Dopo l’ampia e penetrante esposizione antologica del 2001 (partita dallo Staatliche Graphische Sammlung di Monaco per approdare alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, ai Civici Musei di Udine e al Museum Rupertinum di Salisburgo) mirata su opere del periodo dal 1947 al 2001, un’ulteriore mostra indaga il segno di Giuseppe Zigaina (1922), riconosciuto come imprescindibile fulcro di un complesso sistema espressivo.
L’esposizione udinese è volta a testimoniare la vitalità e l’originalità delle ricerche più attuali dell’artista: con coerenza esemplare si concentrano nei lavori esposti le esperienze pittoriche e grafiche dei decenni precedenti, mentre l’espressività del segno assurge in modo vitale quale parte fondamentale del denso e complesso immaginario. Un segno che assedia i contenuti simbolici: Zigaina riesce a dargli concretezza visiva. Ecco dunque il paesaggio “eletto” della bassa friulana, la sacrificale figura paterna, le astronavi e le visitazioni. L’artista li trasforma in decodificanti di un mondo che si nasconde oltre l’apparenza e l’enunciato, per ispessirsi di significati che conducono a nuove dimensioni interiori. Nascono composizioni complesse che fanno ricorso alla china, al carboncino (per conferire colore), al collage e al fotomontaggio, strumenti di cui mai si avverte la funzione esecutiva e che restituiscono invece i densi umori della dimensione primaria, necessaria e ancestrale della comunicazione artistica. A queste opere Zigaina affida la sua visione del mondo, oggi più che mai contaminata da esperienze interiori, da immagini che si affacciano su un reale fortemente simbolico, mitizzante, comunque sofferto.
Che appare insistito su pochi e ricorrenti elementi riferibili al mondo oggettivabile della sua terra e della sua gente, così da condurre le personale espressione a privata mitologia che elegge il segno quale elemento di sutura tra un linguaggio iconico e il linguaggio verbale, sconfinato dal 1986 nell’esperienza editoriale incentrata sulla figura dell’amico Pier Paolo Pasolini.
E per l’occasione la GAM di Udine espone anche i 18 lavori acquistati nel tempo dal museo a partire dal ciclo Uomini che uccidono cavalli (1948), alla grande tela-manifesto del realismo esposta alla Biennale del 1950 Assemblea di braccianti sul Cormor: sciopero a rovescio del 1950, sino alla grande acquaforte degli anni ottanta Immagine per un paesaggio con astronave.
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