Curatela vincente non si cambia e, dopo l’exploit dello
scorso salone, Careof e Viafarini ripropongono una personale dedicata a un
personaggio del design contemporaneo, sempre sotto l’attento sguardo di
Beppe
Finessi.
Gli oggetti immediati e modesti di
Paolo Ulian lasciano il campo ai sovversivi
mobili imbottiti di
Giovanni Levanti (Palermo, 1956; vive a Milano), designer che negli ultimi
vent’anni si è fatto largamente conoscere esponendo le sue creazioni
all’interno di importanti manifestazioni e legando il suo nome a rinomate
aziende del design, da Campeggi a Cassina.
Trasferitosi subito dopo la laurea dalla sua cittĂ natale
alla capitale del design, Levanti deve molto a Milano, da cui ha assorbito lo
spirito sovversivo e sgargiante del Pop anni ’80. Quel periodo di fervente
attivitĂ per il design italiano, e in particolar modo milanese, con la
creazione del collettivo Memphis
fondato da
Ettore Sottsass, viene assorbito e arricchisce la
sua formazione morale di designer.
L’esposizione si propone quindi come un punto della
situazione sul lavoro passato e presente di Giovanni Levanti. Il suo stile
assume diverse forme e sembianze, nel corso degli ultimi due decenni di
attività , ma è sempre caratterizzato dal fascino per quelle linee sinuose che
trasformano la funzionalitĂ degli oggetti in una dimensione ludica, amplificata
da un uso vivace del colore.
Chi non viene assalito da un moto bambinesco nel desiderio
di cavalcare le sue poltroncine-cavallo a dondolo, appositamente differenziate
in versione bambino e adulto? Come del resto risulta difficile trattenersi
dalla tentazione di saltare sulla poltrona-tappeto elastico o dalla curiositĂ
di testare la comoditĂ di tappeti reclinabili e sedute estensibili. Una
rivoluzione del mobile imbottito, nella polifunzionalità che può rivitalizzare
– stupendoci – ciò che ci circonda di consueto, nelle invitanti rotonditĂ
amplificate, nell’audacia delle tinte.
Fra la semplicitĂ di costruzioni lineari e una
rivisitazione dell’oggetto in chiave ironica si posizionano anche gli altri
complementi di arredo che arricchiscono la mostra: si passa così da un oggetto cult
come l’orologio a cucù all’ironia di panciuti salvadanai.
A completamento degli oggetti, i disegni dell’architetto,
momento espressivo in cui l’idea prende sembianza, schizzi concisi, velocemente
tracciati, a indicare le linee essenziali delle sue forme. Legati a essi si
snoda la produzione “pittorica”, dove a caratterizzare lo stile è ancora il
profilo di solidi e forme astratte che, acquistando rigore geometrico,
potrebbero trasformarsi nei suoi tridimensionali oggetti polimorfici.