Strutturato come un insieme interdisciplinare di interventi, il libro presenta delle riflessioni iniziali su contenuti e finalità dell’arte contemporanea e un prologo che prende in esame i complessi rapporti metodologici e linguistici tra arte e scienza. La seconda parte, più ampia, alterna immagini di opere pittoriche a brevi saggi. Da Antonello da Messina a Piero della Francesca, passando dalla Divina Commedia rappresentata da William Blake, il discorso riesce a intrecciare una scrittura fictional a notazioni letterarie, citazioni di autori seminali e integrazioni storiche. Pensiero e sapere si affiancano e approdano ai giorni nostri, riuscendo a coinvolgere in una perfetta sintesi anche opere di autori contemporanei.
Maurizio Bongiovanni accompagna lo spettatore in un percorso di comprensione antropologica dell’arte. Attraverso una serie di passaggi logici, la pittura si fa strumento di viaggio, metodo di esplorazione dell’inconscio e di archetipi ricorrenti, dove gli animali sono i soggetti privilegiati di questa indagine.
Agostino Arrivabene propone una congiunzione di matrice tardo-romantica tra i concetti di finitudine e infinito. La cupa espressività è filtrata da un pessimismo cosmico e sfocia in atmosfere surreali.
Contemptus Mundi (disprezzo per il mondo) è rievocato da Laura Pugno in una lotta tra astrattezza e realismo. La vertigine è la coordinata di un tentativo metafisico di coniugare sentimento esistenziale e necessità della finzione.
Una particolare storia del segno scaturisce dal rapporto tra forme classiche e utilizzo di modalità mass-mediatiche. Yorgo Manis disorienta lo spettatore rappresentando la Basilica di San Paolo a Roma e caricandola di significati arbitrari. Segnali, vettori, rette e colori rimandano la possibile significazione all’infinito. Il senso si scioglie nell’accettazione di un numero illimitato di direzioni proposte dall’artista. Giovanni Zoda gioca con autenticità nel campo del Postmodernismo, tra messa in discussione del relativismo e proposta di uno stile razionale, di matrice umanistica.
La risposta alla Gioconda L.H.O.O.Q. di Marcel Duchamp sembra celarsi in questa sequenza di intuizioni. Il ready made rettificato da una riproduzione fotografica del 1919 può essere considerato come il momento in cui il ritratto perde l’alone di sacralità e rinuncia al mistero dell’attribuzione di senso. Il capolavoro di Leonardo interroga la contemporaneità da uno scenario silenzioso, mentre le modalità attuali manovrano verso il disfacimento di forme riconosciute e condivise. Correlativo oggettivo di questo concetto è l’emotività espressa nel dipinto Unstable Cover (1995) di Iman Maleki. La rappresentazione della Gioconda coperta da un telo, dal quale emergono soltanto le mani del quadro di Leonardo, realizza un perfetto esempio contemporaneo dell’enigmaticità dell’esperienza estetica legata all’immagine.
di Ivan Fassio
Titolo: Il Silenzio della Gioconda. Riflessioni sul’Arte
Autore: Pippo Lombardo
Editore: Con-fine Edizioni
Anno di pubblicazione: 2012
ISBN 9788896427248
Pagine: 208
Prezzo: 13 Euro
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 81. Te lo sei perso? Abbonati!
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