A red dress along the highway signifies the children who died at the Kamloops Indian Residential School in Kamloops, British Columbia on Saturday, June 19, 2021. Red dresses are also used to signify the disproportionate number of missing and murdered Indigenous women and girls. Amber Bracken for The New York Times
Rivolte, cambiamenti climatici, salme, azioni politiche. Sogni, sofferenze, storie sconosciute da ogni angolo della terra. La mostra World Press Photo 2022 torna a Palazzo delle Esposizioni dal 28 aprile al 12 giugno, con nuove testimonianze di fotogiornalismo in grado di restituire i frammenti globali di un presente in agitazione.
Il prestigioso concorso internazionale che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti, quest’anno ha premiato quattro nomi, in seguito all’attenta disamina di 64.823 foto e progetti inviati da 4.066 fotografi provenienti da 130 paesi.
I fotoreporter di quest’anno hanno potuto misurarsi con linguaggi sperimentali e interdisciplinari, arricchendo i propri lavori con disegni e video. Se infatti la manipolazione dell’oggetto fotografico comporta il rischio di trasformarlo in un artefatto menzognero, quando l’intervento sulla foto viene dichiarato e attuato in maniera consapevole, allora può nascere un nuovo format, che non impoverisce, ma anzi impreziosisce il progetto.
La nuova categoria dell’anno World Press Photo Open Format Award, si rivolge infatti a progetti che utilizzano media differenti. La vincitrice è Isadora Romero, dall’Ecuador, con un video Blood is a Seed, composto da fotografie digitali e cinematografiche, alcune delle quali sono state disegnate.
I temi principali di quest’anno sono la crisi climatica, l’impatto distruttivo delle azioni umane sul pianeta e il potere, analizzato da più punti di vista. Il potere è, ad esempio, quello delle popolazioni indigene che lottano per la libertà, per i propri diritti.
La vincitrice del World Press Photo of the Year 2022 è Amber Bracken (in homepage). La sua foto racconta l’oscura vicenda delle migliaia di bambini indigeni morti frequentando la Kamloops Indian Residential School in Canada, dove subivano aberranti maltrattamenti ai quali non sono sopravvissuti. Lo scatto inquadra una fila di croci di legno con degli abiti rossi appesi. Si tratta di alcune delle 215 tombe rilevate e non contrassegnate, dove riposano le vittime di questa strage.
Quando il primo ottobre 2021 fu inaugurata al MAXXI di Roma la straordinaria mostra Amazônia di Sebastião Salgado, si erano sollevate discutibili voci di critica nei confronti delle foto del Maestro, considerate di impostazione ‘ancora troppo coloniale’, come se quel mondo non esistesse più.
La comoda prospettiva occidentale media, intorpidita nel sogno di una globalizzazione stantia e post-coloniale – dove i capricci più eccentrici del singolo si fanno passare per libertà inalienabili – è costretta ad arrendersi di fronte a fatti che ancora sanno di colonialismo, di differenze raziali, di violenza, di disparità sociali.
World Press Photo è un’esposizione autorevole che invita a cambiare occhi e a scoprire cosa sta accadendo veramente nel mondo di oggi: curiosità, dettagli, gesti, comunità, territori in pericolo.
Un invito a cambiare occhi, attraverso l’obiettivo di coloro che con fatica e passione sono quotidianamente a servizio della verità e dell’informazione.
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