in origine provvista di corna e con tratti più vicini a una creatura fantastica che a un felino reale, richiama gli zhènmùshòu, i leoni-guardiani che vegliavano sui sepolcri della dinastia Tang (VII-IX secolo d.C.), figure apotropaiche destinate a scacciare gli spiriti maligni. Successivamente, una serie di modifiche – corna rimosse, orecchie accorciate, ali aggiunte – lo avrebbero trasformato nel leone marciano, patrono della Serenissima.
Come sia arrivato a Venezia resta un mistero, ma gli studiosi avanzano un’ipotesi suggestiva: il leone potrebbe essere stato acquisito da Niccolò e Maffeo Polo, padre e zio di Marco, durante il soggiorno alla corte di Kublai Khan a Khanbaliq, l’attuale Pechino, e riportato in patria attraverso le rotte della Via della Seta. In assenza di documenti, l’itinerario del viaggio resta insondabile ma la scultura stessa diventa la testimonianza tangibile di un mondo medievale già straordinariamente interconnesso, dove oggetti, simboli e materiali circolavano insieme ai mercanti e alle idee.
Per secoli gli studiosi hanno discusso sull’origine del leone, immaginando una provenienza mesopotamica, persiana o greca. Ora, la scienza sposta lo sguardo verso Oriente, rafforzando l’immagine di Venezia come nodo di traffici e di contaminazioni culturali. Il “Leone cinese” diventa così un emblema stratificato, dall’animale evangelico di San Marco, simbolo di difesa e potere politico, a una creatura “migrante”, che porta inciso nel bronzo il ricordo di territori lontani e di civiltà intrecciate. Come ha dichiarato al Guardian Massimo Vidale, co-autore dello studio insieme a Gilberto Artioli, Roberto Ciarla, Ivana Angelini, Valentina Cantone, Antonella Gnutti, «Venezia è una città piena di misteri, ma uno è stato risolto: il Leone di San Marco è cinese, e ha camminato lungo la Via della Seta».
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