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Fino al 15.IX.2002 | Omar Galliani | Milano, Marella Arte Contemporanea

di - 10 Luglio 2002

La bellezza fa un giro completo su se stessa e diventa la più sottile delle mostruosità: la realtà dei fatti.
Ragazzine autogeneratesi dai desideri della contemporaneità, strazianti personificazioni dei sogni di bellezza. I cloni della carta patinata hanno visi angelici che non parlano mai, (perchè sono solo disegni?). I tratti dell’archetipo della bellezza sono a lungo stati anche quelli del male: la donna che ti invita a raccogliere una mela, a bere il veleno dalla sua bocca. Così, le dark lady di un tempo, oggi non mangiano e non prendono il sole, si sporcano il viso di grafite e fissano lo spettatore dalle grandi tavole di Omar Galliani. Giovani visi che hanno come arma di seduzione soltanto lineamenti perfetti, questo è lo scacco che non lascia spazio alla sensualità.
Questi nasi minuscoli, le ciglia ripiegate come in posa, le bocche piene che immaginiamo rosse e la pelle da bambina non sono il soggetto.
Il soggetto è il disegno, la mano che calca, le punte delle dita strofinate sulla superficie, la grammatura, le mine grasse di un nero organico e quelle dure dal colore metallico, tirar fuori le luci dal nero o salvarle come zone intoccabili, la ricerca di un nero sempre più profondo sovrapponendo strati e veli di pastelli, perchè c’è sempre un nero che sa spiccare su un altro nero. Lo hanno fatto tutti gli studenti d’arte per anni, lo continueranno a fare ancora per qualche ragione. La tecnica del chiaroscuro, digerita in secoli di “buona pittura”, stordisce i sensi, come un termine aulico in una lite furibonda, come il desueto presentato tra le nuove proposte.
I lavori esposti da Marella Arte Contemporanea sono enormi, questo non per far si che l’osservatore si allontani di molto per fissare negli occhi il volto ritratto, sarebbe una vanità da nulla. Lo spettatore deve restare sotto il quadro e farsi avvolgere dalla nuvola di grafite, scoprire le zone dense dove il lavoro si è protratto e addensato trovare velature di polvere in altre parti della superficie.
Per questo chiamare in causa l’espressionismo astratto non mi pare poi azzardato: per Barnett Newman era necessario che la superficie pittorica assumesse una dimensione talmente grande da consentire allo spettatore, che doveva porsi ad una distanza dal quadro relativamente ravvicinata e determinata da lui stesso, di essere avviluppato senza poter cogliere i limiti del quadro. La stessa sensazione pervasiva del colore di Rothko la si può ritrovare in certe “pozioni di nero” di Galliani.
Un solo suggerimento quindi: non guardate negli occhi le ragazzine di Galliani.

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da Marella Arte Contemporanea

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Il sito di Marella Arte Contemporanea

Laura Carcano


Omar Galliani
Fino al 15/09
Galleria Marella Arte Contemporanea, via Lepontina, 8 – Milano.
Orari: da martedì a sabato 12-20.
Per informazioni tel: 02/69.31.14.60, fax: 02/60.73.02.80;e-mail:marelart@tin.it


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