Ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi di Comedian, la banana di Cattelan ultra-chiacchierata, osannata, perfino divorata – di certo debitamente pagata, con versioni tra $ 120.000 e $ 150.000. Tre anni e una pandemia dopo, la fiera più esuberante di sempre torna in scena in pompa magna, tra opening, installazioni sparse, cene patinate, l’immancabile eccesso, tra feste più o meno glamour, più o meno ufficiali, più o meno kitsch. C’è perfino Madonna in città, con la mostra a luci rosse allestita sulla spiaggia da Saint Laurent. È tempo di Art Basel Miami Beach, sotto il cielo azzurro terso della Florida. 282 gallerie provenienti da 38 Paesi – il numero più alto di sempre, l’anno scorso erano 250. Vip di ogni sorta, da Pharrell Williams a Leonardo Di Caprio, con l’inseparabile berretto abbassato fino agli zigomi.
Le solite grandi sezioni, tra i giganti blue-chip e i nomi degli artisti più ricercati del pianeta, tutti accorsi per il 20esimo anniversario della fiera. E poi ovviamente, una dopo l’altra, le prime vendite sensazionali; a partire dai fiori iconici di Andy Warhol che da Pace Gallery hanno trovato presto un acquirente per $ 3,8 milioni. Vi segnaliamo qui le proposte di 5 stand da non perdere, tra gallerie italiane e superstar in giro per il globo. In scena fino al 3 dicembre.
Primo step, l’italianissima Mazzoleni al booth C3. Da Lucio Fontana a Carla Accardi, da Agostino Bonalumi a Jannis Kounellis, passando per Nunzio, per le opere del pioniere dell’Optical Art Victor Vasarely, per quegli eterei panorami di Salvo, che all’asta fa scintille fino a un tetto record di € 155.500. «Il progetto», spiegano dalla galleria, «si concentra sull’aspetto cruciale delle esplorazioni sperimentali del dopoguerra italiano, quello di opere realizzate con materiali tradizionali, ma con elementi e tecniche radicalmente innovativi».
Spazio alla selezione della brasiliana Nara Roesler allo stand B11, con una conversazione ben riuscita tra lavori e artisti di diverse generazioni, senza limiti tra America ed Europa. Occhio alla scultura in legno su larga scala, in movimento, ad opera di Raul Mourão, è stata venduta subito, nel tardo pomeriggio per $ 150.000. E attirano diversi curiosi i (mezzi) corpi maschili in pantaloncini, in creta, sparpagliati tra lo stand e la sezione Meridians – qui in collaborazione con Galleria Continua. L’autore: Jonathas de Andrade, che ha rappresentato il Brasile, quest’anno, alla 59a Biennale di Venezia. Il punto di partenza: una collezione di pantaloncini da bagno dimenticati negli spogliatoi dei club di nuoto e raccolti dall’artista dal 2010 al 2020.
C’è Mendes Wood DM allo stand F17 di Art Basel Miami, per il decimo anno consecutivo. Tra i protagonisti della selezione: B-Witched (2022), una scultura dorata e scintillante in bronzo dell’artista americana Lynda Benglis, uno dei suoi ultimi sviluppi creativi. «Benglis», spiegano dalla maison, «si interroga sulla “gestualità e sul nodo”, indagando sullo spazio negativo e positivo». Le sue sculture sono lucidate a specchio, i loro piani si arricciano e si intrecciano come fogli di nastro metallico. A 80 anni, Benglis continua a ridefinire il campo della scultura. In ottima compagnia, nello spazio espositivo, con nomi come Sonia Gomes, Solange Pessoa e Pol Taburet.
Pilar Corrias Gallery, pit-stop obbligato allo stand D13. Ci sono le sculture e le stampe a tinte pastello di Tschabalala Self ad accogliere i visitatori, appartengono a un nuovo corpus di lavori che l’artista classe 1990 ha presentato a Londra in ottobre – all’asta il suo traguardo è di $ 568,035, solo per rendere l’idea (Phillips, 2020). Altri nomi offerti ad Art Basel Miami: Sophie von Hellermann, Helen Johnson, Kat Lyons, Tala Madani, Manuel Mathieu, Gisela McDaniel, Sofia Mitsola, Sabine Moritz, Elizabeth Neel. Donne e mercato, a che punto siamo? Date uno sguardo alla nostra intervista con la specialist di Phillips Margherita Solaini, a proposito della – lungamente agognata – rivalsa delle artiste (qui).
A proposito di donne e arte. Ultima tappa della nostra rassegna: i volti su larga scala della spagnola Ángeles Agrela, tra i lavori più apprezzati della Nicodim Gallery, stand F33. Per usare le parole dell’artista: «Credo sia ancora necessario per le donne fornire una visione contemporanea a questa rappresentazione del femminile attraverso il medium dell’arte». Il risultato: quelle masse di capelli più o meno intrecciati, più o meno informi, di certo atipici, che distolgono l’attenzione dal volto e indagano a tinte accese sul concetto di identità.
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