Metti uno stilista di successo, di quelli giovani e già premiatissimi e una diva del cinema, ma di quello underground, tant’è che è stata la musa del compianto Derek Jarman. Lui dirige, lei recita, regalando al suo personaggio una voce suadente e profonda e il volto, bellissimo. Il risultato è un video per certi versi sorprendente. In primis perché riesce a mantenere una tensione (ed un’attenzione) costante da parte dello spettatore, nonostante non sia brevissimo e poi perché riesce ad affidare interamente alle immagini la suggestione e il sottile straniamento di temi non facili, come l’identità e l’ambiguo slittare tra realtà ed illusione.
Ce l’ha fatta Hussein Chalayan (1970), di origine turca, naturalizzato inglese, di stanza a Parigi. Studi al Central St. Martins, esordio di fuoco nella moda, con sfilate che somigliano a vere e proprie performance d’arte: un legame – questo – sempre più forte, inestricabile, quasi un filo rosso che attraversa e tesse la sua poetica. Protagonista con una personale negli spazi del padiglione Turco (distaccato alla Fondazione Levi, presso il Ponte dell’Accademia) Chalayan presenta The Absent Presence, un progetto articolato tra video ed installazione. Proiezione distribuita su quattro schermi, lo scenario è quello di un futuro possibile e c’è una guest star come Tilda Swinton a fare da novello Virgilio, per accompagnare con movimenti misurati ed una voce ipnotica lo spettatore. Alle sculture-magliette in un’altra sala, il compito di “materializzare” un frammento del video: non è un caso, ovviamente, che la scelta sia caduta proprio su uno dei capi basic per antonomasia.
E c’è una passerella pure in Arsenale, quella che racconta Leigh Bowery (1961 – 1994) personaggio di culto nella scena della club culture londinese e modello di Lucien Freud. Abiti e accessori stratosferici, tra punk e gusto barocco, che lo stesso Bowery disegnava unendo estro e provocazione e la ripresa di una sfilata-performance, rigorosamente en travesti.
Arte e moda si corteggiano in laguna, complice la matrice spettacolare e la lunga storia della kermesse veneziana. Così tra cene e mondanità varia (per tutti: Pierre Cardin che festeggia Elton John e Missoni che fa gli onori di casa per il pirotecnico Cai Guo-Qiang) il nostro Francesco Vezzoli (1971) può mettere in scena al padiglione Italia il suo Caligola d’apres Gore Vidal. Cosa c’entra la moda? C’entra perché a produrre il tutto è Prada e lui per il trailer del suo peplum decadente-orgiastico può chiamare un campionario di stelle, più o meno maledette da Courtney Love ad uno spaesato Benicio del Toro, da Milla Jovovich ad Adriana Asti, Helen Mirren, Barbara Bouchet. Come una sorta di rimpatriata di lusso.
mariacristina bastante
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si vuole dimostrare solamnete che in turkie si ha una visione dell'arte molto contemporanea quasi iper-futurista.
il problema e che e' proprio un filmetto fatto male...ovvio..e presentato in maniera ovvia.
il fashion dilaga si ma questa e' schifezza.