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Fino all’11.XI.2017 | Milan Grygar, Antifona | P420, Bologna

di - 26 Ottobre 2017
Antifona o anti-suono, suono opposto, suono che risponde ad un altro suono, contrario, alterno. Si dice che in origine il termine significasse l’avvicendarsi di due voci o di due motivi all’interno di un canto, successivamente invece, quando entrò a far parte del vocabolario liturgico, indicò il verso che precede e segue il salmo. L’antifona è una sorta di ritornello, un refrain che sta in alternanza o in contrapposizione a qualcos’altro, un suono che non si trova mai da solo ma sempre in combinazione con altro; questo altro per Milan Grygar è il segno grafico/pittorico.
Nato nel 1926, Grygar, che vive e lavora a Praga, è considerato tra i più interessanti artisti nell’ambito delle sperimentazioni tra arte e musica. Le sue opere creano una catena di senso in cui il fenomeno uditivo e il fenomeno visivo si fondono perfettamente. E per la seconda volta nell’arco di alcuni anni, la Galleria P420 di Bologna organizza una sua personale.
Se nella prima circostanza, all’interno della mostra “Sound on paper” del 2014, erano stati esposti soprattutto lavori degli anni sessanta e settanta (Acoustic Drawings, Sound Plastic Drawings e Linear Scores), in “Antifona”, inaugurata il 23 settembre, trovano posto opere più recenti: per lo più acquerelli, oltre ad alcune grandi tele appartenenti appunto alla serie Antifona, da cui il titolo della mostra.

Milan Grygar, Antifona, 2017, installation view, Courtesy P420, Bologna, ph.C.Favero

Antifona è una ciclo di lavori iniziato circa vent’anni fa che stabilisce un proseguo rispetto al passato e conferma l’unione indissolubile del visivo e del sonoro all’interno della pratica dell’artista ceco. Ciò che l’Occidente ha scisso in due campi del sensibile, Grygar ha riunito in un unico campo percettivo. Egli stesso racconta che questa intuizione è nata quando, disegnando con un bastoncino intinto d’inchiostro, ha udito nel silenzio dello studio il rumore che quello strumento anomalo produceva: ticchettii e sfregamenti dotati di un loro ritmo. In seguito, registrato il suono su un nastro, ha trovato il procedimento interessante da entrambe le prospettive. La linea è una durata, suggerisce così Grygar e in quest’azione, fisica nello spazio e continua nel tempo, fissa la sua cifra stilistica che si colloca inesorabilmente vicina alle sperimentazioni di Fluxus e alle azioni di John Cage – con cui infatti collaborerà in diverse occasioni. I suoi lavori, quasi sempre frutto di un momento performativo, si presentano così non solo come geometrie che registrano la forma visiva del suono, ma anche come partiture che possono essere suonate in un secondo momento con specifici strumenti. Nelle opere, infatti, le due tracce, sonora e pittorica, si armonizzano e si rispondono l’una con l’altra, poiché separate per convenzione hanno la stessa origine: il movimento nello spazio di un corpo, umano se si tratta della mano dell’artista che dipinge, ma finanche meccanico – in particolare nei primi lavori – quando piccoli automi di svariate forme venivano caricati di energia e di inchiostro per solcare le aree bianche dei grandi fogli di carta.
«Sono arrivato alla conclusione che ciò che prevale nel mondo è la correlazione: il suono è connesso alla visione, e la visione non può esistere senza suono. Tutto ciò che un essere umano fa è
connesso: i fenomeni visivi e acustici sono complementari». (Milan Grygar)
Serena Carbone
Mostra visitata il 26 settembre
Dal 23 settembre all’11 novembre 2017
Milan Grygar, Antifona
Galleria P420, Bologna
via Azzo Gardino 9
40122 Bologna
Orari: da martedì a sabato 10.30-13.30 e 15-19.30
Info: info@p420.it / www.p420.it

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