Categorie: Design

design_resoconti | Designer a domicilio. Buona la prima

di - 4 Giugno 2009
Cosa succederebbe se tutti i designer andassero dai loro vicini per intervenire all’interno delle loro case?”. È questa la domanda che si è posto Giovanni Delvecchio (Cesena, 1981), membro del metaprogetto Resign e primo designer a domicilio della storia.
Si è iniziato a sentir parlare del progetto agli inizi del 2008, ma i primi risultati tangibili risalgono al Festival dell’Arte Contemporanea svoltosi a Faenza nell’aprile scorso. L’operazione di recupero degli oggetti destinati all’abbandono è iniziata. Il designer a domicilio si ribella all’usa-e-getta, cercando di conferire nuova bellezza a quegli oggetti colpiti dall’“usura della noia e dall’abitudine.
Il servizio offerto è semplice, servono pochi attori, gli intermediari sono nulli e in più, come si può facilmente intuire, il servizio è completamente a domicilio. Basta un po’ di fiducia e tanta curiosità per vedere come un bene ormai superfluo, datato o semplicemente acciaccato, possa trasformarsi, evolvere e divenire un oggetto nuovo. Le Case Museo, questo il nome delle sedi del progetto, sparpagliate lungo il centro storico di Faenza, raccontano storie diverse e la qualità degli interventi si misura in prima battuta sulla capacità di interpretare al meglio queste diversità.
Un’iniziativa che sabato 18 aprile, attraverso un aperitivo itinerante di casa in casa, ha coinvolto curiosi e appassionati alla scoperta di una metodologia progettuale a metà tra l’abilità artigianale, tipica del passato, e la voglia di personalizzazione, ben radicata nel panorama attuale. Un corteo non autorizzato, come hanno spesso ribadito con soddisfazione i ragazzi romagnoli.

Si parte da via Pistocchi dove, a casa del cuoco Simone Ravaioli, i primi designer a domicilio hanno trasformato un vecchio tavolino in metallo in una base a muro per specchiera. Nella seconda tappa, in via XX settembre, si sagoma un tavolino da sala che offre su vetro uno scorcio di Romagna. Qui l’ospitalità è calorosa e la gente al seguito tende ad aumentare. Iniziano ufficialmente i turni per le visite, i tempi di sosta sono scanditi dalla durata dei video di presentazione che documentano le fasi salienti delle singole operazioni svolte.
Il giro di boa al Credenza Cafè, dove un vecchio appendiabiti evolve in un opinio dei suoi creatori, è seguito dalla casa di un musicista, Luca Savorini, dove la vista del tavolino è messa a dura prova da evidenti problemi di compatibilità spazio-persone. La penultima opera è domiciliata in corso Saffi, a casa Masotti&Nervo, dove sono visibili passate influenze di “resign”: in cucina spicca il Ribaltable di Giovanni Delvecchio. C’è anche la possibilità di testare personalmente l’oggetto: una doppia seduta ricavata da un vecchio divano mal ridotto. Qui l’aperitivo cessa d’essere itinerante, ma la convinzione che l’iniziativa abbia avuto un’ottima riuscita è palpabile nell’aria.
Giovanni Delvecchio, insieme ad Andrea Magnani, Elisabetta Amatori e Andrea Damiani, sono orgogliosi di proporsi come i primi designer a domicilio, ma le porte dell’Atelier di Resign dove “sperimentare il modello della Bottega 2.0” rimangono aperte.

Per combattere la “dispersione di energie creative causata dal fatto che l’eccessiva autoreferenzialità non permette una cumulatività e una complementarità delle conoscenze”, il lavoro del designer a domicilio sarà presto allargato a quanti si dichiareranno pronti a creare oggetti unici di Resign. Le esclusive d.a.d. pagine gialle raccoglieranno i nominativi dei designer a domicilio e una mappa interattiva racconterà la loro distribuzione sul territorio. Anche questo è design.

gionata pistoni

la rubrica design è diretta da valia barriello


Resign
Via Mura Mittarelli, 34 – 48018 Faenza (RA)
Info: info@resign.it; www.resign.it

[exibart]

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