Categorie: Giro del mondo

Arte sotto assedio | in Brasile |

di - 1 Dicembre 2017
La scorsa settimana, il curatore Gaudêncio Fidélis è comparso davanti al Senato di Brasilia per affrontare le accuse di “maltrattamenti di bambini e adolescenti”. Il suo reato è stato invece quello di organizzare “Queermuseum”, la mostra che al Centro Culturale Santander di Porto Alegre chiuse un mese prima, a seguito di violente proteste e pressioni da parte di gruppi politici conservatori.
Ebbene sì, la situazione in Brasile pare sia sempre più questa: gruppi di destra che si “impegnano” per far chiudere le mostre e intimidire gli artisti “immorali”. Tanto che anche galleristi, curatori e artisti affermano di aver ricevuto minacce di morte e molti non sono sicuri di cosa fare di fronte a questo genere di violenze che, solitamente, iniziano online per poi materializzarsi nel mondo reale. Eppure, ironia della sorte, alcune delle opere citate dai senatori come offensive durante il processo di Fidélis non esistevano nemmeno, ma erano state inventate sui social media da membri di estrema destra.
E poi c’è Antonio Oba: dopo che i gruppi di destra hanno diffuso un video di una delle sue rappresentazioni iconoclaste sui social media, ha ricevuto così tante minacce di morte che è fuggito a Bruxelles a metà ottobre.
Il video offensivo si intitola “Acts of Transfiguration: Disappearance of a Recipe for a Saint” e risale al 2015: qui Oba macina una statuetta bianca della Vergine ne riversa la polvere sul suo corpo nero – un atto di catarsi per la perpetuazione del razzismo e della povertà intergenerazionale da parte della Chiesa cattolica.
Il deputato di destra Magno Malta l’ha definito un “pezzo di merda” e un “figlio di puttana” al senato, in diretta televisiva.
Questi sono solo i casi più eclatanti di una complessa catena di eventi strettamente allineati con il populismo e l’isolazionismo che sta investendo il mondo brasiliano, dove forze come il Movimento Brasil Livre sostengono programmi conservatori in dura opposizione contro il programma economico neoliberista dell’ex presidente Dilma Rousseff e le politiche sociali progressiste.
“Questi attacchi rivolti a istituzioni artistiche e individui sono un modo per trasformare il dibattito in una questione morale per evitare di parlare di ingiustizie economiche, corruzione e diritti civili che vengono rimossi”, ha dichiarato l’artista di San Paulo, Ana Prata.
Speriamo, per ora, che il mondo dell’arte brasiliano non sia facilmente intimidito. Molti dei suoi membri infatti sono sopravvissuti alla dittatura militare del Paese dal 1964 al 1985, e i “sistemi” della promozione dell’arte nel Paese sono – ancora – tutti regolarmente funzionanti. Per le elezioni, invece, si aspetterà il 2018. E per approfondire la questione vi rimandiamo all’articolo originale.
Fonte: Artnet

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