Ritorna il Brescia Photo Festival, l’ormai imperdibile appuntamento con la fotografia d’autore. La quarta edizione sarà visibile fino al 17 ottobre, naturalmente nella splendida cornice del bresciano.
L’iniziativa, con la curatela artistica di Renato Corsini, è promossa dal Comune di Brescia e dalla Fondazione Brescia Musei con la collaborazione di MaCof – Centro della fotografia italiana. Il tema di quest’anno è dedicato ai patrimoni e si ricollega magistralmente alle celebrazioni per il ritorno a Brescia della Vittoria Alata, una delle più straordinarie statue in bronzo di epoca romana, portavoce del valore culturale e identitario del patrimonio della città. L’opera rientra a Brescia dopo due anni di restauro a cura dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
I patrimoni siano essi culturali, archeologici e storici saranno presentati al pubblico interpretati dall’obiettivo di grandi autori quali Elio Ciol, Donata Pizzi, Gianni Berengo Gardin, Maurizio Galimberti, Giovanni Gastel, Franco Fontana, Federico Veronesi e molti altri.
Tra gli appuntamenti più attesi vi è la mostra di Alfred Seiland intitolata IMPERIVM ROMANVM, Fotografie 2005-2020: si tratta della prima retrospettiva italiana del celebre fotografo austriaco
Abbiamo intervistato Renato Corsini, direttore artistico del Brescia Photo Festival, per conoscere meglio questo imperdibile appuntamento. Per il programma completo del Brescia Photo Festival 2021, clicca qui.
Perché dedicare il Brescia Photo Festival ai patrimoni – archeologici, naturalistici, in generale culturali?
La scelta del tema “patrimoni” ha voluto essere un omaggio al ritorno della statua della Vittoria Alata a Brescia, dopo il restauro eseguito a Firenze presso l’Opificio delle pietre dure. Nell’ambito di un festival, il tema doveva essere ampliato e, oltre ai patrimoni archeologici, ci siamo indirizzati anche a quelli che vedono il coinvolgimento del mondo naturale, animale, culturale e immateriale. È in quest’ottica che il Brescia Photo Festival, oltre alle sedi già utilizzate del Museo di Santa Giulia e del Macof, ha trovato spazi anche nel Museo delle Armi nel Castello di Brescia e nel Museo delle Scienze.
Come dialogano le rovine con il presente? Cosa troveremo nella prima retrospettiva italiana di Alfred Seiland intitolata IMPERIVM ROMANVM?
Le rovine dialogano sempre con il presente perché ne costituiscono la storia. È attraverso la loro testimonianza che ci è possibile leggere l’evolversi dei mutamenti che ci aiutano anche a guardare al futuro. L’esposizione del contemporaneo vicino al passato è una forma di “armonia degli opposti” che da sempre offre spunti di riflessione e di comprensione. La mostra di Alfred Seiland, curata da Francesca Morandini e Filippo Maggia, ne è un illuminante esempio. La visione, spesso ironica e demistificante, dell’Imperivm romanvm che il fotografo ci offre, ci permette anche di apprezzare con occhi disincantati la gestione e la proposizione di quei “patrimoni” che sono sparsi in tutto il mondo.
Il Brescia Photo Festival è stato anche l’occasione per inaugurare gli spazi del quadrilatero rinascimentale, le gallerie alte di Santa Giulia fino a oggi utilizzate come depositi: si tratta di 2mila metri quadrati restituiti alla città, come si è riuscito a coniugare lo spazio con l’allestimento relativo alla fotografia del Novecento?
Il Museo di Santa Giulia è un complesso di straordinarie presenze architettoniche. Le gallerie alte del quadrilatero rinascimentale, restituite al loro stato originario, sono diventate un prezioso contenitore all’interno del quale è possibile, con un concetto di studiata contaminazione, far dialogare un mezzo espressivo contemporaneo e di grande impatto come la fotografia con una presenza architettonica, “patrimonio” lei stessa, di una cultura rinascimentale estremamente preziosa.
La fotografia riesce a valorizzare il patrimonio culturale contribuendo a preservare la memoria collettiva salvaguardandola nel tempo tramite un’immagine. In questo senso l’azione del fotografare assume una valenza “civica”? Quanto contribuisce valorizzazione del patrimonio?
La fotografia è testimonianza critica, soggettiva e interpretabile. Ogni singolo autore ha la possibilità di “leggere” la realtà a suo piacimento: come per tutte le altre forme espressive, dalla pittura, fino alla letteratura. Ma la fotografia ha il pregio, o il difetto, di poter godere di una più grande possibilità di comunicazione, di una rete più veloce per veicolare i propri risultati e può, quindi, contribuire in maniera più massiccia a costituire “memoria visiva” di un avvenimento, di un’azione culturale o di una situazione sociale. La sua valenza civica dipende strettamente dai contenuti che l’autore vuole trasmettere e da come e in quale ambito viene proposta. Spesso basta una didascalia per determinare differenti concetti.
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