Frieze New York 2020 : prezzi, vendite e considerazioni

di - 15 Maggio 2020

Il destino delle fiere d’arte quest’anno è online: lo è stato per Art Basel, lo sarà per Art Paris ed è così anche per Frieze New York.
Il web si è dimostrato l’ancora di salvataggio del mercato dell’arte, non solo come strategia di sopravvivenza, ma anche per l’esito inaspettato delle vendite.

Così, anche Frieze New York 2020 ha aperto le sue porte virtuali e, dal 6 maggio, la sua online viewing room ha deliziato digitalmente il pubblico di appassionati e collezionisti.
Il trasferimento della nona edizione della fiera in un contesto virtuale si è rivelato un vantaggio poiché Frieze ha offerto un rimborso alle gallerie consentendo la partecipazione gratuita.

Le vendite di Frieze New York

Secondo Artnet, i prezzi che le gallerie divulgano sono spesso sproporzionati. Alcuni rivenditori dichiarano costi gonfiati, mentre altri preferiscono oscurare quelli effettivi o mantenere un trattamento riservato ad alcuni acquirenti. Questa premessa, insieme all’esito positivo che abbiamo visto nella vip prewiew dell’evento, ci permette di esaminare sotto un punto di vista più consapevole le vendite della fiera newyorkese.

Molte sono state le opere acquistate a meno di $ 50.000, una questione interessante, considerando che per una fiera fisica sarebbe stato un punto debole. Grazie alla partecipazione gratuita all’evento, le piccole vendite non sono state una perdita, ma un motivo di visibilità per artisti emergenti. È il caso Sarah Slappey, rappresentata dalla Galerie Maria Bernheim, che ha esaurito le opere dell’artista, vendute tra i $ 2.500 e 10.000.

Sarah Slappey – Double Burn Study, 2019
Loie Hollowell -Birthing Dance, 2018

La galleria Pace ha guadagnato $ 250.000 con un recente dipinto di Loie Hollowell , la stessa cifra per Oceans di Nigel Cooke e $ 70.000 con un’opera di Torkwase Dyson. Mentre i lavori di Rodney Graham, presentati alla Lisson Gallery sono stati acquistati a $ 95.000 e $ 170.000.

Rodney Graham, Untitled, 2020

Un altro dato è la vendita di opere di artiste donne, una questione da non sottovalutare nel mercato artistico. Da Dororty Iannone per la Ortuzar Projects, a Katharina Grosse e Cecily Brown per Gagosian. E non solo: tra le vendite decisive per Hauser & Wirth oltre a quella di George Condo, c’è Rita Ackermann, con l’opera Mama, Aftermath Leaving Neverland (2020) a $ 275.000, Mary Heilmann e il suo Hermosa Sunset (2018) $ 60.000 e Anj Smith venduta a $ 55.000.

Dororthy Iannone -Je veux te posséder malgré mes principes, 1972

Scetticismo sull’esito delle fiere online

Nonostante la partecipazione alla piattaforma di Frieze, David Zwirner, che aveva già espresso la sua opinione dubbiosa sulle fiere online, non abbandona il suo scetticismo.
Su Artnet News il gallerista dichiara: « La maggior parte delle vendite è avvenuta attraverso il nostro raggio d’azione piuttosto che con la piattaforma di Frieze […] la galleria ha ricevuto forse 11 richieste da Frieze e oltre 100 dal nostro sito, il che mi porta a credere che il modello di business online non è il modello di fiera dell’arte online».
In un momento in cui il nuovo palcoscenico del mercato artistico è il web, una questione resta ancora in sospeso: è questo il futuro dell’arte?

Laureata in storia dell’arte con specializzazione in ambito contemporaneo all’Università La Sapienza di Roma. Durante la sua formazione ha studiato presso l’Universidad de Sevilla e Université Paris Sorbonne IV. I suoi studi si sono concentrati sull’arte andalusa contemporanea, sull’arte contemporanea femminile e gender studies. Ha svolto ricerche nell’archivio parigino AWARE, Archives of Women Artists, Research and Exhibitions, un'associazione co-fondata nel 2014 e diretta dalla celebre curatrice Camille Morineau. Tra il 2014 e il 2016 ha scritto per The Walkman Magazine e dal 2019 collabora con Exibart. In questi anni si è occupata di progetti di curatela come assistente di galleria e ha partecipato al Workshop Narrare per immagini al MAXXI e al progetto I had a dream, organizzato nel 2018 dalla Moleskine Foundation, insieme al curatore Simon Njami presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.

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