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Alla Festa del Cinema di Roma trionfano le storie vere e l’impegno civile. Tutti i premi dell’edizione 2025

di - 26 Ottobre 2025

Era iniziata con il film d’apertura che non aveva pienamente convinto La vita va così troppo televisivo, poco cinematografico e stereotipato, ma tratto da una storia vera, di resistenza e resilienza. Sono state le storie a caratterizzare questa kermesse, racconti in corsa agli Oscar, con attori famosi e talenti emergenti, spaccati di mondi e di vite che hanno fatto uscire lo spettatore dalla comfort zone per essere catapultato in tragedie, in equilibri precari di esistenze, in racconti di uomini e donne che cercano il proprio posto nel mondo, chiedendo empatia profonda. Il Cinema riesce a trasformare fatti realmente avvenuti in esperienze condivise, illuminando la memoria e toccando le coscienze.

I premi della Festa del Cinema di Roma 2025

Ecco i premi assegnati da un’attenta giuria presieduta da Paola Cortellesi, regista e attrice, dai registi Teemu Nikki e William Oldroyd, lo scrittore Brian Selznick e l’attrice Nadia Tereszkiewicz: il Premio speciale della sezione Progressive se lo aggiudica proprio un film che racconta di una storia vera e che ha saputo lavorare come un unico corpo scenico, fondendo talento e sensibilità: 40 secondi. È tratto dal drammatico fatto di cronaca nera che portò alla morte il giovane Willy Monteiro Duarte, ucciso a calci e pugni mentre cercava di sedare una rissa per difendere un amico.

Il miglior Film assegnato per aver saputo portare nel grande schermo lo sguardo libero di una bambina a Left Handed Girl o La mia Famiglia a Taipei. Una storia di donne di diverse generazioni in una Taiwan legata a vecchie credenze e a difficoltà economiche. Il film è stato co-sceneggiato, montato e prodotto da Sean Baker, noto per il film Anora, premio oscar 2025.

La miglior opera Prima va a Tienimi presente di Alberto Palmiero. Il regista è anche l’attore protagonista per un racconto autobiografico di un’esistenza al bivio che ritrova un’inaspettata tranquillità nel ritorno alle radici della sua terra, una narrazione fatta di veridicità e delicatezza.

Miglior sceneggiatura, con la motivazione di aver creato un ritratto tra dolore e rabbia, va a The Thing you kill . Un incisivo dramma psicologico sulle identità multiple di tutti noi. Il regista Alireza Khatami salendo sul palco per ritirare il premio, ha ricordato che nelle guerre, l’inchiostro arriva prima del sangue e che non esiste la neutralità. Il red carpet ha il dovere di ricordare il sangue versato.

Miglior Regia a Wang Tong per Wild nights, Tamed Beasts. Un grande esordio alla regia con una forte connotazione sociale per l’esplorazione emotiva di malato e assistente in una danza magnetica tra realtà e immaginazione.

Premio Monica Vitti alla miglior attrice che ha saputo abbracciare un ruolo profondamente complesso fino a renderlo più di un ruolo, ricordando che l’abuso e il consenso non sono da mettere in discussione viene assegnato a Jasmine Trinca nei panni di Anna Fallarino nel film Gli Occhi degli altri. Liberamente ispirato al delitto del 1970 tra il marchese e la sua moglie, in un contesto di ricchezza e noia, ossessione ed erotismo. L’attrice nel ritirare il premio ha parafrasato la frase del noto manifesto femminista in: “le vite libere le fanno le donne che ci attraversano”, un monito per ricordare sofferenze e lotte di donne che ci hanno rese più libere e consapevoli.

Premio Vittorio Gassman al miglio attore che ha saputo passare dalla violenza all’amore con grande credibilità interpretativa, viene assegnato al thriller psicologico Anson Boon nel film Good Boy.

Premio giuria per una storia profondamente umana in cui interpretazione e stile trovano equilibrio nel piccolo film dalle grandi emozioni: Nino, film sulla malattia, sull’amicizia e sull’attesa.

Il miglior documentario a Cuba & Alaska, storie di guerra girato anche in prima linea sul fronte ucraino. Nonostante gli orrori e la devastazione, le due protagoniste non smettono di ridere e sognare un felice futuro esorcizzando una quotidianità fatta solo di sopravvivenza.

A concludere, il Premio del pubblico a Roberto Rossellini. più di una vita. Dentro la mente di un geniale regista con il contributo di materiale d’archivio e grazie alle tante autorevoli voci fuori campo, hanno fatto emergere la figura di Rossellini come un artista rivoluzionario, irriverente e contradditorio.

Ora che la festa si è conclusa è tempo di fare bilanci. Premiate, con un’affluenza in crescita, le scelte stilistiche della direttrice artistica Paola Malanga e del Presidente della fondazione Cinema per Roma Salvatore Nastasi. In calo, invece, le presenze del pubblico nelle sale satelliti all’Auditorium della musica, cuore della manifestazione, poiché il decentramento da una parte ha permesso di diffondere in tutta la città la Festa del Cinema ma ha portato confusione e difficile mobilità. L’altra grande critica mossa dagli addetti ai lavori è stata la divisione netta, logistica e programmatica di Alice nella Città, percepita da molti quasi in antagonismo con la kermesse principale. Inoltre, proprio in concomitanza con lo svolgersi della manifestazione, il governo ha resi noti i tagli di 150 milioni di euro al cinema italiano. Si tratta di sgravi fiscali che permettono alle produzioni italiane di essere vive e competitive anche rispetto a un mercato estero più ricco e agguerrito. L’assenza di questi aiuti rischia di contribuire alla saturazione sul mercato italiano di produzioni straniere e di conseguenza a una crisi profonda del cinema, della produzione televisiva, delle serie e di tutto l’indotto cinematografico che vi ruota intorno. Fino a quando potremo definire ancora quella del Cinema una Festa?

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