Mai tradotto in italiano fino ad oggi, la casa editrice Johan & Levi lo ha finalmente pubblicato nella sua versione originale integrata da una postfazione odierna dell’autore, che rilegge a distanza di tempo i suoi postulati, riflettendo sulle promesse mancate dell’arte di questi ultimi decenni rispetto ai presupposti di allora.
Con una stringente e puntuale esamina storico-critica dello sviluppo dello spazio espositivo in rapporto alle radicali trasformazioni che l’opera d’arte ha conosciuto dalle Avanguardie storiche ad oggi, l’autore irlandese – anche noto come artista concettuale con lo pseudonimo di Patrick Ireland – interpreta questo importante fenomeno sullo sfondo del ruolo crescente assunto dalla galleria (e dal museo) nel complesso sistema capitalistico economico di reificazione e mercificazione dell’arte. Tramontato il concetto tradizionale di dipinto e di cornice quale forma simbolica di uno sguardo sul mondo, nel corso del Novecento lo spazio è diventato sempre più il contenuto dell’opera, determinato dal contesto, e la galleria il “contenuto di un contenuto” simbolico acquistabile da collezionisti e musei. In questo processo ineludibile, l’opera sembra smarrire se stessa e divenire altro rispetto al momento della sua creazione. Nel libro, infatti, è particolarmente originale l’analisi che l’autore fa sul rapporto tra il luogo dove l’arte si produce (lo studio d’artista) e lo spazio dove viene esposta (la galleria), come pure il capitolo La galleria come gesto pubblicato dieci anni dopo gli altri saggi.
di Marinella Paderni
Inside The White Cube: The Ideology of the Gallery Space
Autore: Brian O’Doherty
Editore: Johan & Levi
Pubblicazione: 2012
ISBN 978-88-6010- 006-1
Pagg: 146
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 80. Te lo sei perso? Abbonati!
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