Strana esistenza quella di
Josef Maria Auchentaller (Vienna, 1865 – Grado, Gorizia, 1949). Originale interprete del rinnovamento culturale nella Vienna di
Klimt, nel momento di massimo successo -era il 1902- si ritira nel silenzio di Grado, lontano dalla capitale, nell’albergo della moglie posto sul mare come la prua di una nave.
È così che partecipa al lancio turistico del centro balneare, progettando alcuni manifesti, fra cui, nel 1906, il celebre
Seebad Grado, in cui si fondono gli elementi descrittivi -i momenti di vita in spiaggia- al messaggio essenziale, icastico, rivolto alla buona società austriaca. Il tutto contraddistinto da un segno leggero, che svela l’aspirazione a una vacanza in una cornice raffinata.
È molto interessante confrontare il lavoro finito con lo studio preparatorio: l’opera finale è sintesi di due fasi distinte, il bozzetto grafico e la prima stesura di pittura.
Auchentaller aveva messo a punto questo procedimento già negli anni viennesi, al tempo della composizione della copertina per la rivista culturale “Jugend” (1896-98), quando aveva attinto ai miti dell’antichità e li aveva trasformati in simboli pregnanti, graficamente sintetici, attraverso l’attenuazione della densità del colore e la stilizzazione delle figure.
Ma è la partecipazione al movimento della
Secessione e alla redazione della rivista ufficiale del gruppo, “Ver Sacrum” a consacrare la maturazione artistica di Auchentaller, ormai in grado di definire i canoni espressivi della propria pittura. Oltre quaranta bozzetti documentano questa fase, e colpiscono i primi disegni (una serie di fiori e piante stilizzate) che, dopo numerosi passaggi, portano a compimento l’astrazione dal soggetto naturalistico. E così, anche sotto l’influsso della grafica giapponese, la scelta cromatica si riduce a due colori contrapposti, uno per il disegno, l’altro per lo sfondo.
La mostra offre un esauriente spaccato della sua vasta produzione: le quattrocento opere sono state organizzate in sei sezioni secondo un doppio criterio, temporale e di genere. Molti gli inediti, come il manifesto per le regate di Grado del ‘22. L’ultima fase si arricchisce di ritratti e di pezzi d’arte applicata, come gioielli, tessuti, oggettistica, vetrate e mobili, in cui ritroviamo i tratti caratteristici del suo segno, l’armonia, la simmetria, le linee fluttuanti. Senza essere mai decorazione, stupiscono per il gioco d’intrecci fra mito, soggetto femminile e quello naturalistico, al punto che in
Dreieckige Dose i capelli della ragazza sono rappresentati come i petali di fiore e accostati alle ali di una farfalla.
Infine i ritratti, che si sviluppano bidimensionalmente (si risolvono in uno sapiente contrasto fra il volto e il contesto) ma mantengono intatta l’espressività, a tratti sintetizzata in pura macchia di colore.