Miho Kajioka, BK0410, 2017
Un antico racconto giapponese narra di come una sirena, per farsi liberare, salvò il villaggio di Nohara avvisando dell’arrivo di un grande tsunami, che finì, però, per distruggere un villaggio vicino, che non aveva creduto alle parole della sirena. Questa figura leggendaria è il trait d’union – o meglio, tsunagari – che l’artista Miho Kajioka ha scelto per unire la città che la ospita, Napoli, alla terra d’origine, il Giappone. Si intitola What did the mermaid tell you? la prima mostra antologica in Italia di Miho Kajioka alla Spot Home Gallery di Cristina Ferraiolo che l’ha voluta fortemente nella sua home gallery in residenza, dopo averla conosciuta a Parigi, dove l’artista attualmente vive.
In esposizione, una selezione di opere che ripercorrono la sua ricerca artistica nell’ultimo decennio. Nata nel 1973 in Giappone, dopo un periodo di studi tra gli Stati Uniti e il Canada, infatti, Kajioka torna nel suo Paese con un animo diverso e sarà proprio uno Tsunami, quello del 2011, a segnare il suo ritorno all’arte. «Tre mesi dopo il disastro, mentre mi trovavo nella città costiera di Kamaishi — dove avevano perso la vita oltre 800 persone — vidi delle rose fiorire accanto a un edificio sventrato. Quella combinazione di grazia e rovina evocò in me i versi di una poesia giapponese:
“In primavera, i fiori di ciliegio, / in estate il cuculo, / in autunno la luna, / e in inverno la neve, limpida e fredda”».
In mostra sono presenti diverse serie, come So it goes, il cui libro ha vinto il prestigioso Prix Nadar e And do you still hear the peacocks? quest’ultima, nata dopo la tragedia di Fukushima, in cui si assiste a una rivelazione delicata e silenziosa sulla bellezza che nasce dal dolore. Ciò che traspare da queste serie è l’assenza di una temporalità definita, che è forse la cifra stilistica dell’artista: i soggetti delle fotografie, tra cui donne, animali e fiori, sembrano esseri atemporali dai trascorsi misteriosi e che, come la figura della sirena suggerisce, sono portatori di segreti, bisognosi di questa silenziosa e necessaria sospensione per restare in vita.
L’attesa, come il rispetto dei vuoti e delle pause in equilibrio, è centrale nella più recente serie dei Tanzaku, le tradizionali strisce di carta verticale su cui si scrivono poemi, poesie e desideri nella cultura giapponese, che diventano quasi dei frame di vita vissuta, a comporre un ricordo in lento divenire.
Miho Kajioka è un’artista che riesce a trasmettere poesia visiva con intuito ma anche con attenzione ai dettagli: sulle sue stampe ai sali d’argento, applica del tè o del caffè per accentuare l’emotività nostalgica, mentre lascia i bordi irregolari per esprimere un’estetica che celebra la bellezza spontanea e indefinita.
La mostra di Miho Kajioka sarà visitabile alla Spot Home Gallery di Napoli fino al 30 settembre 2025.
La nascita della Sonnabend Collection Mantova, dentro il restaurato Palazzo della Ragione — inaugurata il 29 novembre 2025 con 94…
Alcuni dei suoi edifici sono i più importanti al mondo: Frank Gehry, colui che ha praticato l'architettura, o forse più…
La Società delle Api nomina Luca Lo Pinto come direttore artistico: la Fondazione creata da Silvia Fiorucci sposta a Roma…
Fino al 22 marzo 2026, la Fondazione Luigi Rovati celebra i Giochi Olimpici con una mostra che unisce storia, arte…
È morto Giovanni Campus: se ne va un protagonista rigoroso e appartato dell’arte italiana del secondo Novecento, tra gli innovatori…
La pollera, da indumento retaggio di subordinazione femminile nell'America Latina a simbolo di emancipazione internazionale: la storia del collettivo ImillaSkate,…