Leonardo da Vinci, Madonna Litta, 1490 (dettaglio)
Ce lo chiedevamo già a maggio, dopo che gli Uffizi avevano guadagnato 70mila euro da un Digital Art Work che riproduceva il Tondo Doni di Michelangelo: che sia la digitalizzazione delle collezioni – e la conseguente vendita di NFT – la soluzione a lungo termine per sostenere i musei? A distanza di pochi mesi, ecco che l’Ermitage di San Pietroburgo segue il modello italiano e immette sul mercato, a fine agosto, capolavori come la Madonna Litta di Leonardo, la Giuditta di Giorgione, i Lillà di Van Gogh e Composizione VI di Kandinsky. Non le tele originali, naturalmente, ma la loro versione digital con relativi Non-Fungible Token – i token crittografati su una blockchain che rendono qualsiasi oggetto unico, non duplicabile, non intercambiabile.
«Le nuove tecnologie, in particolare la blockchain, hanno aperto un nuovo capitolo nello sviluppo del mercato dell’arte, un capitolo guidato dalla proprietà e dalla garanzia di quella proprietà», spiega il direttore generale Mikhail Borisovich Piotrovsky. «Gli NFT creano democrazia, rendono il lusso più accessibile, ma allo stesso tempo eccezionale ed esclusivo». Ed ecco quindi l’idea di creare due copie di NFT per alcune opere del museo: una verrà conservata dall’Ermitage, per arricchire la collezione digitale, mentre l’altra sarà venduta all’asta tramite il marketplace di Binance. Tutti i proventi – si legge sulla pagina ufficiale – saranno trasferiti all’Istituzione.
Un progetto a lungo termine niente male, in effetti, se si considera che il museo di San Pietroburgo possiede una raccolta di oltre tre milioni di opere e manufatti della cultura mondiale; e un’alternativa interessante – tra l’altro – al fenomeno oltreoceano del deaccessioning, la vendita di opere come Red Composition di Jackson Pollock (affidato a Christie’s dall’Everson Museum di Syracuse) e The Last Supper di Andy Warhol (proveniente dal Baltimore Museum e battuta da Sotheby’s) che negli ultimi mesi ha scatenato non poche polemiche (qui). Nessun rischio di disperdere le collezioni, stavolta: gli originali in real life resteranno “al sicuro” tra le pareti del museo.
«L’esperienza che l’Ermitage sta presentando all’intero mercato dell’arte è impagabile, apre molte nuove opportunità di sviluppo», commenta a questo proposito Helen Hai, Head of Binance NFT. «Sono sicura che presto vedremo ancora più iniziative che influenzeranno positivamente lo sviluppo di un’unione unica tra blockchain e arte». E mentre l’Ermitage già annuncia una mostra di crypto art per quest’autunno, siamo curiosi di scoprire il prossimo museo che si convertirà alle vendite NFT.
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