Questa volta è possibile riflettere sul binomio arte-letteratura attraverso un articolato percorso multimediale, comprendente fotografie, installazioni, video, poesia e musica, che affianca lo scrittore, poeta e saggista Michel Houellebecq e i due giovani artisti di Masbedo, Niccolò Massazza e Jacopo Bedogni.
L’evento, il cui titolo deriva dall’omonima silloge di Houellebecq pubblicata lo scorso anno da Bompiani, nasce dalla volontà congiunta dei tre di riflettere sulla solitudine ed il vuoto esistenziale, tematiche quanto mai attuali, che accomunano l’universo narrativo dello scrittore francese (autore fra l’altro dei romanzi Le particelle elementari, L’estensione del dominio e della lotta e il recente, contestatissimo Piattaforma) e le installazioni video-fotografiche dei Masbedo.
La mostra si compone di quattro immagini fotografiche di grandi dimensioni su cui scorrono le poesie dello scrittore francese, una scultura fotografica, due grandi installazioni e il cortometraggio La Riviere girato in Francia da Houellebecq e oggetto di grandi polemiche per il forte contenuto erotico di alcune scene di sesso esplicito di cui la moglie dello scrittore è la protagonista. Il tutto è accompagnato da una musica suggestiva fatta di rumori e voci, composta per l’occasione a Parigi.
Ecco quindi a confronto tecniche e percorsi di ricerca diversi che si interrogano sul destino ultimo di un’umanità sempre più narcisizzata e repressa.
Sia i protagonisti dei romanzi di Houellebecq che le opere dei Masbedo sono perfettamente consapevoli di appartenere ad un’alterità e di essere completamente disgiunti dal mondo. Questo è il punto di partenza di un’arte che ha una funzione catartica e che permette di salvarsi: debolezza e tragedia sono valori da difendere. Noi divinizziamo il dolore per rendere una ferita una feritoia, per rappresentare una felicità promessa e tradita. Vogliamo rappresentare la rivolta: questo è per noi il senso della lotta, come documenta il catalogo della mostra.
L’unica speranza per l’umanità è quindi quella di ribellarsi, di lottare, perché abbiamo attraversato stanchezze e desideri senza ritrovare il gusto dell’infanzia/ non c’è più granché in fondo ai nostri sorrisi/ siamo prigionieri della nostra trasparenza(da “Il senso della lotta”).
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