Piace la sua tecnica divisionista e un mix equilibrato tra colori acrilici e pittura ad olio come elaborato linguaggio che evidenzia l’ambiguità paradossale della comunicazione, con installazioni scenografiche grazie alle luci al neon e alla rivisitazione di materiali di scarto. Una porta da saloon si apre sulla seconda stanza e sul ready-made della realtà: un ritratto di Val Kilmer, in posa alla Jim Morrison nel film di Oliver Stone, sagome riverniciate di distributori di benzina e di porte messe a muro; spicca il suo tavolo da lavoro, inclinato, ancora ricoperto di macchie di colore, miste ad altre tracce di vissuto. Le porte, reali e illusorie, sono la chiave d’interpretazioni dei paradossi di Lowman, simbolo di passaggio dal mondo della finzione alla realtà, si aprono su luoghi empirici e concettuali. La porta è ambivalente come la comunicazione: tutto dipende da come si interpreta l’opera. Al secondo piano sono esposte otto opere ammantate in una luce irreale: stampe su tela che riproducono fette di formaggio gruviera con buchi che creano effetti di illusoria profondità spaziale e un grande telo da lavoro messo a muro, utilizzato per ricoprire il pavimento nel suo studio. Nell’ultima sala, l’ironia trionfa con tre improbabili alberi, simili a quelli profumati utilizzati per le automobili, decorati a strisce con i colori che si ispirano alla bandiera rastafariana (Jamaica), italiana e Usa, dall’effetto stampa xerografica d’impatto decorativo.
jacqueline ceresoli
mostra visitata l’11 aprile 2012
dall’11 aprile al 12 maggio 2012
Nate Lowman – Swiss Cheese and The Doors: A one Night Stand
Galleria Massimo de Carlo
Via Giovanni Ventura 5 (20134) Milano
Orari: da martedì a sabato, ore 11:30-19:30
Info: +39 02 7000 3987 – info@massimodecarlo.it – www.massimodecarlo.it
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