Categorie: didattica

“In difesa” del museo contemporaneo

di - 23 Maggio 2011

Dal 1990 direttore del Museo bavarese, e dal 1977 curatore d’Arte Contemporanea dello stesso, è entrato in contatto con opere d’avanguardia di grande rilevanza storico-artistica. Qual è stata la pratica curatoriale che Lei ha creduto fosse più idonea da adottare?

Non appena arrivato al Lenbachhaus di Monaco mi è stato dato subito l’incarico di occuparmi del settore Arte Moderna, ma ho sempre nutrito un maggiore interesse nei confronti dell’arte contemporanea. Nella mia pratica ho sempre tentato di instaurare un rapporto tra opera d’arte e pubblico attraverso l’ausilio di specifiche azioni educative in grado di generare nello spettatore curiosità e consapevolezza.

In particolar modo, questo vasto patrimonio, comprendeva numerose opere di Kandinsky e di artisti del Cavaliere Azzurro. Com’è stato rapportarsi con queste e come ha pensato di valorizzarle?

All’origine del mio incarico uno dei problemi iniziali fu quello di portare l’attenzione su opere di origine non figurativa, come nel caso di Kandinsky. Ammetto che trovare una giusta metodologia di valorizzazione delle stesse fu davvero emblematico quindi pensai fosse più opportuno trasmettere al pubblico ciò che l’artista voleva comunicare e, per far ciò, furono organizzati degli incontri nei quali si tentava di spiegare il percorso artistico dell’autore e del suo particolare rapporto con la musica.

La giusta divulgazione del patrimonio artistico rappresenta un’importante prerogativa che un Museo dovrebbe sempre tenere in considerazione. In merito a ciò, qual è la Sua idea di valorizzazione?

Penso che valorizzare significhi tenere vivo il valore e il significato delle opere. A tal fine occorre renderle sempre più attuali e ”appetibili” anche ad un pubblico di non addetti ai lavori.

L’identità di un museo è strettamente connessa alla storia del luogo in cui sorge. Come pensa che Arte e Storia possano influenzarsi?

Il connubio tra Arte e Storia è da secoli determinante per l’identità di un museo. Senza una consapevolezza storica dubito si possano raggiungere importanti risultati nel presente .

Da un paio di decenni si assiste alla crescita del “museo globalizzato”, ormai concepito come vera e propria azienda, ed interessato a costruire sedi distaccate nel mondo. Nuova frontiera del museo moderno o semplice strategia di diffusione di un brand?

Non so esattamente cosa pensare a tal riguardo; partendo dalla mia personale opinione, posso solo dirti che mi piacerebbe pensare ad un museo in grado di ricoprire un ruolo sociale ben preciso. Tuttavia penso che il cosiddetto “museo globalizzato”, conservi in sé  un implicito impianto strategico che si pone in netto contrasto con la principale funzione del museo stesso.

A volte si sottovaluta il potere che un organo museale possegga al suo interno. Luogo di sperimentazione, di formulazione di idee, di riconoscimento di un’intera nazione e di consapevolezza di un popolo. Qual è la Sua idea di museo?

Penso che un museo debba portare avanti i principi sui quali si basa, in modo lineare e coerente. Sono sempre stato dell’opinione che fosse importante avere un’idea, un discorso da perseguire con forza e determinazione. Inoltre, un’altra delle sue funzioni, dovrebbe essere quella di indurre ad un’azione estetica di significato che sia lungimirante e che istruisca lo spettatore su determinati aspetti e problematiche sociali.

a cura di martina colajanni

Presso i Frigoriferi Milanesi, Via Piranesi 10,  si svolgerà un ciclo di conferenze dal titolo “In difesa delle cause perse” a cura di Giovanni Iovane.

La prossima “causa persa” avrà luogo sempre nella sede dello sportello S.A.C.S. di Milano l’8 Giugno 2011 alle ore 12.00 con l’intervento del curatore russo Viktor Misiano.

[exibart]

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