Categorie: Fotografia

Gianni Berengo Gardin al Castello Aragonese di Otranto

di - 28 Settembre 2020

Otranto – ab antiquo ponte tra Occidente e Oriente – città coraggiosa che, dopo avere tenuto testa nel passato ai Turchi, oggi non si è fatta fermare dalla pandemia e ha allestito, fino al 20 novembre 2020, nel Castello Aragonese, pregno di storia e di eroismi, una mostra di qualità con 85 fotografie che raccontano il profilo umano e professionale di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure/GE, 1930), ligure per caso e veneziano di genitori i quali l’hanno cresciuto nella città lagunare. Indirizzatosi nel 1954 alla fotografia, dopo avere vissuto a Roma, Lugano e Parigi, il Maestro nel 1965 si stabilisce a Milano dove si occupa di fotografia di reportage, indagine sociale, descrizione ambientale e documentazione di architettura: collabora dal 1979 con Renzo Piano fotografando le fasi di realizzazione dei suoi progetti. Ha pubblicato 250 volumi, ha partecipato a numerose mostre internazionali e ha vinto prestigiosi premi.

Firenze, 1993 © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Noto in Italia e nel mondo, ha raccontato con grande sensibilità il nostro Paese negli ultimi 50 anni cogliendone con occhio attento, benevolo e sagace le infinite sfaccettature attraverso innumerevoli frammenti, indimenticabili perché capaci di indicare ciò che bisognava cambiare e di mettere in luce quello che andava conservato: un cultore della verità e dell’obiettività perseguite con la delicatezza e la grazia di un poeta. Come non ricordare la sua denuncia fotografica per “inquinamento visivo” del passaggio delle grandi navi a Venezia a supporto di chi già lottava al riguardo. Sempre con l’intento di restituire l’immediatezza del vivere e la sintonia con gli altri cogliendo emozioni profonde e indelebili nella memoria e nel cuore ha ritratto il mondo.

Il bianco e nero e il grigio sono i suoi colori prediletti: bellissimi anche perché secondo la sua poetica non distraggono come gli altri né il fotografo, né chi guarda.

Gran Bretagna, 1977 © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Vera fotografia, titolo dell’esposizione di Otranto, non è solo il timbro di autenticazione sul retro di ogni sua stampa fotografica, ma rivela come le sue immagini siano appunto “vere” e non “illustrazioni” effetto di sofisticate rielaborazioni, come si comprende dalle sue parole quando, raccontando il suo metodo operativo, parla di un avvicinamento discreto alla storia da illustrare, qualsiasi sia il soggetto, attraverso un percorso che dall’esterno arriva man mano a cogliere l’essenza degli uomini.

Napoli, 1967 © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

“La fotografia è documento per i posteri” ma anche per chi un po’ in là con gli anni prova emozioni nel rivedere come eravamo nel 1958 quando giovani ci si divertiva ballando al suono di un grammofono a tromba sul Lido di Venezia, nel 1960 in vaporetto a Venezia senza cellulari con ciascuno compreso nei suoi compiti e assorto nei suoi pensieri, nel 1967 a Napoli con bambini capaci di divertirsi con niente diversamente da oggi, nel 1977 in Gran Bretagna dove una coppia in macchina lascia il dubbio se si tratti di amici, fidanzati o sposi che chiacchierano o contemplano l’orizzonte e nel 1993 nella periferia di Firenze dove un campo nomadi rivela la sua dignità nei bimbi vestiti a festa.

Una cittĂ  e una mostra da vedere.

Venezia 1958 © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

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