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fino al 12.VI.2005 | L’estasi delle cose | Milano, Spazio Oberdan / Cinisello Balsamo, Museo di Fotografia Contemporanea

di - 12 Aprile 2005

Il Novecento si è davvero concluso. Lo dimostrano i diversi tentativi di storicizzazione del secolo operati nei campi più disparati. Se dieci anni fa qualcuno, in Italia, avesse proposto la realizzazione di una mostra dedicata alle “cose”, alla produzione industriale, ai procedimenti di invenzione, alla produzione in serie, alla comunicazione in quanto tale -senza le declinazioni più marcatamente politico-ideologiche di movimenti come il Mac, o delle aggressioni pubblicitarie rotelliane- probabilmente i sorrisi di scherno sarebbero stati molti. Oggi no. Le iniziative realizzate in questo senso proliferano e piacciono. E non ad un pubblico raffinato e feticista, bensì a quello vasto e “televisizzato”, che l’arte contemporanea vorrebbe tanto raggiungere. Perché l’oggetto d’uso, nella sua quotidianità, permette a chiunque di riconoscersi: l’anziano sospirando ricorda la sua prima lambretta e il primo bacio, mentre il giovane intellettuale può chiedersi perché mai non sia nato cinquant’anni prima.
Ma la domanda più importante riguarda il nostro cambiamento. E’ mutato il rapporto di acquisto, fruizione e consumo degli oggetti (e dimentichiamoci la bufala Anni Novanta della cosa come status symbol, assolutamente inattuale, in quanto oggi lo status è il possesso effimero), caratterizzato da una certa “sbadatezza”, che ha trasformato lo shopping in un passatempo, invece che un diversivo. E l’industria si scrolla di dosso ogni demonizzazione, per essere l’incarnazione felice di un miracolo economico che tarda a venire. Queste sono solo alcune delle numerose considerazioni che la mostra L’estasi delle cose, presso lo spazio Oberdan di Milano, può suscitare. Evento realizzato in concomitanza con L’estasi delle cose. Nell’arte, esposizione concepita per il debutto del nuovo Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, e formata da una serie di scatti che indagano il medesimo tema (surrealisti, dadaisti, Bauhaus, ma anche contemporanei come Ghirri, Fischli e Weiss, Tillmans). La mostra milanese, che presenta un allestimento discutibile (estremamente decorativo, ma poco funzionale al racconto espositivo, anche a causa di un notevole affollamento di opere su superfici limitate), si articola in numerose sezioni, argomentate con titoli diversi. Ogni sezione analizza l’impiego degli oggetti in disparate situazioni: nel gioco dei bambini, in cucina, nell’universo femminile, secondo il progetto curatoriale di Urs Stahel e Thomas Seelig, direttamente dal Fotomuseum Winterthur. Progetto che ci rimanda, irrimediabilmente, alla constatazione di una grossa confusione nell’operare ripartizioni tra arte-fotografia-design, oltre che ad una certa vocazione milanese prettamente (post)industriale che continua ad ostacolare la realizzazione di un museo d’arte contemporanea per la città.

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L’estasi delle cose – a cura di Urs Stahel e Thomas Seelig – Spazio Oberdan – Viale Vittorio Veneto 12, Milano (MM Porta Venezia) – 0277406300 – www.provincia.milano.it/cultura / Museo di Fotografia Contemporanea, Villa Ghirlanda – Via Frova 10, Cinisello Balsamo – 026605661 – www.museofotografiacontemporanea.org

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