Una mostra di eccezionale ricchezza e prestigio, per chiudere in bellezza –Età di Rubens e all’Invenzione dei Rolli– il percorso dedicato alle preziose dimore e quadrerie dell’antica nobiltà genovese. Tale evento, curato da Luca Leoncini, direttore di Palazzo Reale, si presenta come unico nel proprio genere, data la cornice entro cui si svolge, il numero delle opere ricevute in prestito dalla Galleria Sabauda (ben 11) e gli inediti esposti.
Allestita dall’architetto Stefano Fera, la mostra si tiene in quello che fu il primo teatro pubblico a pagamento in Italia, tra ‘600 e ‘700; teatro di corte del palazzo, distrutto durante la Seconda Guerra mondiale, ricostruito negli anni ’50, è stato restaurato appositamente per tale evento.
Il patrimonio artistico di una delle più grandi famiglie di collezionisti del XVIII, viene ricomposto ripercorrendone le tappe dall’acquisto del palazzo (in origine proprietà della famiglia Balbi) nel 1679 alla sua vendita ai Savoia nel 1824. Compongono le quadrerie opere di maestri della scuola veneta, genovese e fiamminga, tra cui è possibile ammirare dipinti inediti, quali il Bambino Gesù dormiente di Domenico Parodi, il grande ritratto di Giacomo Durazzo e della moglie Ernestine, opera di van Mytens, i ritratti di Marcello Durazzo e di Caterina Balbi Durazzo (quest’ultimo facente parte della collezione permanente di Palazzo Reale) di Van Dick riuniti qui per la prima volta.
Tra le opere più importanti: al primo posto la Cena in casa di Simone il fariseo, quadro realizzato nel 1556 da Veronese per il refettorio del monastero dei Santi Nazario e Celso di Verona, acquistato dalla famiglia Spinola nel 1650 e passato ai Durazzo tra il 1735 e il 1739; per bellezza e dimensioni (315×452 cm) della tela, fu realizzata una cornice apposita dalla bottega di Domenico Parodi, perché l’opera ben si accordasse con lo stile rococò della sala, al secondo Piano Nobile. Nel 1824 la tela fu acquistata dai Savoia insieme al palazzo e nella sede genovese rimase solo la copia realizzata da Davide Corte. Tra le opere più antiche va citata la Adorazione dei
Completano la raccolta, il Taccuino di Fragonard, busti, libri, spartiti musicali di Vivaldi, libretti d’opera e un Tesoretto di 25 oggetti, tra argenti, coralli, avori, uova e fossili.
medea garrone
mostra visitata il 13 luglio 2004
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al solito medea garrone con poche concise parole ha saputo rendere il fascino di un evento da saper vivere..gustare..
arch. roberto matarazzo