Incontri, Antonio Mercadante, 2025
Guardare un volto senza guardare ciò che lo circonda è come leggere una frase privata della sua punteggiatura: resta il senso ma si perde il ritmo, la cadenza, la sfumatura. In Incontri, Antonio Mercadante ci ricorda che un ritratto non è mai solo un volto; è un’eco dello spazio che lo accoglie, un riflesso del tempo e della condizione in cui quell’incontro ha avuto luogo.
La scelta di fotografare persone comuni (quasi anonime) nei luoghi reali della loro esistenza – una cucina appena vissuta, una bottega carica di utensili, una strada dove la polvere si mescola al rumore – è un atto estetico e politico insieme. In un’epoca in cui l’immagine tende a essere estratta, isolata e filtrata fino a perdere ogni radice, Mercadante riporta il volto alla sua geografia originaria: il luogo di lavoro, il contesto domestico, la trama quotidiana in cui la persona è immersa. Così facendo, non racconta solo chi è ritratto, ma “da dove parla” il suo sguardo. D’altronde il geologo è un professionista che studia la natura, analizzandone la struttura, l’evoluzione e i processi che la modellano.
Il grandangolo, strumento non ortodosso nel ritratto, qui diventa alleato della verità. Riducendo la distanza fisica e temporale tra fotografo e soggetto, sottrae il tempo della posa e rivela ciò che spesso sfugge: un’increspatura d’emozione, una postura spontanea, la porosità dell’essere umano prima che intervenga l’autorappresentazione. Al contempo, il grandangolo cattura più spazio attorno alla figura, portando il contesto dentro l’inquadratura con pari dignità.
Questi volti portano addosso i segni del mestiere, le ombre delle stanze che abitano, le luci delle strade che percorrono. Il loro ambiente non è sfondo ma interlocutore, parte viva del dialogo visivo. Il ritratto, così, si fa documento: della persona, del luogo, della relazione che li lega.
Incontri è allora molto più di una galleria di ritratti: è un’architettura di sguardi situati, in cui il volto e il mondo circostante si illuminano a vicenda. Nel suo rifiuto della posa e della perfezione levigata, Mercadante ricerca un’estetica dell’autenticità. È un’operazione che interroga la nostra epoca, abituata a separare l’individuo dal contesto per meglio manipolarlo, e ci restituisce invece l’indissolubile legame tra identità e ambiente.
In queste immagini, la vita accade non davanti all’obiettivo, ma dentro l’inquadratura. E l’incontro – quello vero – avviene lì, tra il soggetto, il suo mondo e lo sguardo di chi osserva.
Nato a Nola nel 1978, Antonio Mercadante è stato il vincitore dell’Urban Photo Awards 2024 nell’ambito di Trieste Photo Days (per la categoria PEOPLE), ha ricevuto delle menzioni d’onore nel Palco Special Contest 4U 2023 Interazioni organizzato dalla rivista Fotocult.it e dal forum di critica fotografica Photo4u.it. Un suo lavoro è stato poi selezionato tra le migliori trenta foto per l’esposizione multimediale Roma Fotografia 2023 – Future nel concorso Obiettivo Scienza presso il Museo Nazionale Romano nelle sedi di Palazzo Marino, Palazzo Altemps e Castel Sant’Angelo.
La mostra è visionabile tutti i giorni dalle 9 alle 18, presso la Galleria di Comunità di Acerra, a Napoli.
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